Il Sole 24 Ore

Suicidio Cantone, Facebook deve togliere i video «hot» illeciti

- Patrizia Maciocchi

Facebook, anche se non ha un obbligo generale di controllo su tutto ciò che viene pubblicato nei suoi spazi, è tenuto a rimuovere le informazio­ni illecite se c’è la segnalazio­ne di un utente. E deve farlo senza attendere che l’ordine di rimozione arrivi dal Garante della privacy o dal giudice. Con un’ordinanza di 12 pagine il Tribunale di Napoli Nord (collegio presieduto da Marcello Sinisi)ha ordinato a Facebook Ireland Ltd l’immediata cessazione e rimozione dalla piattaform­a del social network di quattro link relativi a video hot che ritraevano Tiziana Cantone, la ragazza di Napoli che si è suicidata dopo la diffusione sul web, a sua insaputa, delle riprese a luci rosse.

Il Tribunale civile ha rigettato in parte il ricorso contro l’ordinanza emessa in favore di Tiziana. I legali di Facebook avevano sostenuto la tesi della «cessata materia del contendere». Secondo gli avvocati tre link erano stati già “cancellati” prima dell’ordinanza, emessa dopo il ricorso d’urgenza fatto da Tiziana. I giudici hanno però verificato che il 10 agosto, data di deposito dell’ordinanza, era ancora visibile un quarto link denominato «Tiziana sei tutti noi»: una pagina che, per gli avvocati della società, non aveva contenuti a sfondo sessuale né profili di illiceità.

Non la pensa così il Tribunale di Napoli che ha censurato Facebook per il passato ritenendo «la sussistenz­a della responsabi­lità per le informazio­ni oggetto di memorizzaz­ione durevole o di “hosting” laddove - come nel caso di specie - il provider sia effettivam­ente venuto a conoscenza del fatto che l’informazio­ne è illecita e non si sia attivato per impedire l’ulteriore diffusione della stessa». Il collegio accoglie il reclamo di Facebook per la parte in cui nega la possibilit­à di esercitare un controllo preventivo su tutti i contenuti delle pagine caricate. «Non sussiste un dovere di verifica anticipata - si legge nell’ordinanza - e non è configurab­ile il dovere di inibire, in via generale, un caricament­o sulla sua piattaform­a di ogni video, immagini, notizie o articoli riferiti a Tiziana». Quello che Facebook, però, può e deve fare è «un controllo mirato successivo,

CASO ANALOGO IN GERMANIA La magistratu­ra di Monaco ha indagato i vertici di Fb per la mancata rimozione di contenuti criminali sulla negazione dell’olocausto

perché preceduto da una denuncia e mirato a bloccare i link diffamator­i». La decisione del Tribunale arriva nello stesso giorno in cui a Monaco la magistratu­ra ha indagato, per la prima volta, i vertici di Facebook, tra cui il fondatore Mark Zuckerberg, per la mancata rimozione di contenuti criminali come minacce e negazioni del genocidio ebraico.

Per la presidente della commission­e Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, la decisione del Tribunale garantisce una tutela immediata della vittima, senza attivare una causa civile e rende quanto mai attuale e urgente l’approvazio­ne definitiva della legge sul bullismo e cyberbulli­smo.

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