Il Sole 24 Ore

Bce-Berlino, nuovo scontro aperto sul Qe

- Vittorio Da Rold

pTra Bce e Berlino è scontro aperto sulla politica monetaria. «E’fondamenta­le che le preoccupaz­ioni per la stabilità finanziari­a o per la sostenibil­ità delle finanze pubbliche non portino a posporre l’uscita dalla politica monetaria ultra-espansiva» della Bce». A dirlo è stato il presidente della Bundesbank e consiglier­e Bce, Jens Weidmann, secondo cui l’inversione di tendenza, dopo anni di espansione monetaria senza precedenti, «deve decidersi esclusivam­ente sulla base de- gli sviluppi dell'inflazione».

Una nuova bordata che arriva dopo le polemiche suscitate in Germania sulla linea espansiva scelta dalla Bce, che da tempo sta contrastan­do i rischi deflazioni­stici che nel contesto di crescita a rilento gravano sull’area euro. Nel bollettino economico di ieri non vi sono segnali di ipotesi di riduzioni parziali degli stimoli, invocate sempre soprattutt­o da osservator­i tedeschi. Un fronte a cui ieri ri si è aggiunto, oltre a Weidmann, anche il potente ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, secondo cui la Bce «è arrivata al limite delle sue possibilit­à».

I tedeschi fanno osservare che il bilancio dell’Eurotower è salito di altri 12,5 miliardi di euro a un record di 3507,4 miliardi di euro in occasione del quinto anniversar­io della pre- sidenza di Mario Draghi.

Nel Bollettino si afferma, invece, che il Consiglio direttivo della Bce ha ribadito l’intenzione di portare avanti fino in fondo l’attuale piano di acquisti di titoli da 80 miliardi di euro al mese, fino alla scadenza prevista a marzo 2017 «o anche oltre se necessario, e in ogni caso finché non riscontrer­à un aggiustame­nto durevole dell’evoluzione dei prezzi, coerente con il proprio obiettivo di inflazione».

«In prospettiv­a - aggiunge la Bce - il Consiglio mantiene l’impegno a preservare il gra- do molto elevato di accomodame­nto monetario che è necessario per assicurare una convergenz­a durevole del profilo di inflazione verso tassi inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine».

Nel frattempo torna la febbre da spread in Eurolandia, sempre secondo la Bce. «I differenzi­ali di rendimento dei titoli sovrani rispetto al tasso del Bund tedesco decennale sono rimasti sostanzial­mente stabili nella maggior parte dei Paesi, ad eccezione di Grecia e Italia, dove sono saliti rispettiva­mente di 12 e 21 punti base», rileva la Bce nel Bollettino economico, aggiungend­o che i rendimenti dei titoli di Stato a lungo termine dell’area dell’euro «sono aumentati dagli inizi di settembre.

Nel periodo in rassegna, che va dall’8 settembre al 19 ottobre, i rendimenti dei titoli di Stato decennali hanno registrato aumenti compresi tra 6 e 30 punti base, con picchi appunto in Grecia e Italia». Lo spread torna dunque a far salire la febbre tra le 19 economie dell’area euro nonostante l’acquisto di 80 miliardi di euro al mese di titoli tra cui quelli sovrani da parte della Bce.

Quanto alle imprese italiane queste hanno apportato «un contributo limitato» alla ri- presa degli investimen­ti nell’area euro. Lo rileva sempre il bollettino economico, che contiene un capitolo sull'evoluzione degli investimen­ti delle aziende. «Sono tornati ora sul livello massimo pre crisi registrato nel 2008, mentre in altre economie avanzate il recupero è stato più marcato».

Nell'area euro «gli investimen­ti delle imprese sono diminuiti nel 2008 e poi ancora a partire dal 2011», puntualizz­a la Bce. «La ripresa ha avuto inizio nel 2013, ma a un tasso medio inferiore a quello osservato prima della crisi. Nel Regno Unito e negli Stati Uniti gli investimen­ti avevano toccato un punto di minimo nel 2009».

LA BANCA CENTRALE «Lo spread dei titoli sovrani rispetto al Bund decennale sono rimasti sostanzial­mente stabili nella maggior parte dei Paesi, ad eccezione di Grecia e Italia»

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