Volkswagen: «In Europa non è illegale il software del dieselgate»
Via libera delle autorità tedesche ai richiami dei motori da 1,6 litri L’azienda punta ad evitare i risarcimenti alla clientela
p «Il software che permette ai motori diesel di aggirare i test sulle emissioni inquinanti non è in contrasto con la normativa europea». Firmato: Volkswagen. La tesi è contenuta in una risposta scritta della casa tedesca pubblicata dall’agenzia Reuters; secondo Wolfsburg, insomma, l’intero dieselgate - uno scandalo che ha decapitato il gruppo ed è costato finora quasi 20 miliardi di euro - sarebbe un problema legale solo fuori dall’Europa.
Volkswagen si è spinta fino a sostenere che la nocività degli ossidi di azoto - le sostanze i cui limiti il software puntava ad eludere - non è dimostrata: «Per quanto ne sappiamo non è possibile determinare scientificamente in modo affidabile i livelli di malattie e mortalità per certi gruppi demografici». Tali affermazioni vanno contro quanto sostenuto dalle agenzie per la protezione ambientale, sia in Europa che negli Usa.
La linea dura della casa tedesca è una risposta ai tentativi della commissione Ue di convincerla a compensare gli acquirenti di circa 8,5 milioni di veicoli in Europa, dopo che la stessa Vw ha ammesso che le vetture erano equipaggiate di un software che attivava i meccanismi di controllo delle emissioni solo in fase di test; in condizioni di guida reali i motori emet- tono un quantitativo di ossidi azoto nettamente superiore ai limiti.
La posizione di Volkswagen sul dieselgate in Europa arriva in contemporanea con il via libera dell’authority tedesca Kba alla soluzione tecnica per riparare i motori diesel da 1,6 litri - venduti in circa 2,6 milioni di unità nel Vecchio continente. La Kba aveva già approvato i rimedi per circa 5,6 milio- ni di veicoli con motori da 1,2 e 2 litri, che richiedono solo modifiche al software; per alcuni di questi i richiami sono già iniziati. Il motore 1,6 litri richiede anche l’installazione di un componente addizionale a monte del filtro dell’aria.
Negli Usa la Volkswagen ha accettato di pagare fino a 16,5 miliardi di dollari di multe e risarcimenti per le poco meno di 500mila auto vendute con motori diesel 2 litri (per quelle con motori 3 litri l’intesa dovrebbe essere raggiunta entro il mese prossimo). In Europa, invece, il gruppo tedesco si è sempre rifiutato finora di compensare la clientela.
La posizione assunta dal gruppo sul cosiddetto defeat device è stata criticata da un portavoce di Stephan Weil, primo ministro del Land della Bassa Sassonia, azionista di Vw. «Questa manipolazione secondo il ministro non è scusabile, indipendentemente dalla violazione o meno delle leggi dei vari paesi» ha detto una portavoce.
Weil ha partecipato ieri al consiglio di sorveglianza straordina- rio di Volkswagen che ha preso in esame il piano di riorganizzazione del gruppo e il piano quinquennale di investimenti 20172021. Tra i principali obiettivi della ristrutturazione c’è il rilancio della marca ammiraglia Volkswagen, che da anni mostra una bassa redditività e che è stata la più penalizzata dall’impatto del dieselgate: le sue vendite in Europa nei primi nove mesi dell’anno sono rimaste piatte rispetto al 2015 a fronte del +3% del gruppo e del +8% per il mercato nel suo insieme. Vw deve inoltre decidere quante risorse allocare all’ambizioso piano di crescita nell’auto elettrica e ibrida, che nelle intenzioni del management dovrebbe portare le vendite di veicoli di questo tipo al 25% del totale entro il 2025.
I sindacati, dal canto loro, che dispongono di 10 posti su 20 in consiglio, puntano a ottenere garanzie sui posti di lavoro in Germania (quasi metà dei 600mila totali) e sull’allocazione di nuovi prodotti alle fabbriche tedesche.
TITOLI IN SCADENZA NEI PROSSIMI MESI
LA GIORNATA Il consiglio di sorveglianza del gruppo di Wolfsburg si è riunito per discutere il piano di investimenti e la riorganizzazione