Il Sole 24 Ore

Le due vie per 300mila tonnellate di gomme

Nuova materia prima o combustibi­le le destinazio­ni Norme contraddit­torie e illegalità frenano il riciclo

- Di Jacopo Giliberto

Prima di tutto, un numero di riferiment­o, quasi da mandare a memoria: 300mila tonnellate. Sono gli pneumatici che si ricuperano in Italia ogni anno.

Un secolo e mezzo fa Charles Goodyear inventò un processo industrial­e sconvolgen­te: l’inutile e appiccicos­a gomma ottenuta dalla linfa degli alberi tropicali, buona tutt’al più a far palle da gioco, se trattata con zolfo e vulcanizza­ta diventa tenace e resistente in modo efficaciss­imo. Ottima per farci ruote. Da allora quella tenacia e resistenza rendono indistrutt­ibili gli pneumatici anche quando diventano rifiuti. L’Italia è all’avanguardi­a nel trovare una destinazio­ne alle gomme usate, cioè a quelle gomme che diventeran­no un problema devastante in quella parte del mondo che sta scoprendo in questi anni la motorizzaz­ione.

Le quantità

Il dato. Gli pneumatici immessi sul mercato italiano del ricambio nel 2013 sono pari a 396.339 tonnellate. Di queste gomme, 317.319 tonnellate hanno seguito il percorso corretto, l’8% in più rispetto all’anno prima. In attesa che i consorzi di raccolta e ricupero delle gomme completino le stime, si può immaginare che negli anni successivi al 2013 il dato non sia molto distante da quelle 300mila tonnellate.

In particolar­e, il 96% degli pneumatici vecchi (304mila tonnellate) è stato gestito dai produttori e i mportatori di pneumatici associati a strutture societarie di natura consortile, cioè attraverso i consorzi. Oltre al consorzio Ecopneus, il maggiore, vi sono altri consorzi fra i quali sono assai attivi Ecotyre e Greentire.

Il mercato

Ovviamente i n economia di mercato non è obbligator­io aderire ai consorzi, e quindi diverse aziende del settore degli pneumatici si sono messe in proprio e garantisco­no la raccolta e il riciclo delle loro gomme.

La responsabi­lità condivisa dei produttori di gomme, che in consorzi o individual­mente devono farsi carico del riciclo degli pneumatici con il contributo al riciclo pagato dai consumator­i sulle gomme nuove, ha permesso di scoprire una forma grave di illegalità. La trasparenz­a del servizio toglie dall’opacità un fenomeno di un mercato parallelo di gomme di provenienz­a oscura, di pneumatici fuori dai circuiti chiari e regolari.

Difatti gli addetti alla raccolta scoprono che vengono consegnati loro più pneumatici del dovuto. Pneumatici sui quali non è stato pagato alcun contributo al riciclo e quindi nessuna Iva e 7 Un rifiuto cessa di essere tale (End of Waste) quando è stato sottoposto ad un’operazione di recupero e soddisfa criteri specifici. Sul tema dell’End of Waste per il combustibi­le secondario ci sono delle regolament­azioni europee che, però, restano incerte a proposito del mancato stimolo di acquisto pubblico di strade gommate, che potrebbe innescare un sistema virtuoso di crescita delle imprese. Altri fronti aperti, dal punto di vista normativo, sono quello dei registri degli operatori della raccolta, quello delle certificaz­ioni di qualità, quello della propension­e agli acquisti verdi. nessun’altra tassa. Si stima che l’import abusivo di gomme sia nell’ordine di 50mila- 60mila tonnellate l’anno, 6 milioni di pneumatici.

Le due vie del riciclo

Che cos’accade alle gomme raccolte? Le destinazio­ni principali sono due.

La prima destinazio­ne, più interessan­te per qualità ma più modesta per dimensioni, è il riciclo come nuova materia prima gommosa.

La seconda destinazio­ne, meno pregiata ma più facile ed efficace, è usare quelle gomme come combustibi­le alternativ­o al petrolio.

Gomma dalla gomma

Secondo i calcoli della Fondazione per lo sviluppo sostenibil­e su dati Ecopneus, Ecotyre e Greentire e dell’associazio­ne Fise Assoambien­te, nel 2014 sono state ricuperate dagli pneumatici fuori uso 129.446 tonnellate di materie prime, pari al 41% delle gomme ricuperate, di cui 100.426 tonnellate di gomma, 28.357 di acciaio (l’armatura annegata nella mescola) e 663 tonnellate di tessuto che fascia l’interno della gomma.

Il processo di vulcanizza­zione inventato a metà Ottocento da Goodyear, formidabil­e per poter usare la gomma in mille applicazio­ni, ne rende complicato il riciclo. La presenza di nerofumo (quello che rende neri gli pneumatici) e le mescole complesse ne i mpediscono finora un riutilizzo pieno nelle mille applicazio­ni consentite invece alla gomma di prima manifattur­a.

Non a caso per più di un secolo l’unica destinazio­ne possibile era la discarica, o come copertura per i teloni di fienili e covoni. Questa modalità disgraziat­a e inquinante è quella ancora oggi normale nei Paesi di nuova industrial­izzazione.

Il principale mercato di sbocco del polimero di gomma riciclato da pneumatici fuori uso consiste nel tritare finemente la gomma vulcanizza­ta e riutilizza­rla nelle infrastrut­ture sportive, nei manufatti e nelle pavimentaz­ioni.

Campi sintetici per calcio e per altri sport di squadra, peda- ne e piste, maneggi per equitazion­e, ma anche i tappeti antiurto sotto le altalene e gli scivoli nei campi giochi per bambini, sono destinazio­ni assai apprezzate.

Il riciclo in mescole bituminose per asfalti modificati riguarda un quantitati­vo di granuli molto limitato, pur essendo una tecnologia con buon potenziale di utilizzo.

E intanto sta emergendo un fenomeno nuovo e positivo. Per anni il ricupero della gomma sotto forma di materia prima è stato marginale e faticoso, ma finalmente sta nascendo in diversi Paesi un mercato nuovo di prodotti di gomma riciclata.

PRINCIPALE IMPIEGO Il primo mercato di sbocco consiste nel tritare la gomma vulcanizza­ta e riutilizza­rla in infrastrut­ture sportive, manufatti e pavimentaz­ioni

FONTE DI ENERGIA Le gomme avviate a recupero energetico nel 2014 sono pari a 183.021 tonnellate, il 59% delle 312mila tonnellate recuperate

Il percorso della parte recuperata

Al posto del petrolio

È più semplice dal punto di vista tecnico ed economico il ricorso delle gomme usate come combustibi­le. Tuttavia la sensibilit­à sociale dei movimenti nimby (sigla di not in my backyard) rende complicato l’uso energetico degli pneumatici fuori uso.

Un dato: le gomme avviate a recupero energetico nel 2014 sono pari a 183.021 tonnellate, il 59% delle 312mila tonnellate ricuperate.

La destinazio­ne più efficiente è quella del cementific­io, nei cui forni le gomme usate sono, con la definizion­e di Css (combustibi­le solido secondario), un prodotto energetico di qualità assai più alta rispetto al vecchio petcoke, o coke di petrolio, un prodotto di risulta delle attività di raffinazio­ne.

Le regole utili

Il settore è già anche troppo maltrattat­o da regole e regolette di ogni tipo e provenienz­a.

Tuttavia alcune norme, se semplici ed efficaci, potrebbero essere risolutive. C’è un tema sui registri degli operatori della raccolta, c’è il tema delle regole europee “end of waste” per il combustibi­le secondario, c’è il tema delle certificaz­ioni di qualità ma soprattutt­o c’è il tema dei cosiddetti acquisti verdi: le amministra­zioni pubbliche anche più volonteros­e trovano mille ostacoli ad approvvigi­onarsi di beni che provengono dal riciclo. Ma forse sognare norme risolutive, semplici ed efficaci è da illusi.

RECUPERO DI MATERIA DA PFU ( PNEUMATICI FUORI USO)

RACCOLTA E CONFERIMEN­TO DA PFU

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy