All’Opec la partita è ancora tra Iran e Arabia Saudita Riad avrebbe minacciato di inondare i mercati di greggio
Barkindo smentisce i dissidi, ma il petrolio cala ancora
pNell’era messoinfunzionealtre12trivelle,di cui 9 alla ricerca di petrolio: dopo una risalita che prosegue da maggio, Baker Hughes ne conta ora 569.
Le voci di un nuovo muro contro muro tra Arabia Saudita e Iran , corroboratedalleindiscrezionidiffuse dalla Reuters, sono comunque suggestive. Fonti presenti agli incontri di venerdì e sabato scorso a Vienna, in cui l’Opec avrebbe dovuto definire le quote di produzione individuali,riferisconocheisauditierano talmente irritati dalle resistenze di Teheran da minacciare di far saltare del tutto gli accordi: «Hanno minacciato di aumentare la produzionea11oaddirittura12milionidibarili al giorno (dagli attuali 10,5 mbg, Ndr) tirando giù i prezzi del petro- lio e di abbandonare la riunione». Sono poi stati convinti a restare, «per evitare imbarazzo nel gruppo» e per non costringere a cancellare il meeting del giorno dopo coi produttori non Opec.
L’atmosfera non solo ricorda quella di aprile, quando i dissidi tra Arabia Saudita e Iran fecero naufragare l’accordo di Doha per congelare la produzione, ma riporta alla mente anche le vicende di metà anni Ottanta, quando Riad - che nel giro di 5 anni anni aveva ridotto di oltre due terzi l’output senza collaborazione da parte degli altri membri dell’Opec - decise di “vendicarsi” aprendo di colpo i rubinetti: in 4 mesi, nel 1986, il prezzo del greggio sprofondòdel67%finoa10$/barile.
La stessa Reuters in seguito ha attenuato le tinte forti del quadro, diffondendo un’ulteriore testimonianza anonima dei recenti incontri. Nessuna minaccia, ha assicurato una fonte Opec di area Golfo Persico: «L’Arabia Saudita non ha detto che l’output salirà, ma solo che potrebbe salire. In mancanza di un accordo tutti i produttori potrebbero aumentare l’output, questo è un fatto».
Laresistenzaalcompromessoda parte di Teheran (e non solo) non viened’altrapartesmentita:.«Tuttii paesi Opec e anche gli altri produttori - prosegue la fonte - sono scontenti del fatto che l’Iran non voglia partecipare al congelamento dell’output e del fatto che l’Iraq non accetti la metodologia basata su stime di produzione indipendentiende».