Cinque anni e 200 milioni per mettere al sicuro la città
«In cinque anni, con una spesa di 200 milioni, Firenze sarà al sicuro da eventi come quelli del 1966 che, se avvenissero prima, ci farebbero drizzare i capelli e tremare i polsi». Le parole del geologo del Cnr Mario Tozzi, risuonate ieri pomeriggio nel Salone de’ Cinquecento in Palazzo Vecchio durante le celebrazioni per i cinquant’anni dall’alluvione, hanno condensato timori e speranze che oggi accompagnano uno dei disastri più disastrosi e noti della storia recente (35 morti, 14mila case danneggiate, ferite gravissime al patrimonio artistico). Se tutto procederà senza intoppi, Firenze sarà al sicuro dalle alluvioni tra cinque anni, nel 2021.
Per quella data dovranno essere completate quattro casse di espansione nell’area di Figline Valdarno (lavori in corso per il primo lotto), che permetteranno al fiume di uscire dagli argini senza sommergere i centri abitati; dovranno essere innalzate di nove metri le spallette della diga di Levane (progettazione in corso, obiettivo avviare i lavori nel 2018); dovranno essere realizzate le opere di laminazione delle acque del fiume Sieve.
Tutte queste opere strutturali dovrebbero essere in grado di contenere a monte dei centri abitati 60 milioni di metri cubi di acqua in piena.
Gli investimenti complessivi, per un costo di circa 200 milioni di euro, sono inseri- ti nel piano nazionale contro il dissesto idrogeologico del Governo. Tanto che il premier Matteo Renzi, intervenendo a sorpresa nella mattinata di ieri in Palazzo Vecchio - dove si è celebrato un consiglio comunale straordinario che ha visto il raduno degli Angeli del fango, accorsi da tutto il mondo cinquant’anni fa per salvare il patrimonio culturale di Firenze – ha detto: «Oggi sappiamo che dobbiamo investire tutto quello che serve perché l’Arno torni a essere un alleato e non un avversario di Firenze. I soldi ci sono, bisogna spenderli bene». E non ci sono solo i soldi, ha aggiunto Renzi, «per le casse di espansione dell’Arno, ma ci sono anche gli 1,4 miliardi di euro come abbiamo ufficialmente comunicato ieri agli amici del Veneto, perché il 4 novembre 1966 anche Venezia e parte del Polesine ebbero danni».
Le opere a cui sta lavorando la Toscana sono state ricordate in Palazzo Vecchio pure dalla vicepresidente della Regione, Monica Barni, che ha voluto sottolineare anche quello che si è riusciti a fare in questi cinquant’anni: negli anni 90 la costruzione del lago di Bilancino, in Mugello; e la prima cassa di espansione a valle di Firenze, a Roffia vicino San Miniato. «Questo anniversario - ha concluso Barni - non si deve limitare a occasione di ricordo ma deve servire a rilanciare l’agenda dello sviluppo a partire dagli investimenti nella prevenzione e nella cura del territorio».