I redditi Usa accelerano ai massimi dal 2009
I dati positivi sull’occupazione confermano la ripresa, ma non è chiaro quanto potranno aiutare Clinton
L’economia americana alla vigilia delle elezioni presidenziali offre nuove dimostrazioni di ripresa, creando 161mila posti di lavoro in ottobre e soprattutto portando in dote il più significativo aumento dei salari dalla recessione. I compensi orari sono aumentati dello 0,4% a 25,92 dollari rispetto al mese precedente e del 2,8% nell’ultimo anno, il guadagno maggiore dal giugno 2009.
I dati positivi difficilmente renderanno meno combattuta la battaglia alle urne: le disparità di condizioni economiche e opportunità tra le diverse regioni del Paese e la continua crisi dei ceti medi mantiene elevato il disagio di ampie fasce dell’elettorato e imprevedibile il loro voto. L’esempio arriva dai grandi stati al centro dello scontro: il tasso di disoccupazione in Florida è ormai da mesi sceso al 4,7%; ma in Pennsylvania rimaneva ancora a settembre di un intero punto superiore, del 5,7 per cento.
I nuovi occupati in ottobre sono stati leggermente al di sotto delle previsioni di 173.000, ma la solidità dell’occupazione ha trovato conferma nella revisione al rialzo di 44mila posti di lavoro per i due mesi precedenti. Il tasso di senza lavoro e’ sceso al 4,9% dal 5% rispettando le previsioni.
Jason Furman, consigliere economico di Barack Obama,ha sottolineato che negli ultimi sei anni le imprese americane hanno ormai creato 15,5 milioni di nuovi posti. E che l’incremento salariale è stato «molto superiore all’inflazione», che rimane sotto il 2 per cento. I salari reali, ha continuato, nell’attuale ciclo economico starebbero marciando al passo più rapido dagli anni Settanta. «È un dato nell’insieme solido», ha commentato a sua volta Mickey Levy, economista di Berenberg, evidenziando che accanto ai salari sono aumentate le ore lavorate dello 0,2 per cento.
Qualche neo nelle statistiche non è mancato: il tasso di parte- cipazione alla forza lavoro è scivolato leggermente, al 62,8% dal 62,9%, anche se sembra essersi stabilizzato appena al di sotto della soglia del 63%, in miglioramento rispetto al 62,5% fatto segnare un anno fa. L’incremento dei compensi, inoltre, potrebbe essere stato in parte gonfiato da particolarità nel calendario di ottobre.
I dati, tuttavia, dovrebbero confortare se non l’elettorato almeno la Federal Reserve, che ha indicato questa settimana di aspettarsi alcune ulteriori dimostrazioni di passi avanti nell’espansione prima di far scattare un rialzo dei tassi di interesse al vertice di metà dicembre. In particolare la performance dei salari dovrebbe segnalare che l’obiettivo di riportare l’inflazione verso il target ideale del 2% è più vicino. «I dati puntano decisamente verso una stretta di normalizzazione della politica monetaria il mese prossimo», aggiunge Levy di Berenberg.
Negli ultimi tre mesi l’aumento medio dei posti di lavoro è stato di 176mila unità, più del doppio degli 80mila che l’amministrazione Obama stima necessari a mantenere stabile il mercato del lavoro. Per il 2016 finora la creazione media mensile di impieghi è stata di 181mila, a sua volta una cifra ritenuta convincente seppure in declino dai 229mila del 2015.
In ottobre il settore privato ha continuato a fare la parte del leone nei nuovi impieghi, ma il pubblico impiego ha a sua volta dato segni di crescita con 19mila nuove assunzioni nette. Gli incrementi occupazionali sono stati diffusi e trainati dai servizi, che hanno generato 142mila nuovi posti. Eccezioni significative al generale ottimismo, che aiutano a spiegare gli umori politici tesi del Paese, sono però giunte dal declino che ha colpito il settore manifatturiero, in particolare il minerario e il retail. L’effetto-elezioni si è oltretutto trasformato in una zavorra almeno temporanea: il 13% delle aziende, stando a sondaggi delle associazioni imprenditoriali, ha rinviato o congelato decisioni di investimento e di assunzioni in attesa dell’esito delle urne e di chiarimenti sui futuri equilibri politici. Tra queste una società su quattro con meno di cento dipendenti, tradizionale motore della nuova occupazione e dell’innovazione nel Paese.
STRETTA PIÙ VICINA I segnali positivi, soprattutto la performance dei salari, rafforzano la possibilità di un rialzo dei tassi da parte della Fed a metà dicembre