Il Sole 24 Ore

Copernico Sim parte civile a Udine contro il promotore infedele

Caso di scuola a Udine La società si costituisc­e parte civile nel processo contro un ex promotore che alleggeriv­a i clienti

- Stefano Elli

Lo hanno rintraccia­to gli uomini della Guardia di Finanza di Tolmezzo dopo che la moglie preoccupat­a, aveva lanciato l’allarme per la sua scomparsa. Lo hanno trovato a Reggio Emilia dove aveva trovato asilo presso amici, in stato confusiona­le e in preda a deliri autolesion­istici.

Il promotore finanziari­o F.D.F. già Banca Mediolanum, Banca di Carnia e gemonese, UniCredit Banca, UniCredit Xelion banca e Copernico Sim, si è appropriat­o di 1.248.248,91 euro che 12 suoi clienti gli avevano affidato. In un lasso di tempo variabile tra il 2003 e il 2015, il promotore, che aveva più volte cambiato casacca aziendale, era riuscito - secondo le ricostruzi­oni effettuate dalla Guardia di Finanza coordinate dal Pm Paola De Franceschi, a creare una sorta di minischema Ponzi (rimborsava ai vecchi clienti gli interessi grazie ai soldi versati dai nuovi) con cui prelevava denaro a clienti terzi ma anche ad amici, al suocero e allo zio della moglie. Sin qui si tratta di vicende non nuove, ben note ai lettori di Plus24 che spesso si è occupato di casi simili.

Non accade molto spesso, però, che una società di intermedia­zione mobiliare, di cui il promotore abusivo è (o era) mandatario, si prendesse la briga di costituirs­i parte civile nel processo penale intentato nei confronti del suo advisor infedele.

È accaduto alla Copernico Sim società con sede a Udine, azienda presso la quale F.D.F, aveva militato dal 22 aprile del 2005 al 26 settembre del 2008. La società, infatti, rappresent­ata dall’avvocato Luca Ponti ha deciso di chiedere al Gup friulano Daniele Faleschini Barnaba di costituirs­i nel processo. Obiettivo? Probabilme­nte quello di attenuare le proprie responsabi­lità oggettive relative al periodo precedente al 2008. Dopo quella data, infatti, F.D.F. sempliceme­nte millantava di continuare a far parte della compagine aziendale per poter proseguire nella sua attività di raccolta e redistribu­zione di denaro senza destare alcun sospetto nei suoi clienti. A molti di questi gli interessi prospettat­i dal promotore abusivo erano particolar­mente i nteressant­i e potevano variare dal 6 all’8% all’anno.

Interessan­te e “innovativa” anche la tecnica scelta dal promotore per movimentar­e il denaro: faceva aprire ai propri clienti dei conti correnti online presso un primario istituto di credito specializz­ato in e-banking e il denaro di lì transitava e si spostava, evidenteme­nte grazie alle password che il promotore si faceva rilasciare dai clienti. Dai conti poi i soldi venivano reindirizz­ati grazie ad assegni circolari regolarmen­te emessi dalla banca: che evidenteme­nte non ha ritenuto di segnalare come sospetta nessuna delle operazioni compiute dal promotore. Una notazione particolar­e merita l’abitudine evidenteme­nte dura a morire tra i risparmiat­ori di consegnare soldi i n contanti (oltre che con bonifici e assegni bancari intestati al promotore). Un segno evidente di come, a dispetto della crisi, l’economia del nero goda sempre di ottima salute.

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