Economia sempre più a rischio
ALLARME FMI SU DEBITO SOCIETARIO E DEFICIT CORRENTE
«L’economia turca ha resistito a diversi shock. Tuttavia, una maggiore incertezza politica, un forte calo dei ricavi del turismo e un alto livello di debito societario sono tutti elementi che pretendono un pegno». Così il Fondo monetario internazionale nella consueta revisione del Paese secondo le procedure dell’articolo IV pubblicate proprio ieri a Washington.
«L’attuale politica monetaria bilancia la necessità di contenere l’inflazione, che resta ancora al di sopra dell’obiettivo prefissato, sullo sfondo di un rallentamento dell’economia. Le condizioni esterne favorevoli hanno aiutato finora, ma il fabbisogno di finanziamenti esterni rimane grande e limita lo spazio di manovre fiscali. Tuttavia, alcuni allentamenti fiscali sono necessari per sostenere l'economia ma le misure macroprudenziali dovrebbero essere rafforzate per ridurre il rischio di cambio», sintetizza l’Fmi che teme colpi di coda proprio sul fronte valutario dove non a caso ieri la lira ha toccato il record negativo superando i minimi anche all’indomani del fallito colpo di stato del 15 luglio. A fine seduta, la valuta turca ieri era in calo a 3,1682 contro il dollaro. La lira aveva già perso terreno nelle ultime settimane per i timori sulle prospettive di crescita economica e di instabilità politica, soprattutto dopo che il Governo è passato all'offensiva per concretizzare il progetto di riforma istituzionale che mira a rafforzare i poteri del presidente Recep Tayyip Erdogan.La lira turca si è svalutata «quasi senza interruzione» negli ultimi mesi, sottolinea Ozgur Altug, economista della Bgc partners, che vede come prossima soglia critica il livello di 3,2 per un dollaro. «Ci troviamo in una terra sconosciuta, di conseguenza è difficile capire quando l’emorragia della lira turca si fermerà», aggiunge l'economista.
A vendere sono mani turche e investitori stranieri che decidono di disinvestire. Il Fmi stima che la crescita della Pil dovrebbe diminuire al 2,9% nel 2016, a causa della debole fiducia delle imprese e gli shock interni ed esterni negativi. Il tasso di disoccupazione è elevato e in crescita. «Preoccupa anche la dimensione del credito che ha rallentato in modo significativo», spiega sempre il Fondo. L'incertezza è aumentata a causa di tensioni geopolitiche, così come il fallito tentativo di colpo di stato e le sue conseguenze.
«L’aumento del salario mi- nimo del 30% e le aspettative troppe ambiziose sono suscettibili di mantenere l'inflazione a circa l'8 % nel 2016 e nel 2017», spiega cauto il Fondo monetario .
Ma a preoccupare gli economisti di Washington sono l'effetto della riduzione dei prezzi dell’energia che è stato ampiamente compensato dalla stagione turistica molto debole (Ankara ha perso 8 miliardi di dollari nel trimestre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) e il deficit delle partite correnti proiettato al 4,5 per cento del Pil nel 2016. La posizione esterna dell’economia rimane debole rispetto al livello corrente e rispetto ai fondamentali di medio termine. «Il disavanzo delle partite correnti dovrebbe ampliarsi nel 2017, a causa dei prezzi del petrolio più elevati e un deficit fiscale più ampio», conclude il Fmi nelle sue raccomandazioni non proprio lusinghiere. Insomma Erdogan potrebbe essere punito dai mercati e dal primo rialzo dei tassi della Federal Reserve.