Copernico Sim parte civile a Udine contro il promotore infedele
Caso di scuola a Udine La società si costituisce parte civile nel processo contro un ex promotore che alleggeriva i clienti
Lo hanno rintracciato gli uomini della Guardia di Finanza di Tolmezzo dopo che la moglie preoccupata, aveva lanciato l’allarme per la sua scomparsa. Lo hanno trovato a Reggio Emilia dove aveva trovato asilo presso amici, in stato confusionale e in preda a deliri autolesionistici.
Il promotore finanziario F.D.F. già Banca Mediolanum, Banca di Carnia e gemonese, UniCredit Banca, UniCredit Xelion banca e Copernico Sim, si è appropriato di 1.248.248,91 euro che 12 suoi clienti gli avevano affidato. In un lasso di tempo variabile tra il 2003 e il 2015, il promotore, che aveva più volte cambiato casacca aziendale, era riuscito - secondo le ricostruzioni effettuate dalla Guardia di Finanza coordinate dal Pm Paola De Franceschi, a creare una sorta di minischema Ponzi (rimborsava ai vecchi clienti gli interessi grazie ai soldi versati dai nuovi) con cui prelevava denaro a clienti terzi ma anche ad amici, al suocero e allo zio della moglie. Sin qui si tratta di vicende non nuove, ben note ai lettori di Plus24 che spesso si è occupato di casi simili.
Non accade molto spesso, però, che una società di intermediazione mobiliare, di cui il promotore abusivo è (o era) mandatario, si prendesse la briga di costituirsi parte civile nel processo penale intentato nei confronti del suo advisor infedele.
È accaduto alla Copernico Sim società con sede a Udine, azienda presso la quale F.D.F, aveva militato dal 22 aprile del 2005 al 26 settembre del 2008. La società, infatti, rappresentata dall’avvocato Luca Ponti ha deciso di chiedere al Gup friulano Daniele Faleschini Barnaba di costituirsi nel processo. Obiettivo? Probabilmente quello di attenuare le proprie responsabilità oggettive relative al periodo precedente al 2008. Dopo quella data, infatti, F.D.F. semplicemente millantava di continuare a far parte della compagine aziendale per poter proseguire nella sua attività di raccolta e redistribuzione di denaro senza destare alcun sospetto nei suoi clienti. A molti di questi gli interessi prospettati dal promotore abusivo erano particolarmente i nteressanti e potevano variare dal 6 all’8% all’anno.
Interessante e “innovativa” anche la tecnica scelta dal promotore per movimentare il denaro: faceva aprire ai propri clienti dei conti correnti online presso un primario istituto di credito specializzato in e-banking e il denaro di lì transitava e si spostava, evidentemente grazie alle password che il promotore si faceva rilasciare dai clienti. Dai conti poi i soldi venivano reindirizzati grazie ad assegni circolari regolarmente emessi dalla banca: che evidentemente non ha ritenuto di segnalare come sospetta nessuna delle operazioni compiute dal promotore. Una notazione particolare merita l’abitudine evidentemente dura a morire tra i risparmiatori di consegnare soldi i n contanti (oltre che con bonifici e assegni bancari intestati al promotore). Un segno evidente di come, a dispetto della crisi, l’economia del nero goda sempre di ottima salute.