Produttività, cresce l’impatto in busta paga
pSi chiama Mario, è un lavoratore dipendente del settore privato con un reddito imponibile di 50mila euro, che riceve dalla propria azienda 4mila euro lordi di premio di produttività. Quanto è l’importo netto che arriva realmente in busta paga? Se il premio è erogato quest’anno, sono 2.859 euro, perché con le attuali regole il tetto di importo incentivato con la cedolare secca al 10% è pari a 2mila euro. Se Mario riceverà il premio di produttività anche il prossimo anno, la cifra netta che incasse- rà sarà pari a 3.222 euro, ovvero 363 euro in più rispetto all’anno precedente. Tutto ciò per effetto della legge di Bilancio all’esame della Camera, che ha innalzato il tetto del premio beneficiario dell’imposta sostitutiva al 10% a 3mila euro (4mila nelle imprese in cui vi è il coinvolgimento paritetico dei lavorato- ri), innalzando il limite di reddito dagli attuali 50mila a 80mila euro. Se Mario avesse ottenuto il premio di produttività nel 2015 - anno in cui è stata sospesa la detassazione per mancanza di copertura - avrebbe avuto in busta paga 2.496 euro. Rispetto al 2015, quindi, il vantaggio avuto da Mario nel 2016 è stato di 363 euro, che diventano 726 euro nel 2017.
L’esempio è tratto dall’approfondimento tecnico elaborato dal Team economico di palazzo Chigi coordinato dal sottosegretario Tommaso Nannicini. Passiamo ad un seconda simulazione. Prendia- mo Anna, dirigente non apicale, con reddito imponibile di 80mila euro, a cui viene attribuito un premio di risultato di 4mila euro. Quest’anno Anna riceverà 2.347 euro netti in busta paga, considerando i contributi e l’aliquota Irpef, mentre il prossimo anno con le novità introdotte dalla legge di Bilancio avrà in tasca un netto maggiore di 875 euro, ricevendo quindi 3.222 euro. Nella manovra si apre anche alla possibilità di convertire il premio agevolato nei benefit ricompresi nel welfare aziendale (che rimangono completamente detassati, e quindi non più soggetti nean- che all’imposta sostitutiva del 10%). Qui però si introduce una novità: se il premio viene sostituito con spese sanitarie o con misure di previdenza complementare, queste somme non concorrono a formare l’imponibile su cui poi si beneficia delle deduzioni (il limite di deducibilità, oggi in vigore, è 5.164,57 euro per i versamenti alla pensione integrativa, circa 3.615,2 euro per le spese sanitarie).
Tra le somme e i valori detassati sono introdotte le assicurazioni aventi come oggetto “rischi di non autosufficienza” o di “malattie considerate gravi” (mediante fondi bilaterali previsti dai contratti nazionali) e i sussidi occasionali per gravi esigenze personali o familiari del lavoratore. Altra novità, è il riconoscimento dell’incentivo fiscale anche per le prestazioni di welfare erogate in conformità a disposizioni del contratto nazionale, di accordo i nterconfederale, di contratto collettivo territoriale.
La strada che vuole intraprendere il governo Renzi è quella di legare sempre più l’andamento dei salari alla produttività. Un percorso già avviato in Paesi come la Francia e la Germania e più di recente da Portogallo, Grecia e Spagna che stanno dando maggior peso alla contrattazione decentrata. Il ricorso ai programmi di welfare aziendali è incentivato da tempo fiscalmente in molti Paesi, soprattutto quelli anglosassoni.
WELFARE AZIENDALE Rafforzate le agevolazioni per previdenza complementare, assistenza sanitaria integrativa e partecipazione azionaria dei dipendenti