Le cifre in ballo
Quelle modalità di sbarco di Vanguard in Italia
Ormai ci siamo. Come anticipato su Plus24 del 9 settembre 2015, Vanguard è pronta a mettere piede in Italia. Dopo mesi di studio del mercato e periodiche visite sulla piazza finanziaria milanese, il colosso Usa del risparmio gestito è in procinto di annunciare l’uomo prescelto per guidare le attività del gruppo in Italia. Anche prima di fine anno. L’obiettivo è avviare l’operatività nel Belpaese nel primo semestre 2017. Secondo insistenti rumor nella short list sono rimasti due nomi che orbitano attorno al pianeta Etf. Entrambi, quindi,di estrazione molto vicina al modello di business della società fondata da John Bogle nel 1975. Gli uomini inviati da Vanguard per esplorare il mercato italiano inizialmente (ma poi sono tornati sui loro passi) hanno valutato anche profili provenienti da case d’investimento che propongono fondi a gestione attiva utilizzando la leva delle retrocessioni di commissioni per trovare varchi, poi da oliare, tra i diversi canali distributivi. Gli emissari del gigante Usa hanno poi capito di aver sbagliato indirizzo. Vanguard da sempre ha il suo core business nella gestione passiva (fondi indici ed Etf) a basso costo, dove non ci sono spazi per retrocessioni ai collocatori e alle piattaforme distributive. Ma al di là della persona che sarà scelta, che avrà comunque il suo peso sulla strategia da seguire, sarà interessante capire come Vanguard deciderà di approcciare il mercato italiano, con quali prodotti e con quali canali distributivi. La strategia di Vanguard non pone precisi obiettivi di raccolta: ci vorrà un anno, due, tre per raggiungere le masse critiche, poco importa. Una volta penetrati sul mercato italiano, sono sicuri di diventare tra i leader indiscussi. In fase di selezione hanno ribadito che non daranno target da raggiungere nell’immediato, neanche un budget di raccolta per il primo anno. La loro forza sta nella competitività in termini di costo dei prodotti, che dovrà essere veicolata attraverso una comunicazione mirata a fare “rumore”: più si parla di Vanguard e più il brand avrà la possibilità di affermarsi. La prima mossa sarà sicuramente quella di lanciare la loro gamma di Etf. L’idea è replicare in Italia il set di Etf già disponibili su Londra. Ma l’auspicato fragore si propagherà in maniera dirompente se in parallelo quoteranno a Piazza Affari anche i fondi comuni. Con i loro fondi indicizzati hanno un bel asso nella manica non tanto per generare volumi, almeno inizialmente, ma per il detonatore che innescherebbero imponendo anche ai colossi del settore di considerare il listino milanese finora snobbato. Il “rumore” per Vanguard sarebbe assicurato. E le stesse banche che oggi non consentono ai clienti di comprare le versioni meno dispendiose dei fondi in Borsa, dovranno giocoforza ricredersi, come hanno fatto in passato con gli Etf: se i clienti iniziano a chiedere a spron battuto i fondi quotati di Vanguard, non potranno continuare a ignorarli.