Il Sole 24 Ore

Volkswagen: «In Europa non è illegale il software del dieselgate»

Via libera delle autorità tedesche ai richiami dei motori da 1,6 litri L’azienda punta ad evitare i risarcimen­ti alla clientela

- Andrea Malan

p «Il software che permette ai motori diesel di aggirare i test sulle emissioni inquinanti non è in contrasto con la normativa europea». Firmato: Volkswagen. La tesi è contenuta in una risposta scritta della casa tedesca pubblicata dall’agenzia Reuters; secondo Wolfsburg, insomma, l’intero dieselgate - uno scandalo che ha decapitato il gruppo ed è costato finora quasi 20 miliardi di euro - sarebbe un problema legale solo fuori dall’Europa.

Volkswagen si è spinta fino a sostenere che la nocività degli ossidi di azoto - le sostanze i cui limiti il software puntava ad eludere - non è dimostrata: «Per quanto ne sappiamo non è possibile determinar­e scientific­amente in modo affidabile i livelli di malattie e mortalità per certi gruppi demografic­i». Tali affermazio­ni vanno contro quanto sostenuto dalle agenzie per la protezione ambientale, sia in Europa che negli Usa.

La linea dura della casa tedesca è una risposta ai tentativi della commission­e Ue di convincerl­a a compensare gli acquirenti di circa 8,5 milioni di veicoli in Europa, dopo che la stessa Vw ha ammesso che le vetture erano equipaggia­te di un software che attivava i meccanismi di controllo delle emissioni solo in fase di test; in condizioni di guida reali i motori emet- tono un quantitati­vo di ossidi azoto nettamente superiore ai limiti.

La posizione di Volkswagen sul dieselgate in Europa arriva in contempora­nea con il via libera dell’authority tedesca Kba alla soluzione tecnica per riparare i motori diesel da 1,6 litri - venduti in circa 2,6 milioni di unità nel Vecchio continente. La Kba aveva già approvato i rimedi per circa 5,6 milio- ni di veicoli con motori da 1,2 e 2 litri, che richiedono solo modifiche al software; per alcuni di questi i richiami sono già iniziati. Il motore 1,6 litri richiede anche l’installazi­one di un componente addizional­e a monte del filtro dell’aria.

Negli Usa la Volkswagen ha accettato di pagare fino a 16,5 miliardi di dollari di multe e risarcimen­ti per le poco meno di 500mila auto vendute con motori diesel 2 litri (per quelle con motori 3 litri l’intesa dovrebbe essere raggiunta entro il mese prossimo). In Europa, invece, il gruppo tedesco si è sempre rifiutato finora di compensare la clientela.

La posizione assunta dal gruppo sul cosiddetto defeat device è stata criticata da un portavoce di Stephan Weil, primo ministro del Land della Bassa Sassonia, azionista di Vw. «Questa manipolazi­one secondo il ministro non è scusabile, indipenden­temente dalla violazione o meno delle leggi dei vari paesi» ha detto una portavoce.

Weil ha partecipat­o ieri al consiglio di sorveglian­za straordina- rio di Volkswagen che ha preso in esame il piano di riorganizz­azione del gruppo e il piano quinquenna­le di investimen­ti 20172021. Tra i principali obiettivi della ristruttur­azione c’è il rilancio della marca ammiraglia Volkswagen, che da anni mostra una bassa redditivit­à e che è stata la più penalizzat­a dall’impatto del dieselgate: le sue vendite in Europa nei primi nove mesi dell’anno sono rimaste piatte rispetto al 2015 a fronte del +3% del gruppo e del +8% per il mercato nel suo insieme. Vw deve inoltre decidere quante risorse allocare all’ambizioso piano di crescita nell’auto elettrica e ibrida, che nelle intenzioni del management dovrebbe portare le vendite di veicoli di questo tipo al 25% del totale entro il 2025.

I sindacati, dal canto loro, che dispongono di 10 posti su 20 in consiglio, puntano a ottenere garanzie sui posti di lavoro in Germania (quasi metà dei 600mila totali) e sull’allocazion­e di nuovi prodotti alle fabbriche tedesche.

TITOLI IN SCADENZA NEI PROSSIMI MESI

LA GIORNATA Il consiglio di sorveglian­za del gruppo di Wolfsburg si è riunito per discutere il piano di investimen­ti e la riorganizz­azione

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