«Manovra che punta allo sviluppo, aiuta a recuperare il terreno perduto»
pUn «impulso alla crescita», una legge di bilancio che pur non essendo «tecnicamente espansiva» evita «una restrizione annunciata» e cioè l’aumento dell’Iva per un punto di Pil e comunque riesce a ridurre il deficit dal 2,4% del Pil di quest’anno al 2,3% nel 2017, mantentendo sostanzialmente per il 2019 l’obiettivo del pareggio di bilancio. Marcella Panucci, davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha esposto l’analisi di Confindustria sulla manovra. È un giudizio sostanzialmente positivo, in quanto si tratta di una «manovra di sviluppo». Il contesto internazionale rimane ancora di debole crescita, ha esordito nell’audizione il direttore generale di Confindustria. L’Italia è «faticosamente uscita dalla seconda recessione, ci sono deboli prospettive di crescita, il Pil avanza a passo lento e incerto», ha detto la Panucci, sottolienando comunque che l’andamento della produzione industriale i n ottobre, +0,7%, apre prospettive favorevoli per la seconda parte dell’anno. La manovra «grazie anche alla sua composizione appare in grado di aiutare il paese a recuperare il terreno perduto».
Ciò non toglie che ci siano alcune criticità: sulle coperture, sulla spending review, sulle disparità che vengono da una «nuova salvaguardia pensionistica diretta ad ulteriori 27.700 soggetti», creando appunto disparità di trattamen- to. In particolare sulle coperture Confindustria ha criticato il dietro-front sul recupero dell’Iva sui crediti non riscossi previsto dal Dl fiscale, non solo per gli impatti negativi sulla finanza d’impresa, ma perché «questo tipo di interventi minano la fiducia». Sulla spending review le misure contenute «affinano istituti già esistenti, ma appaiono complessivamente poco incisive. L’unico ambito di intervento sono gli acquisti centralizzati di beni e servizi. Mancano invece misure innovative ed efficaci, in grado di coinvolgere trasversalmente i molteplici apparati pubblici».
Comunque «complessivamente il provvedimento coglie l’opportunità di rafforzare la debole crescita economica», ha detto il direttore generale di Confindustria. Si è intervenuti su tre nodi di sviluppo: produttività, rilancio degli investimenti pubblici e privati, crescita dimensionale delle imprese. Sulla produttività Confindustria aveva chiesto di rafforzare gli incentivi allo scambio salario-produttività, che si realizza nella contrattazione di secondo livello, po- tenziando e ampliando la detassazione dei premi di risultato. L’innalzamento delle soglie di accesso è un passo importante per eliminarle, ha sollecitato la Panucci, e quindi includere tutte le categorie di lavoratori. Sul capitolo investimenti sono particolarmente rilevanti gli interventi per stimolare gli investimenti privati. Bisogna dare il via dai prossimi mesi al piano 4.0; sulla nuova Sabatini e sui superammortamenti secondo la Panucci sarebbe opportuna una proroga e fissare la scadenza degli incentivi al 31 dicembre 2018.
Per quanto riguarda la crescita dimensionale delle imprese, un passaggio importante perché «l’industria del futuro richiede dimensioni adeguate», vanno nella giusta direzione i Pir, che dovrebbero essere rafforzati, sia il rifinanziamento del Fondo di garanzia per le Pmi. «Delude» l’assenza di misure per rafforzare il ruolo del Fondo a sostegno delle Pmi manifatturiere più strutturate, che sono quelle su cui puntare per trainare la crescita: andrebbe alzato da 2,5 a 5 milioni l’importo massimo garantibile per ogni singola impresa ed estesa l’operatività alle aziende fino a 499 dipendenti. Sulla patrimonializzazione delle Pmi manca un intervento specifico: un bonus alla capitalizzazione è un correttivo per riequilibrare l’incidenza del taglio all’Ace e comporterebbe un onere per la finanza pubblica molto limitato.
IL NODO COPERTURE «Sulla spending review le misure affinano istituti già esistenti ma appaiono complessivamente poco incisive»