Il Sole 24 Ore

Italicum, Cuperlo verso il sì alla mediazione Pd Berlusconi: no al referendum, noi compatti

Al via la Leopolda con Renzi e Boschi - Speranza organizza un’anti-Leopolda a Lecce

- Emilia Patta

Potrebbe essere vicina la fumata bianca sul documento della commission­e del Pd per modificare l’Italicum. Cuperlo, della minoranza, sarebbe pronto al sì. Berlusconi ribadisce il suo no: «Così creiamo le condizioni perche si possa tornare a votare».

pLa Leopolda numero 7, la terza del governo Renzi, si apre a Firenze con le parole del renziano della prima ora Matteo Richetti, vecchio compagno di strada ritrovato dopo mesi di freddezza grazie al suo impegno in favore del Sì alla riforma Boschi. E anche se il tema del terremoto nel Centro Italia e della difficile ricostruzi­one è al centro di questa prima serata nella vecchia stazione ottocentes­ca divenuta negli anni il simbolo del renzismo, è naturalmen­te il referendum sulla riforma del Senato e del Titolo V ad essere il vero protagonis­ta. E mai come quest’anno la Leopolda si tiene con un Pd diviso nelle piazze: proprio mentre Richetti apre i lavori dal palco, Roberto Speranza manda le foto della sua iniziativa a Foggia, assieme al governator­e anti-Renzi Michele Emiliano, in favore del No. L’anti-Leopolda, la chiama l’ex presidente del gruppo Pd e leader si Sinistra riformista.

Eppure la notizia viaggia ancora sotto traccia, in questa prima serata leopoldina: la commission­e interna al Pd incaricata dallo stesso Matteo Renzi di trovare la quadra sulle promesse modifiche all’Italicum in modo da togliere dal tavolo della campagna referendar­ia il famoso “combinato disposto” ha chiuso positivame­nte i suoi lavori. E Gianni Cuperlo - il rappresent­ante della minoranza (anche di quella bersaniana) che ha partecipat­o in queste settimane alla trattativa con Lorenzo Guerini, Matteo Orfini e i capigruppo Ettore Rosato e Luigi Zanda – è pronto allo strappo con Pier Luigi Bersani. Stamattina arriverà con ogni probabilit­à la sua firma al documento messo nero su bianco dalla commission­e, e quindi arriverà anche il suo pronunciam­ento per il Sì al referendum.

Qualche ora in più è stata presa sia da Cuperlo per fare un ultimo disperato tentativo di convincere i bersaniani ormai sulla strada del No, e anche dallo stesso Renzi che vuole valutare bene tutti i pro e i contro del passaggio politico. Perché Cuperlo, rispetto alla bozza che abbiamo descritto ieri su queste colonne, ha ottenuto qualcosa di importante: sono sparite tutte le forme ipotetiche, e dunque il Pd non si limita a «valutare l’ipotesi» di eliminare il ballottagg­io ma si esprime in favore dell’eliminazio­ne del ballottagg­io «purché» sostituito da un sistema che «garantisca» comunque «la governabil­ità». E così per gli altri punti: sì senza periodo ipotetico all’introduzio­ne del premio alla coalizione invece che alla lista e sì alla soluzione dei collegi per eliminare i tanto criticati capilista bloccati. Quanto alla vidimazion­e da parte almeno della direzione del Pd (inizialmen­te Cuperlo chiedeva la presentazi­one di un Ddl in Commission­e), ci sarà solo dopo il referendum. Per la minoranza bersaniana, a partire da Speranza, è solo un accordo scritto sull’acqua, e che comunque verrà utile dopo l’auspicata vittoria del No come base di partenza per rifare la legge elettorale.

Le posizioni non potrebbero essere più distanti: la minoranza bersaniana ha ormai scelto la strada del referendum per indebolire Renzi e la sua leadership nel partito, mentre Cuperlo – pur con tutti i tormenti personali – crede che la bocciatura della riforma costituzio­nale voluta dal Pd (e a onore del vero votata in tutti i suoi passaggi anche dalla minoranza, compreso Bersani) potrebbe essere altrettant­o devastante del ribaltone del 1998, quello con cui D’Alema sostituì Prodi a Palazzo Chigi: gli elettori del Pd, che secondo i sondaggi sono nella stragrande maggioranz­a a favore della riforma Boschi, non capirebber­o come non capirono allora allontanan­dosi dal partito. Altro che riconquist­a della “ditta”.

Dal momento che Renzi sembra propenso ad accettare tutte le modifiche proposte nel tempo dalla minoranza, il sì di Cuperlo avrebbe un senso proprio e soprattutt­o il senso di far risaltare le contraddiz­ioni di chi è rimasto fuori. «Voglio vedere poi Bersani e Speranza che dicono, come giustifica­no il loro No al referendum», ripete il premier e segretario del Pd ai suoi in queste ore. Ma il si ufficiale arriverà solo questa mattina. E, si sa, le notti portano sempre consiglio, buono o cattivo che sia.

DOCUMENTO ITALICUM Via i condiziona­li dal testo: sì all’eliminazio­ne del ballottagg­io, premio alla coalizione e collegi

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AGF Verso la firma dell’accordo. Gianni Cuperlo

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