Vendite sui decennali: spread oltre quota 160
Corrono i salari Usa, Wall Street in calo per il nono giorno
Un’ondata di vendite sui bond “periferici” ha spinto ieri lo spread tra BTp decennali e Bund fino a quota 162, massimo post Brexit. Sterlina ancora in rialzo e Borse nervose: Wall Street in calo per la nona seduta consecutiva dopo l’aumento record dei salari Usa, che avvicina la stretta Fed.
Seduta da chiara avversione al rischio sulle piattaforme finanziarie globali poiché i tre temi caldi sui mercati (presidenziali americane, Brexit e Opec) contengono troppi elementi di incertezza consigliando un dietrofront su asset rifugio a pochi giorni dal bivio Trump-Clinton. Non a caso, segnala Bank of America Merrill Lynch sintetizzando la settimana finanziaria pre-elettorale, per la prima volta nelle ultime diciassette settimane sono tornati a prevalere i flussi in entrata sui titoli di Stato accompagnati da forti riscatti sulle obbligazioni ad alto rendimento e da vendite sull'azionario come non avveniva da un mese e mezzo.
Il ritorno sui governativi, che restano la classe di investimento maggiormente sotto i riflettori sia per l'alzarsi della curva dei rendimenti nella prospettiva di tassi in crescita sia per gli impatti del voto per la Casa Bianca, ha spinto i rendimenti dei Treasury americani sotto l’1,8% e quelli del Bund in area 0,13% mettendo ancor più in evidenza invece l’andamento controcorrente dei BTp. Il decennale italiano ha riportato il rendimento a 1,75% allargando, ai massimi dal referendum inglese di luglio, il differenziale con il pari scadenza tedesco a 162 punti base. «La mia interpretazione di questo – ha detto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan in audizione parlamentare commentando la risalita dello spread dopo trenta mesi di calo – è che c'è una prospettiva opposta a quella che ha generato la discesa negli anni passati: io ho valutato la discesa dello spread in questi trenta mesi come l'apprezzamento, tra le altre cose, per la politica economica. Se questa tendenza viene invertita è perché nel mercato ci sono timori che questa politica economica si interrompa». Il riferimento è all'esito del referendum costituzionale del 4 dicembre e alle sue possibili conseguenze sulla tenuta del governo Renzi primo sostenitore delle modifiche alla Carta: un passaggio delicato che si sta traducendo in debolezza per gli asset «italiani» sia nel senso dei titoli governativi sia nel senso delle azioni bancarie (-8,9% l'indice Ftse Italia Banche nell'ultima settimana). «Il Btp conferma la debolezza endogena che lo caratterizza in questa fase – spiega Rocco Bove, responsabile obbligazionario di Kairos Partners - Nei momenti di propensione al rischio, e quindi con i tassi sui governativi globalmente in salita, non fa eccezione e si comporta come un tasso, ma paradossalmente anche nei momenti di risk-off viene percepito come un asset rischioso e per questo venduto».
La cautela prima delle presidenziali Usa ha neutralizzato anche l'impatto dei positivi dati americani sul mercato del lavoro: il tasso di disoccupazione sceso al 4,9% a ottobre e soprattutto l'incremento dello 0,4% dei salari mensili – numeri che aggiunti alle ultime rilevazioni sulla crescita americana rendono «difficile, se- 7 Risk on e risk off sono due espressioni che indicano due momenti opposti per determinare il trend sui mercati finanziari: quelli dominati dall'ottimismo (risk on) e quelli dal pessimismo (risk off). Nelle fasi di risk off gli investitori cercano protezione e non rendimenti: l'avversione al rischio li induce dunque comprare titoli di Stato sicuri (Usa e tedeschi) anche se i rendimenti sono bassi, a vendere azioni, materie prime e valute ad alto rendimento. condo Keith Wade chief economist di Schroders, trovare motivi per i quali la banca centrale potrebbe evitare una stretta della politica monetaria il 14 dicembre » - hanno fatto risalire solo temporaneamente il dollaro (poi tornato sopra 1,11 per un euro) e permesso un fugace recupero dell’azionario europeo. Tutti i principali indici continentali hanno chiuso comunque in rosso, completando una settimana che ha visto l'Eurostoxx50 cedere complessivamente il 4%, mentre Wall Street, con il - 0,16% di ieri, ha segnato il nono calo consecutivo: è la peggior serie storica dal 1980 a oggi.
In Europa le vendite hanno colpito innanzi tutto Londra (-1,4%) che ha continuato a muoversi in direzione opposta alla sterlina visto che alle apprensioni da voto americano si è aggiunto il punto interrogativo sulla Brexit o quantomeno sul suo calendario. La sterlina, asset britannico più penalizzato dal referendum, ha così recuperato i massimi da oltre un mese sopra 1,25 dollari realizzando la migliore performance settimanale da ottobre 2009 (+3%).
Piazza Affari ha limitato il passivo allo 0,62% - grazie agli acquisti su Snam e Terna, al +4,7% di Tenaris dopo la trimestrale e al buon andamento del lusso – ma non ha potuto evitare una nuova seduta pesante per molti bancari con le eccezioni di Unicredit e Ubi. «Nonostante trimestrali per lo più buone in Europa nel settore bancario e assicurativo e risultati in linea con le attese per Intesa Sanpaolo – osserva Enrico Racioppi, analista bancario di Hammer Partners – si è verificata una rotazione delle posizioni rispetto all'ultimo periodo che ha penalizzato il settore. Con le elezioni Usa imminenti tutte le scommesse sono off». Compresa quella sul Monte dei Paschi crollata di oltre il 9% mentre gli operatori sono poco convinti sulla reale possibilità che anche gli obbligazionisti senior siano coinvolti nel prossimo rafforzamento patrimoniale dell'istituto.
LE BORSE
LO SPREAD
I SETTORI L’indice Ftse Italia Banche ha ceduto l’8,9% nell'ultima settimana: proseguono le vendite dopo i rialzi di ottobre