Intesa: utili a 2, 3 miliardi, allo studio un piano Npl
Mix di azioni per riportare le sofferenze ai livelli 2011 in due anni
«Per Intesa Sanpaolo la riduzione degli Npl deve essere una priorità, ma non siamo sotto pressione per realizzare dismissioni forzate» ha detto l’ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina nel giorno della presentazione dei risultati. L’utile netto dell’istituto nei 9mesi si attesta a 2,3 miliardi.
N ei primi nove mesi del 2016 il flusso in ingresso dei crediti deteriorati è stato il più basso dalla nascita di Intesa Sanpaolo e le coperture sono salite al 48%, ciononostante gli Npl restano la priorità del gruppo guidato da Carlo Messina. Che ieri, insieme ai conti, ha annunciato il varo di un piano di azioni manageriali ad hoc per lo smaltimento delle sofferenze, con l’obiettivo di portare lo stock ai livelli pre-crisi del 2011.
La qualità del credito è anche una priorità per la Vigilanza, e anche se «non c’è alcuna pressione» d è probabile che il messaggio sia stato recepito con soddisfazione dal team ispettivo della Bce, presente al consiglio di Intesa Sanpaolo. E poi, anche dal punto di vista della redditività non c’è scelta: i tassi bassi comprimono il margine d’interesse, le commissioni non sono una leva infinita e con lo spread al rialzo il trading potrebbe riservare qualche problema a un gruppo che ha in pancia 90 miliardi di BTp, e così nel confermare il massimo impegno per i 4 miliardi di dividendi 2017 Messina ha spiegato che «l’unico modo per garantirli è attraverso le rettifiche», cioè in una riduzione degli accantonamenti.
pMa mio gestito, ma i 155 miliardi di raccolta amministrata, la raccolta diretta in aumento e una penetrazione dei prodotti di Wealth Management relativamente bassa supportano un’ ulteriore crescita sostenibile». Tra gli altri dati significativi presentati ieri agli analisti, in una giornata complicata in Borsa che ha visto il titolo in flessione dell’1,45% a 2,07 euro, un cost/income al 49,9%,e un Cet1 ratio al 13%, con un buffer di 350 punti base sulla soglia Srep, 34 milia rdi di nuovi crediti a mediolungo termine.
Brexit e salvataggi
E ora? L’attenzione, ovviamente, resta sulla volatilità dei mercati, dove le banche restano particolarmente esposte e il referendum del 4 dicembre una data-chiave. Sulla quale, però, Messina ieri ha provato a raffreddare gli animi: «Non è la Brexit, non vedo rischi sistemici».
Sempre per quanto riguarda i rischi, ce n’è un altro che aleggia sulla banca, quello di dover partecipare a nuove operazioni di salvataggio di banche in difficoltà. In estate dopo l’adesione al braccio volontario del Fondo interbancario, il cda ha assunto una delibera di stop loss, delegando nei fatti il ceo a respingere ogni ulteriore proposta di partecipazione a iniziative onerose a beneficio del comparto. Tuttavia, c’è un’altra partita aperta che incombe, ed è la cessione delle quattro good banks, dove Ubi sembra sempre più vicina; in quel caso, al Fondo risoluzione saranno richiesti almeno altri 1,8 miliardi, con la fetta maggiore a carico di Intesa: «Se me lo impone la legge, devo pagare», ha detto Messina. Specificando però che «eventuali esborsi non mettono a rischio il dividendo» e ricordando che non sono ancora esclusi pagamenti rateali dei contributiribu aggiuntivi.
Il conto economico dei 9 mesi
I NUMERI DEL GRUPPO
IN BORSA
2,002
2,006