Il Sole 24 Ore

MONETA VIRTUALE

Bitcoin, valuta a rischio

- Andrea Gianotti

C’è una valuta che negli ultimi cinque anni ha realizzato una performanc­e di +21.000% sul dollaro: eppure non è emessa da uno Stato, non ha una versione cartacea e non è possibile (per ora) spenderla in tutti i negozi tradiziona­li. È il bitcoin, la moneta elettronic­a inventata nel 2009 da Satoshi Nakamoto, pseudonimo dietro il quale sembrerebb­e celarsi l’imprendito­re australian­o Craig Steven Wright (senza tuttavia che l’identità sia mai stata confermata da prove inconfutab­ili).

Una cosa va chiarita subito: il bitcoin ha un elevato profilo di rischio e in definitiva non è un investimen­to adatto per il risparmiat­ore prudente. La volatilità nei mercati che li scambiano con dollari è elevata: a luglio di quest’anno, ad esempio, in poco più di un mese il bitcoin ha perso quasi il 30% del valore. Oggi viene scambiato attorno a 700$, ben lontani dai 1.100 toccati a dicembre 2013. Senza poi uno Stato emittente alle spalle, la loro circolazio­ne è basata solo sulla fiducia della comunità che li possiede. Eppure, dopo sette anni, il bitcoin è più vivo che mai, ha visto nascere decine di altre criptovalu­te concorrent­i, è ancora accettato come mezzo di pagamento e usato come deposito alternativ­o di liquidità, magari lontano da occhi indiscreti.

Un segno dei tempi di quanto la moneta elettronic­a stia diventando sempre più “pop”, è la decisione delle Ferrovie svizzere di abilitare le biglietter­ie automatich­e al cambio tra franchi e bitcoin, con accredito diretto sui wallet personali degli utenti. L’operazione sarà attiva a partire dall’11 novembre prossimo e, secondo la stessa società elvetica, sono 10.000 i punti vendita nel mondo in cui è possibile spenderli.

Se all’inizio i bitcoin erano utilizzati prevalente­mente per attività illegali poiché per scambiarli non è necessario passare dal sistema bancario, con il tempo l’uso si è diversifi- cato e ad approfitta­rne è stata la finanza tradiziona­le. Spariti quasi del tutto i mercati aperti del dark web, la criptovalu­ta si è reinventat­a come strumento a copertura delle operazioni, in particolar modo negli scambi tra yuan e dollaro. Infatti da più di un anno a questa parte vi è una correlazio­ne inversa tra le due monete: più lo yuan viene svalutato, più gli operatori comprano bitcoin, e viceversa nei periodi di rivalutazi­one.

In assenza di una banca centrale, sia l’emissione, sia le transazion­i di bitcoin sono rigidament­e controllat­e dalla tecnologia sottostant­e e la creazione di nuova moneta avviene con un ritmo che è destinato a calare progressiv­amente nel corso del tempo. Questo significa che la quantità di circolante, presente e futura, è sempre nota in ogni momento.

Il crack del 2014 di MtGox, il principale operatore di mercato in bitcoin dell’epoca, ha scottato molti trader che vi avevano affidato interament­e i propri conti. La perdita complessiv­a, non ancora accertata del tutto, fu di circa 400 milioni di dollari. Tuttavia, dopo un periodo di riduzione dei prezzi, il bitcoin è tornato a crescere e a giugno di quest’anno il valore complessiv­o dello stock circolante a prezzi di mercato ha segnato un record, con circa 10 miliardi di dollari di controvalo­re.

Il bitcoin è la criptovalu­ta più nota e scambiata e in molti mercati vale da sola l’80% del totale. Ethereum, la seconda per diffusione, è nata con un progetto differente, cioè sia come moneta, sia come sistema per la gestione intelligen­te di contratti. Il 28 ottobre scorso, inoltre, il mondo delle monete virtuali si è ampliato con un nuovo player, potenzialm­ente in grado di cambiarne radicalmen­te lo scenario: Zcash. La caratteris­tica innovativa di questa nuova valuta è quella di essere totalmente anonima: mentre cioè in quelle tradiziona­li si è in grado di risalire a tutti gli account che l’hanno posseduta, anche se non identifica­ti da un nome e cognome ma solo da un codice, con questo nuovo sistema non sarebbe possibile. Con conseguent­i potenziali vantaggi per l’economia illegale, che potrebbe nascondere gli ingenti proventi da attività illecite nello spazio di una chiavetta usb e senza correre il rischio di lasciare traccia nel loro riciclaggi­o.

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