Il Sole 24 Ore

In rialzo i Cds: quasi 100 punti di differenza tra Italia e Spagna

- Vito Lops

pCon l’aumento delle tensioni finanziari­e sui titoli di Stato globali dell’ultimo mese, l o spread sta tornando di moda. Questo termine – che in inglese significa differenza e che nel gergo finanziari­o degli ultimi anni in Italia viene per larga parte usato per sintetizza­re la differenza tra il rendimento dei BTp a 10 anni con quello dei Bund tedeschi di pari durata – è indubbiame­nte associato alla paura. Questo perché è ancora fresco il ricordo di fine 2011 e di luglio 2012, quando in entrambe le occasioni lo spread tra Italia e Germania arrivò a 575 punti, il massimo storico. In quella fase ci fu una fuga di capitali dall’Italia con gli investitor­i stranieri che temevano il peggio per i loro investimen­ti, ovvero l’uscita dell’Italia dall’attuale impalcatur­a di regole europee. Oggi siamo molto lontani da quella fase, perché lo spread BTpBund viaggia intorno 160 punti. Un livello comunque elevato se si considera che a inizio anno era sotto i 100 punti e che appena due mesi fa era a 115. La recente, violenta risalita è dovuta al fatto che l’Italia sta pagando l’incertezza sul referendum costituzio­nale del 4 dicembre.

È quindi il caso di tornare a preoccupar­si? Per capirlo, in realtà, non dovremmo più osservare solo lo spread. Fino a quando ci sarà lo scudo protet- tivo della Bce, questo non potrà essere più considerat­o il vero termometro di rischio dell’Italia. Anche se un po’ più “sottili” in questa fase sono più “credibili” (in quanto quotati a mercato aperto e senza la protezione della Bce) i contratti cds, derivati-polizze che coprono chi le acquista dal default del titolo sottostant­e, in questo caso i bond sovrani. Nell’ultimo mese i cds sull’Italia a 10 anni sono saliti a 220 punti, contro i 123 della Spagna e i 42 della Germania. Il termometro dei cds ci indica pertanto che i mercati, attraverso lo strumento alternativ­o dei cds, alzano lo spread ItaliaGerm­ania a 178 punti e quello Italia-Spagna a 97 punti dai 48 decretati dal mercato dei titoli di Stato (BTp 1,74% contro Bonos 1,26%). Letto al contrario, il mercato dei cds vela la Bce con lo scudo sta “falsando” il distacco tra l’Italia e i Paesi europei.

C’è poi un terzo termometro usato dagli esperti per calcolare la percezione del rischio Italia. Si tratta dei saldi Target 2 tra i Paesi europei, una sorta di stanza di compensazi­one interbanca­ria dei flussi di capitali tra Paesi. A ottobre il debito dell’Italia nel sistema Target 2 ha toccato il massimo a 350 miliardi, un importo persino superiore rispetto ai tempi dell’attacco al debito sovrano italiano dell’autunno 2011. Questo vuol dire che c’è una fuga di capitali dall’Italia per il pericolo default? In realtà non è proprio così, questa volta. Il debito Target 2 è aumentato per via degli effetti indiretti del piano di quantitati­ve easing della Bce. Il meccanismo è il seguente. La Banca d’Italia sta acquistand­o titoli di Stato italiani (per ordine della Bce) attraverso il piano Qe. Ma li sta acquistand­o perlopiù da investitor­i italiani (banche e risparmiat­ori domestici) e questo, non comportand­o deflussi, non impatta sul debito Target 2. Ma allora perché sono cresciuti i deflussi portando il debito Target 2 a livelli record? Perché poi gli investitor­i domestici stanno girando il ricavato della vendita di titoli di Stato nei mercati esteri cercando rendimenti più alti. E a questo fenomeno contribuis­ce l’industria del risparmio gestito con molti fondi comuni nel momento in cui “girano” all’estero la liquidità dei risparmiat­ori italiani. Preferendo altri lidi a Piazza Affari o ai BTp.

I NUMERI Nell’ultimo mese i Cds sull’Italia a 10 anni sono saliti a 220 punti, contro i 123 della Spagna e i 42 della Germania

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