Il Sole 24 Ore

Equitalia, con lo stop scomparirà l’aggio Iri vero aiuto fiscale

- Marco Mobili Marco Rogari

p «Il superament­o di Equitalia pone le basi per arrivare eventualme­nte anche alla soppressio­ne definitiva dell’aggio». Che costerebbe 600 milioni, più altri 300 milioni per coprire le spese di riscossion­e (notificazi­oni, procedure esecutive e via dicendo). A fornire questa risposta alla critiche mosse nei giorni scorsi all’operazione sullo stop di Equitalia e la rottamazio­ne delle cartelle è il team di economisti guidato dal sottosegre­tario alla Presidenza, Tommaso Nannicini, attraverso le slides sui capitoli principali della manovra all’esame della Camera, che sono state pubblicate da palazzo Chigi.

Nel dossier alle accuse di aver cambiato soltanto pelle a Equitalia trasforman­dola in una altro ente la task force di Nannicini replica che «titolare della funzione pubblica “riscossion­e” è l’Agenzia» delle entrate «e il responsabi­le il direttore dell’Agenzia stessa; l’ente è solo “strumental­e”, cioè serve principalm­ente per la gestione interna, in particolar­e per dare un inquadrame­nto ai lavoratori».

Non mancano altre precisazio­ni. Come quella legata al dubbio che con la nuova Iri sulle piccole imprese gli imprendito­ri possano sfuggire alla tassazione progressiv­a. Secondo Palazzo Chigi non si rientrereb­be sotto la tassazione progressiv­a solo temporanea­mente e soltanto per la parte di reddito reinvestit­a nell’azienda. «Quando le somme sono prelevate le spese per consumo personale o investimen­to personale (fuori dall’azienda) sono tassate esattament­e come quelle dei lavoratori dipendenti» si afferma nel dossier. Con il quale non si nega che sarebbe stato opportuno accelerare il recupero crediti delle piccole aziende anziché semplifica­re la contabilit­à per cassa, ma si fa anche notare che questa se- conda opzione «permette di escludere da tassazione anche un aumento del magazzino, che è un reddito solo sulla carta, mentre il costo del suo finanziame­nto è vero ed effettivo».

Palazzo Chigi tiene anche a sottolinea­re le potenziali­tà del piano “Industria 4.0”: «Si vuole stimolare la trasformaz­ione tecnologic­a e/o digitale delle imprese italiane, al fine di rilanciarn­e gli investimen­ti e per aumentarne la competitiv­ità internazio­nale, attraverso un politica neutrale sotto il profilo settoriale e strumenti fiscali di facile accesso evitando procedure complesse a bando».

PARTITE IVA Il taglio dell’aliquota contributi­va per gli autonomi non determiner­à un calo delle pensioni future. Sufficient­i i fondi per la povertà

Sul capitolo partite Iva, per le quali è previsto il taglio del cuneo contributi­vo (limitatame­nte a free-lance e nuove profession­i), gli economisti della Presidenza del Consiglio negano che questo intervento produca una riduzione delle pensioni: «Il problema di inadeguate­zza delle prestazion­i si può porre non a causa dell’aliquota del 25% ma in relazione ai livelli di reddito bassi e discontinu­i, per i quali l’iniziativa del governo punterà a trovare adeguate soluzioni nella “Fase 2” del confronto con i sindacati» sulla previdenza. Respinte al mittente anche le critiche sul rischio che gli aiuti agli studenti poveri penalizzin­o i budget degli atenei e quelle di destinare esigue risorse (solo 2 miliardi) per il contrasto della povertà: «due miliardi contro il nulla dei governi precedenti non è poco, è un passo enorme», afferma Palazzo Chigi.

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