Il Sole 24 Ore

Economia sempre più a rischio

ALLARME FMI SU DEBITO SOCIETARIO E DEFICIT CORRENTE

- Vittorio Da Rold pagina 9

«L’economia turca ha resistito a diversi shock. Tuttavia, una maggiore incertezza politica, un forte calo dei ricavi del turismo e un alto livello di debito societario sono tutti elementi che pretendono un pegno». Così il Fondo monetario internazio­nale nella consueta revisione del Paese secondo le procedure dell’articolo IV pubblicate proprio ieri a Washington.

«L’attuale politica monetaria bilancia la necessità di contenere l’inflazione, che resta ancora al di sopra dell’obiettivo prefissato, sullo sfondo di un rallentame­nto dell’economia. Le condizioni esterne favorevoli hanno aiutato finora, ma il fabbisogno di finanziame­nti esterni rimane grande e limita lo spazio di manovre fiscali. Tuttavia, alcuni allentamen­ti fiscali sono necessari per sostenere l'economia ma le misure macroprude­nziali dovrebbero essere rafforzate per ridurre il rischio di cambio», sintetizza l’Fmi che teme colpi di coda proprio sul fronte valutario dove non a caso ieri la lira ha toccato il record negativo superando i minimi anche all’indomani del fallito colpo di stato del 15 luglio. A fine seduta, la valuta turca ieri era in calo a 3,1682 contro il dollaro. La lira aveva già perso terreno nelle ultime settimane per i timori sulle prospettiv­e di crescita economica e di instabilit­à politica, soprattutt­o dopo che il Governo è passato all'offensiva per concretizz­are il progetto di riforma istituzion­ale che mira a rafforzare i poteri del presidente Recep Tayyip Erdogan.La lira turca si è svalutata «quasi senza interruzio­ne» negli ultimi mesi, sottolinea Ozgur Altug, economista della Bgc partners, che vede come prossima soglia critica il livello di 3,2 per un dollaro. «Ci troviamo in una terra sconosciut­a, di conseguenz­a è difficile capire quando l’emorragia della lira turca si fermerà», aggiunge l'economista.

A vendere sono mani turche e investitor­i stranieri che decidono di disinvesti­re. Il Fmi stima che la crescita della Pil dovrebbe diminuire al 2,9% nel 2016, a causa della debole fiducia delle imprese e gli shock interni ed esterni negativi. Il tasso di disoccupaz­ione è elevato e in crescita. «Preoccupa anche la dimensione del credito che ha rallentato in modo significat­ivo», spiega sempre il Fondo. L'incertezza è aumentata a causa di tensioni geopolitic­he, così come il fallito tentativo di colpo di stato e le sue conseguenz­e.

«L’aumento del salario mi- nimo del 30% e le aspettativ­e troppe ambiziose sono suscettibi­li di mantenere l'inflazione a circa l'8 % nel 2016 e nel 2017», spiega cauto il Fondo monetario .

Ma a preoccupar­e gli economisti di Washington sono l'effetto della riduzione dei prezzi dell’energia che è stato ampiamente compensato dalla stagione turistica molto debole (Ankara ha perso 8 miliardi di dollari nel trimestre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) e il deficit delle partite correnti proiettato al 4,5 per cento del Pil nel 2016. La posizione esterna dell’economia rimane debole rispetto al livello corrente e rispetto ai fondamenta­li di medio termine. «Il disavanzo delle partite correnti dovrebbe ampliarsi nel 2017, a causa dei prezzi del petrolio più elevati e un deficit fiscale più ampio», conclude il Fmi nelle sue raccomanda­zioni non proprio lusinghier­e. Insomma Erdogan potrebbe essere punito dai mercati e dal primo rialzo dei tassi della Federal Reserve.

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