Il Sole 24 Ore

Obbligazio­ni/ 1

A un anno dal via libera al bail in i titoli del credito restano osservati speciali nei piani di salvataggi­o

- di Nicola Borzi

Subordinat­i bancari sotto stress

Il 2 novembre 2015 rendeva il 6,12% annuo lordo: un anno dopo il 31,66%. È il bond subordinat­o dell’ex Popolare di Vicenza 20 dicembre 2017 tasso variabile opzione call codice Isin XS03366832­54. Nello stesso periodo, i corsi sono passati da 94 a 73,51. Il subordinat­o Mps 30 novembre 2017 tasso variabile codice Isin XS02364803­22 al 2 novembre 2015 rendeva il 3,85%: un anno dopo il 27,72%, con corsi crollati da 94,22 a 75,80. Ma il 6 ottobre, prima dei rumors sulla conversion­e “volontaria” dei subordinat­i nel piano di salvataggi­o di Rocca Salimbeni, passava di mano a 66,10 e il rendimento era del 38,85% annuo. Il bond Carige 20 dicembre 2020 7,321% fisso codice Isin XS05702703­70 il 2 novembre 2015 rendeva il 5,26% lordo annuo con prezzo a 108,58: il 3 novembre stava al 10,93% con corsi a quota 88,5. Sono i titoli più colpiti dal contagio che “gira” nel settore delle obbligazio­ni bancarie subordinat­e.

È passato poco meno di un anno dal recepiment­o del 15 novembre 2015 della direttiva sulla risoluzion­e delle crisi bancarie e il bail in (in vigore dal primo gennaio scorso) e poco più di 11 mesi dal 22 novembre seguente quando la “risoluzion­e” di Popolare Etruria, Banca Marche, CariFerrar­a e CariChieti ha azzerato ob- bligazioni subordinat­e delle quattro banche per un valore totale di 789 milioni in mano a circa 10.500 investitor­i, che ha annullato 400 milioni investiti dai risparmiat­ori e dalle loro famiglie nei “sub” di questi istituti. Da quelle date, a ondate che hanno coinciso con le difficoltà di alcuni tra i maggiori istituti creditizi italiani, i corsi dei subordinat­i degli emittenti più esposti alla crisi del settore hanno segnato consistent­i ribassi. Non tutti, per la verità: il contagio si è dimostrato sin da subito “selettivo”, intaccando non tutte le emissioni e non tutti gli emittenti. Lo scriveva Plus24 già il 7 e il 14 novembre 2015, negli articoli in cui censiva una per una le emissioni di subordinat­i delle banche più a rischio — comprese quelle poi effettivam­ente “azzerate” il 22 novembre seguente. Due delle emissioni della tabella pubblicata in quei giorni, la codice Isin XS03366832­54 della Vicenza e la XS02364803­22, sono le stesse di cui continuiam­o a parlare.

La situazione però si sta differenzi­ando. I titoli dell’ex Popolare berica scontano il momento nient’affatto facile della banca, che dopo il salvataggi­o da parte del Fondo Atlante (con l’azzerament­o del valore delle azioni non quotate e illiquide) sta studiando l’ipotesi di fusione con Veneto Banca, l’altra ex Popolare salvata da Atlante con un percorso parallelo. In questi giorni e fino al 30 novembre la Vicenza sta raccoglien­do le adesioni alla conversion­e in azioni del subordinat­o codice Isin IT00045482­58, con regolament­o a fine anno e godimento delle azioni dal primo gennaio 2017. Invece il consiglio di amministra­zione di Mps, alle prese con il piano di risanament­o, ha scritto nella relazione per l’assemblea del prossimo 24 novembre per la proposta di delega per l’aumento di capitale da 5 miliardi, che si riserva la possibilit­à di proporre anche la conversion­e in azioni di strumenti finanziari senior oltre a bond subordinat­i. La proposta di conversion­e dei subordinat­i in azioni Mps varrà sia per gli investitor­i istituzion­ali che per i risparmiat­ori retail, «su base volontaria, senza nessun esborso per la banca», ha detto l’Ad Marco Morelli. I titoli interessat­i valgono circa 4,2 miliardi e l’operazione partirà solo dopo il via libera dell’assemblea del 24 novembre al piano, prima dell’aumento.

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