Equitalia, con lo stop scomparirà l’aggio Iri vero aiuto fiscale
p «Il superamento di Equitalia pone le basi per arrivare eventualmente anche alla soppressione definitiva dell’aggio». Che costerebbe 600 milioni, più altri 300 milioni per coprire le spese di riscossione (notificazioni, procedure esecutive e via dicendo). A fornire questa risposta alla critiche mosse nei giorni scorsi all’operazione sullo stop di Equitalia e la rottamazione delle cartelle è il team di economisti guidato dal sottosegretario alla Presidenza, Tommaso Nannicini, attraverso le slides sui capitoli principali della manovra all’esame della Camera, che sono state pubblicate da palazzo Chigi.
Nel dossier alle accuse di aver cambiato soltanto pelle a Equitalia trasformandola in una altro ente la task force di Nannicini replica che «titolare della funzione pubblica “riscossione” è l’Agenzia» delle entrate «e il responsabile il direttore dell’Agenzia stessa; l’ente è solo “strumentale”, cioè serve principalmente per la gestione interna, in particolare per dare un inquadramento ai lavoratori».
Non mancano altre precisazioni. Come quella legata al dubbio che con la nuova Iri sulle piccole imprese gli imprenditori possano sfuggire alla tassazione progressiva. Secondo Palazzo Chigi non si rientrerebbe sotto la tassazione progressiva solo temporaneamente e soltanto per la parte di reddito reinvestita nell’azienda. «Quando le somme sono prelevate le spese per consumo personale o investimento personale (fuori dall’azienda) sono tassate esattamente come quelle dei lavoratori dipendenti» si afferma nel dossier. Con il quale non si nega che sarebbe stato opportuno accelerare il recupero crediti delle piccole aziende anziché semplificare la contabilità per cassa, ma si fa anche notare che questa se- conda opzione «permette di escludere da tassazione anche un aumento del magazzino, che è un reddito solo sulla carta, mentre il costo del suo finanziamento è vero ed effettivo».
Palazzo Chigi tiene anche a sottolineare le potenzialità del piano “Industria 4.0”: «Si vuole stimolare la trasformazione tecnologica e/o digitale delle imprese italiane, al fine di rilanciarne gli investimenti e per aumentarne la competitività internazionale, attraverso un politica neutrale sotto il profilo settoriale e strumenti fiscali di facile accesso evitando procedure complesse a bando».
PARTITE IVA Il taglio dell’aliquota contributiva per gli autonomi non determinerà un calo delle pensioni future. Sufficienti i fondi per la povertà
Sul capitolo partite Iva, per le quali è previsto il taglio del cuneo contributivo (limitatamente a free-lance e nuove professioni), gli economisti della Presidenza del Consiglio negano che questo intervento produca una riduzione delle pensioni: «Il problema di inadeguatezza delle prestazioni si può porre non a causa dell’aliquota del 25% ma in relazione ai livelli di reddito bassi e discontinui, per i quali l’iniziativa del governo punterà a trovare adeguate soluzioni nella “Fase 2” del confronto con i sindacati» sulla previdenza. Respinte al mittente anche le critiche sul rischio che gli aiuti agli studenti poveri penalizzino i budget degli atenei e quelle di destinare esigue risorse (solo 2 miliardi) per il contrasto della povertà: «due miliardi contro il nulla dei governi precedenti non è poco, è un passo enorme», afferma Palazzo Chigi.