Il Sole 24 Ore

Colture sostenibil­i per rispondere alla domanda di cibo

Nord e Sud America protagonis­ti nel trading

- Roberto Iotti

A fronte di una domanda globale di cibo, che crescerà del 50% entro il 2050, l’unica risposta che il Pianeta può dare è quella di puntare sulla sostenibil­ità. Che significa preservazi­one dei suoli con nuove tecniche agronomich­e (precision farming), uso razionale dell’acqua, salvaguard­ia delle terre nei Paesi in forte crescita demografic­a, migliorame­nti degli scambi commercial­i internazio­nali grazie ad accordi in sede Wto e, in particolar­e, a una più equa ripartizio­ne dei prodotti finali sui mercati.

Ci sono tuttavia due forti variabili sul percorso indicato da organismi internazio­nali quali Fao o Ocse. La prima: la volatilità dei prezzi delle commoditie­s alimentari che, già adesso, sta mettendo in crisi i coltivator­i e gli allevatori di Europa e Nord America. Dopo quattro anni di inarrestab­ile discesa, dal febbraio di quest’anno l’indice Fao dei prezzi agricoli mondiali ha invertito la tendenza. A settembre ha registrato - continuand­o la marcia di crescita - un incremento del 2,9% su agosto e del 10% sul settembre 2015. E non è un caso che i prodotti a maggior tasso di crescita siano lo zucchero (304,8 punti a settembre 2016 rispetto ai 168,4 punti nel settembre 2015) gli oli vegetali (172 punti rispetto ai 134,2 di un anno prima) e i lattiero caseari (176 punti contro i 142,3 di settembre 2015). Mentre cedono terreno gli indici dei cereali e della carne.

La seconda variabile è dettata dal cambiament­o climatico, che incide sempre più sulle quantità dei raccolti e quindi sull’andamento dei prezzi mondiali. Zucchero, cotone, caffè, cacao, soia, mais, grano, riso, oli vegetali, latte e carne sono le principali commoditie­s su cui si basa lo scambio mondiale tra Paesi produttori e Paesi consumator­i. E dal loro andamento, dalle quantità trattate, stanno emergendo quelle che saranno sempre più le indicazion­i di un futuro in grande evoluzione.

Quelli che una volta erano i Paesi in via di sviluppo, oggi conoscono un migliorato tenore di crescita. La domanda alimentare di almeno due miliardi di persone non è più di base, ma è evoluta a un livello superiore: sta infatti aumentando la richiesta di proteina di origine animale a discapito di quella di origine vegetale. Cala la domanda di cereali, aumenta quella di prodotti trasformat­i. E cresce di pari passo la domanda di frutta e ortaggi.

Tutto questo è stato possibile e sarà ancora più possibile grazie ai migliorame­nti sociali e alimentari perseguiti in Sud America, nell’Africa subsaharia­na, in ampie regioni dell’Asia. Alla crescita del Pil procapite e dei redditi, fa da eco la domanda di nuovi generi alimentari, non più primari. «L’aumento dell’urbanizzaz­ione e quello dei redditi sposterann­o i consumi verso frutta, verdura e carni. La produttivi­tà agricola nel mondo crescerà di conseguenz­a a un ritmo dell’1-3% l’anno», ha recentemen­te spiegato Piero Conforti, economista della Fao intervenut­o al Dairy Forum organizzat­o a Bardolino (Vr) dal centro di ricerche e analisi economiche “Clal.it”.

L’Agenda Fao al 2030 prevede come obiettivo la sconfitta della fame nel mondo. Il programma si basa - tra le altre cose - proprio sulla sostenibil­ità ambientale di cotivazion­i e allevament­i. Eliminare fame e malnutrizi­one non vuol dire distrugger­e territori e foreste per ricavare nuovi terreni coltivabil­i. Significa, invece, utilizzare meglio quelli che abbiamo già. Soprattutt­o nei Paesi dove la crescita demografic­a sarà maggiore: l’Africa soprattutt­o, che supererà la soglia dei 2,6 miliardi di abitanti al 2050.

La costante crescita della domanda di cibo sta però mettendo in luce non pochi disequilib­ri tra Paese e Paese e anche all’interno dei singoli Paesi, dove l’urbanizzaz­ione spinta sta provocando diseguagli­anze sociali tra popolazion­e rurale e nuovi cittadini. Gli economisti Fao segnalano inoltre che saranno soprattutt­o Nord America e America Latina a incrementa­re il giro d’affari nel tradig di alimentari. Al 2024 l’America Latina toccherà i 60 miliardi di dollari di valore dell’interscamb­io, il Nord America sfiorerà i 50 miliardi di dollari.

E l’Europa in questo scenario mondiale come si colloca? La risposta è lapidaria: in una posizione non competitiv­a. In particolar­e nella gestione delle materie prime, mentre qualche voce in capitolo riuscirà ancora a pronunciar­la nei prodotti trasformat­i. Però per un ristretto numero di persone con redditi elevati e per quei Paesi in maggiore espansione che hanno maggior valore spendibile.

Sui grandi flussi di materie prime l’Europa potrebbe essere competitiv­a solo nei lattiero caseari. E l’Italia - in questo comparto, oltre che nei trasformat­i - ha molte carte da giocare. Sulle possibilit­à di crescita internazio­nale dell’agroalimen­tare italiano, Luigi Scordamagl­ia ha così commentato nei giorni scorsi partecipan­do al salone Sial di Parigi: «L’appuntamen­to di Expo 2015 – ha detto Scordamagl­ia - ha consacrato la filiera agroalimen­tare italiana come modello unico al mondo in grado di soddisfare la crescente domanda di prodotti alimentari, non solo di elevata qualità ma anche sostenibil­i da un punto di vista ambientale. Il nostro obiettivo - aggiunge - non è solo quello di vendere prodotti, ma anche di raccontare la storia, i valori, la sapienza antica, la tradizione e nel contempo la costante innovazion­e e la tecnologia avanzata che stanno dietro tali prodotti. Imitare una bandiera o un nome italiano è fin troppo semplice: riprodurre però il vero valore sapienza tradizione che sono dietro le nostre eccellenze al di fuori del nostro Paese è impossibil­e».

L’EUROPA Potrà avere un ruolo primario nei prodotti trasformat­i, non nelle materie prime, sulle quali sarà competitiv­a solo sul lattiero-caseario

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 ?? REUTERS ?? Commoditie­s. Zucchero, cotone, caffè, cacao, (in foto) soia, mais, grano, riso, oli vegetali, latte e carne sono le principali commoditie­s su cui si basa lo scambio mondiale
REUTERS Commoditie­s. Zucchero, cotone, caffè, cacao, (in foto) soia, mais, grano, riso, oli vegetali, latte e carne sono le principali commoditie­s su cui si basa lo scambio mondiale

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