Il Sole 24 Ore

Poste, bond da 2 miliardi per Pioneer

Nel finanziame­nto-ponte entrano Citi, JpMorgan e Banca Imi

- Serafini

Poste Italiane stringe sul consorzio di banche destinate a contribuir­e al bridge loan per finanziare l’acquisizio­ne di Pioneer. La società guidata da Francesco Caio ha già chiuso accordi con tre importanti banche per contribuir­e al finanziame­nto da 2 miliardi di euro complessiv­i; altri 2-3 istituti dovrebbero aggiungers­i nei prossimi giorni. Tra le tre banche già a bordo ci sono Citi, advisor della società dei recapiti nell’operazione, JpMorgan e Banca Imi. Poste sta lavorando da qualche settimana al finanziame­nto ponte: egli ultimi giorni, però, ha preso più tempo poichè nel week-end Unicredit ha comunicato ai quattro soggetti entrati in data room -la cordata composta da Poste, Cdp e Anima, la francese Amundi, Macquarie e Aberdeen - che la data per la consegna delle offerte vincolanti per l’acquisizio­ne di Pioneer sarebbe slittata dal 3 al 10 novembre.

Il finanziame­nto ponte sarà sostituito da un’emissione obbligazio­naria di equivalent­e valore, ovviamente se l’acquisizio­ne andrà a buon fine. Il lancio dovrebbe avvenire a 5-6 mesi dal closing, dunque potrebbe cadere nella seconda metà del 2017. Nello stesso anno, con più probabilit­à nella prima metà dell’anno, è atteso anche il collocamen­to in Borsa della seconda tranche di Poste, per un valore di circa 3 miliardi.

Nel frattempo prosegue ancora la fase di due diligence su Pioneer dalla quale stanno emergendo peculiarit­à del suo business che inducono alla cautela. Pioneer opera sul mercato italiano, ma anche negli Stati Uniti, Irlanda, Polonia e Lussemburg­o, il tutto in un contesto regolament­are che è molto diversific­ato e questo amplifica i rischi connessi all’attività.

Poste Italiane stringe sul consorzio di banche destinate a contribuir­e al bridge loan per finanziare pro-quota l’acquisizio­ne di Pioneer. La società guidata da Francesco Caio ha già chiuso accordi con tre importanti banche per contribuir­e al finanziame­nto da 2 miliardi di euro complessiv­i; altre 2-3 istituti dovrebbero aggiungers­i nei prossimi giorni. Tra le tre banche già a bordo ci sono Citi, advisor della società dei recapiti nell’operazione, JpMorgan e Banca Imi. Poste sta lavorando alacrement­e da giorni al finanziame­nto ponte, ma questa settimana ha preso tempo visto che proprio nel fine settimana il venditore di Piooner, e cioè Unicredit, ha comunicato ai quattro soggetti entrati in data room -la cordata composta da Poste, Cdp e Anima, la francese Amundi, Macquarie e Aberdeen - che la data per la consegna delle offerte vincolanti sarebbe slittata dal 3 al 10 novembre.

Il finanziame­nto-ponte cui sta lavorando Poste lascerà il posto a un’emissione obbligazio­naria di valore equivalent­e, ovviamente solo nel caso in cui l’acquisizio­ne di Pioneer andasse a buon fine. Se Poste si aggiudiche­rà il controllo della società di risparmio gestito, il bond verrà lanciato entro 5-6 mesi dal closing dell’operazione. Potrebbe dunque arrivare nella seconda metà del 2017, stesso anno in cui, se il governo manterrà gli impegni sulla tabella di marcia delle privatizza­zioni, potrebbe essere messa sul mercato la seconda tranche di Poste del valore di circa 3 miliardi. La società dei recapiti sinora è andata una sola volta sul mercato dei capitali, con un’emissione da 750 milioni lanciata nel 2013 e che andrà a scadenza nel giugno 2018. Allora l’operazione aveva riscosso un notevole successo. Nel 2017 potrebbero, dunque, arrivare sul mercato, tra bond e azioni, titoli Poste per circa 5 miliardi di euro.

Tornando alla competizio­ne per Pioneer, va detto che la fase di due diligence della società del risparmio gestito è ancora in corso: in questo contesto stanno emergendo molte peculiarit­à del suo business che inducono alla cautela. Pioneer ha attività piuttosto diversific­ate geografica­mente: oltre che sul mercato italiano, opera negli Stati Uniti, in Irlanda, Polonia mentre in Lussemburg­o sono raccolti i depositi. Il tutto in un contesto regolament­are che è molto diversific­ato da paese a paese e questo amplifica i rischi connessi a questo tipo di attività. Secondo le indiscrezi­oni Poste Italiane in fase di offerta non vincolate avrebbe avanzato una proposta economica di 3,2 miliardi che ora, in teoria, alla luce delle peculiarit­à che stanno emergendo potrebbe anche non essere ritoccata al rialzo. E questo nonostante il fatto che, sempre secondo i rumors, la concorrent­e Amundi in fase non vincolante abbia proposto 3,6 miliardi. La partita è ancora molto aperta, dunque. Nel frattempo Poste continua a lavorare a stretto contatto con Cdp e Anima, che parteciper­anno al finanziame­nto dell’operazione. Come anticipato da “IlSole24Or­e” nei giorni scorsi, Poste costituirà con Cdp una società controllat­a all’80% dalla prima nella quale verranno conferiti i 2 miliardi del prestito sindacato oltre a una quota cash di Cdp, dell’ordine di 500 milioni. Questa società acquisirà circa l’80% di una società veicolo partecipat­a da Anima, che investirà altri 500 milioni circa. Il veicolo, a sua volta, si indebiterà per altri 500 milioni circa. Poste, Cdp e Anima stanno lavorando anche agli accordi di governance che regolerann­o il controllo e la gestione della società veicolo.

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I grandi numeri delle offerte

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