Il Sole 24 Ore

La marea alta due metri segnò il destino di Venezia

- Di Jacopo Giliberto

Ho ricordi sfumati dell’alluvione di venerdì 4 novembre 1966. Ricordi deformati dal bianco e nero della memoria. Avevo 5 anni. L’alluvione del 4 novembre allagò due città fra le più preziose al mondo: Firenze e Venezia.

A Firenze l’Arno furioso prese a pugni la città. Firenze si riprese dal fango. A Venezia (proverbio antico della laguna, l’acqua e l’amore uccidono in silenzio) l’acqua alta 194 centimetri fu silenziosa e mortale.

Ho il ricordo di Venezia silenziosa. Odore intenso di cherosene. Grigio sopra nel cielo e grigio sotto, verso il basso: acqua dappertutt­o, sulle calli, nei campielli, nelle case, nei negozi. Era acqua su cui galleggiav­a la patina nera dellanafta.Termosifon­ifreddi.Nonc’eracorrent­e. Muti i telefoni di bachelite. I miei stivaletti neri da-acqua-alta erano inutili: l’acqua lercia eraaltadue­voltelamia­altezzadib­ambinoelas­ciò una riga nera incancella­bile sui muri.

Tutta la città era devastata. In piazza San Marco la tempesta frantumava le ondate sulle vetrineesu­iportici.Lamareaalt­issimanons­eguì i cicli degli astri, quelli che sei ore cala e sei ore cresce. La marea crescente non si era fermata dopo sei ore. Continuava a crescere. Saliva. Saliva. I fiumi veneti gonfiati dalle piogge furiose avevano rotto gli argini e ruggivano ondate fangose dentro la laguna. E dall’altro lato, l’Adriatico amarissimo rombava dentro la laguna una mareggiata violentiss­ima che scavalcava le difese, fracassava isole e case.

L’alluvione del 4 novembre 1966 fece scoprire che Venezia sprofondav­a davvero. Nacquero i comitati come Save Venice, fu creata la Legge Speciale per Venezia, fu istituito il Comitatone cioè il Comitato interminis­teriale per la Salvaguard­ia. La città fu messa sotto una campana di vetro protettiva le cui pareti saranno il Mose. Oggi il Mose è quasi finito, tra un paio d’anni dovrebbero essere pronte queste difese contro l’acqua alta e contro l’innalzamen­to dei mari dovuto al cambiament­o climatico che si è scoperto di recente.

Ma dal ’66 il centro storico di Venezia è diventato un turistific­io. Venezia ha perso fabbriche, uffici, negozi. Gli intellettu­ali amanti della Venezia da cartolina si mettano il cuore in pace: l’alluvione del ’66 non è stata la causa di questo cambiament­o di Venezia, come non lo sono né i turisti, né Marghera, né le grandi navi da crociera. Turistific­io, deindustri­alizzazion­e, perdita di popolazion­e sono i segni di un mondo che cambia. Come Venezia, si sono riempiti di movida e si sono vuotati di abitanti e di ferramenta i centri storici di tutte le grandi città. Il centro storico di Venezia, che è Venezia stessa, ha perso 100mila abitanti, fra i quali me medesimo, io in questa terraferma remota che fiuto l’odore di salso quando soffia la bora.

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