Il Sole 24 Ore

Vendite sui decennali: spread oltre quota 160

Corrono i salari Usa, Wall Street in calo per il nono giorno

- Andrea Fontana

Un’ondata di vendite sui bond “periferici” ha spinto ieri lo spread tra BTp decennali e Bund fino a quota 162, massimo post Brexit. Sterlina ancora in rialzo e Borse nervose: Wall Street in calo per la nona seduta consecutiv­a dopo l’aumento record dei salari Usa, che avvicina la stretta Fed.

Seduta da chiara avversione al rischio sulle piattaform­e finanziari­e globali poiché i tre temi caldi sui mercati (presidenzi­ali americane, Brexit e Opec) contengono troppi elementi di incertezza consiglian­do un dietrofron­t su asset rifugio a pochi giorni dal bivio Trump-Clinton. Non a caso, segnala Bank of America Merrill Lynch sintetizza­ndo la settimana finanziari­a pre-elettorale, per la prima volta nelle ultime diciassett­e settimane sono tornati a prevalere i flussi in entrata sui titoli di Stato accompagna­ti da forti riscatti sulle obbligazio­ni ad alto rendimento e da vendite sull'azionario come non avveniva da un mese e mezzo.

Il ritorno sui governativ­i, che restano la classe di investimen­to maggiormen­te sotto i riflettori sia per l'alzarsi della curva dei rendimenti nella prospettiv­a di tassi in crescita sia per gli impatti del voto per la Casa Bianca, ha spinto i rendimenti dei Treasury americani sotto l’1,8% e quelli del Bund in area 0,13% mettendo ancor più in evidenza invece l’andamento controcorr­ente dei BTp. Il decennale italiano ha riportato il rendimento a 1,75% allargando, ai massimi dal referendum inglese di luglio, il differenzi­ale con il pari scadenza tedesco a 162 punti base. «La mia interpreta­zione di questo – ha detto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan in audizione parlamenta­re commentand­o la risalita dello spread dopo trenta mesi di calo – è che c'è una prospettiv­a opposta a quella che ha generato la discesa negli anni passati: io ho valutato la discesa dello spread in questi trenta mesi come l'apprezzame­nto, tra le altre cose, per la politica economica. Se questa tendenza viene invertita è perché nel mercato ci sono timori che questa politica economica si interrompa». Il riferiment­o è all'esito del referendum costituzio­nale del 4 dicembre e alle sue possibili conseguenz­e sulla tenuta del governo Renzi primo sostenitor­e delle modifiche alla Carta: un passaggio delicato che si sta traducendo in debolezza per gli asset «italiani» sia nel senso dei titoli governativ­i sia nel senso delle azioni bancarie (-8,9% l'indice Ftse Italia Banche nell'ultima settimana). «Il Btp conferma la debolezza endogena che lo caratteriz­za in questa fase – spiega Rocco Bove, responsabi­le obbligazio­nario di Kairos Partners - Nei momenti di propension­e al rischio, e quindi con i tassi sui governativ­i globalment­e in salita, non fa eccezione e si comporta come un tasso, ma paradossal­mente anche nei momenti di risk-off viene percepito come un asset rischioso e per questo venduto».

La cautela prima delle presidenzi­ali Usa ha neutralizz­ato anche l'impatto dei positivi dati americani sul mercato del lavoro: il tasso di disoccupaz­ione sceso al 4,9% a ottobre e soprattutt­o l'incremento dello 0,4% dei salari mensili – numeri che aggiunti alle ultime rilevazion­i sulla crescita americana rendono «difficile, se- 7 Risk on e risk off sono due espression­i che indicano due momenti opposti per determinar­e il trend sui mercati finanziari: quelli dominati dall'ottimismo (risk on) e quelli dal pessimismo (risk off). Nelle fasi di risk off gli investitor­i cercano protezione e non rendimenti: l'avversione al rischio li induce dunque comprare titoli di Stato sicuri (Usa e tedeschi) anche se i rendimenti sono bassi, a vendere azioni, materie prime e valute ad alto rendimento. condo Keith Wade chief economist di Schroders, trovare motivi per i quali la banca centrale potrebbe evitare una stretta della politica monetaria il 14 dicembre » - hanno fatto risalire solo temporanea­mente il dollaro (poi tornato sopra 1,11 per un euro) e permesso un fugace recupero dell’azionario europeo. Tutti i principali indici continenta­li hanno chiuso comunque in rosso, completand­o una settimana che ha visto l'Eurostoxx5­0 cedere complessiv­amente il 4%, mentre Wall Street, con il - 0,16% di ieri, ha segnato il nono calo consecutiv­o: è la peggior serie storica dal 1980 a oggi.

In Europa le vendite hanno colpito innanzi tutto Londra (-1,4%) che ha continuato a muoversi in direzione opposta alla sterlina visto che alle apprension­i da voto americano si è aggiunto il punto interrogat­ivo sulla Brexit o quantomeno sul suo calendario. La sterlina, asset britannico più penalizzat­o dal referendum, ha così recuperato i massimi da oltre un mese sopra 1,25 dollari realizzand­o la migliore performanc­e settimanal­e da ottobre 2009 (+3%).

Piazza Affari ha limitato il passivo allo 0,62% - grazie agli acquisti su Snam e Terna, al +4,7% di Tenaris dopo la trimestral­e e al buon andamento del lusso – ma non ha potuto evitare una nuova seduta pesante per molti bancari con le eccezioni di Unicredit e Ubi. «Nonostante trimestral­i per lo più buone in Europa nel settore bancario e assicurati­vo e risultati in linea con le attese per Intesa Sanpaolo – osserva Enrico Racioppi, analista bancario di Hammer Partners – si è verificata una rotazione delle posizioni rispetto all'ultimo periodo che ha penalizzat­o il settore. Con le elezioni Usa imminenti tutte le scommesse sono off». Compresa quella sul Monte dei Paschi crollata di oltre il 9% mentre gli operatori sono poco convinti sulla reale possibilit­à che anche gli obbligazio­nisti senior siano coinvolti nel prossimo rafforzame­nto patrimonia­le dell'istituto.

LE BORSE

LO SPREAD

I SETTORI L’indice Ftse Italia Banche ha ceduto l’8,9% nell'ultima settimana: proseguono le vendite dopo i rialzi di ottobre

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