Commerzbank, profitti in calo del 90%
Trimestre in rosso
Commerzbank ha chiuso i primi nove mesi dell'anno con un utile netto di 96 milioni (891 milioni un anno prima) e prevede di poter registrare un utile anche nell’intero esercizio, superiore ai 100 milioni (1,06 miliardi nel 2015). Il terzo trimestre ha registrato una perdita netta di 288 milioni di euro, più contenuta rispetto alle attese degli analisti, ma in grave flessione rispetto a 12 mesi prima.
pChe la redditività in forte contrazione fosse il nodo chiave della Commerzbank, la seconda banca tedesca, era noto al mercato e agli osservatori. E la conferma è arrivata con i conti diffusi ieri.
La banca di cui lo Stato possiede tuttora il 15% del capitale dopo il salvataggio post crisi Lehman, ha infatti chiuso il terzo trimestre con una perdita netta di 288 milioni di euro, più contenuta rispetto alle attese degli analisti (stimata -509 mln), ma in grave flessione rispetto a 12 mesi prima. Quando la seconda banca tedesca chiuse il terzo trimestre con un utile netto di 235 milioni. Commerzbank ha ribadito di aspettarsi un 2016 in utile, ma in forte calo rispetto a quello di 1,06 miliardi di euro del 2015. Il Cet1 dell’istituto a fine trimestre è salito all’11,8% e per il cfo della banca, Stephan Engels, il dato patrimoniale dovrebbe salire ulteriormente a fine anno a circa il 12%.
A influire sul risultato negativo le svalutazioni per 627 milioni di euro. Nei primi 9 mesi il risultato resta positivo per 96 milioni contro però gli 891 milioni dell’anno scorso. Un calo quindi dei profitti che sfiora il 90%. Si vedrà ora se la banca riuscirà a mitigare il forte ribasso nel quarto trimestre. Resta il fatto che il calo degli utili netti è significativo. Martin Zielke, da maggio successore di Martin Blessing alla guida della banca dopo aver diretto a lungo il commercial banking di Commerzbank, ha annunciato nell’occasione la fusione dell'investment banking con la divisione corporate con conseguenti svalutazioni per 627 milioni, soprattutto sulla ex-Dresdner Bank acquisita otto anni fa, che sono la causa principale del rosso trimestrale assieme ad accantonamenti su prestiti, soprattutto nello shipping, per 275 milioni (146 milioni un anno prima), un nuovo massimo dal secondo trimestre del 2015, e a oneri di ristrutturazione per 97 milioni. La cura ordinata da Zielke prevede il taglio di 9.600 posti di lavoro (su un totale di 45mila unità) entro il 2020 soprattutto nelle filiali tedesche e, contemporaneamente, la creazione di 2.300 nuovi posti di lavoro a livello globale, la concentrazione delle attività su due settori, clientela private e corporate, a partire dal trimestre in corso, la cancellazione del dividendo (reintrodotto solo un anno fa) nel 2017 e 2018, la riduzione dell’attività di trading e investimenti nella digitalizzazione. Il piano prevede tagli ai costi per 6,5 miliardi con un conseguente miglioramento del rapporto cost/income sotto il 66% dal 71,1% del trimestre a tutto settembre. Gli accantonamenti a fondo rischi sono previsti a meno di 1 miliardo a fine anno malgrado «la continua difficile situazione» del mercato shipping e i costi dovrebbero restare stabili. Il piano prevede il completo smaltimento degli Npl nello shipping entro il 2020.
Nessun i mpegno dai grandi fondi, insomma, a partecipare all’aumento prima di sapere cosa succederà il 4 dicembre. Da qua la decisione del management di ampliare anche ai bond senior, oltre che ai subordinati, la potenziale conversione in azioni dei titoli. Una scelta che rimane volontaria e che riguarda nel complesso un bacino potenziale di oltre 22 miliardi di euro di debito. E che rimane uno «scenario puramente teorico», hanno commentato ieri gli analisti di Equita e «deve essere sufficientemente interessante per garantire l'ade-