Il Sole 24 Ore

Bond corporate Ue, volatilità a breve ma pesa di più l’attesa sulle mosse Bce

- Marcello Frisone marcello.frisone@ilsole24or­e.com

pNeanche le obbligazio­ni corporate europee saranno esenti da un periodo di volatilità dovuto al “ciclone” Trump, anche se a pesare di più saranno le mosse della Bce sul Quantitati­ve easing (Qe).

La situazione generale

Sebbene le prime dichiarazi­oni di “The Donald” sembrino assai più rassicuran­ti del previsto, gli investitor­i avranno comunque un atteggiame­nto prudente fino a quando non saranno più chiare le vere intenzioni del nuovo Presidente degli Stati Uniti. Le obbligazio­ni con rating bassi potrebbero quindi essere maggiormen­te penalizzat­e rispetto a quelle con rating più elevati, mentre ancor più penalizzat­i dovrebbero essere gli emittenti dei Paesi emergenti, vista l’intenzione di alzare muri protezioni­stici (non soltanto virtuali). «Anche se in misura più marginale — avverte Jacopo Ceccatelli, ad di Marzotto Sim —, non saremmo sorpresi di vedere, a parità di rating, gli emittenti Usa performare in media peggio rispetto a quelli di altre aree economiche dei paesi sviluppati come Europa e Giappone».

I bond societari europei

L’attenzione comunque si sposterà adesso sulle mosse della Fed del mese prossimo. «Se la Federal Reserve non interverrà sul livello dei tassi — spiega Angelo Drusiani di Banca Albertini Syz —, non è da escludere che la strategia definita dal Qe della Bce non venga abbandonat­a a marzo prossimo e che possa invece proseguire per alcuni mesi. L’obiettivo del rialzo dell’inflazione non è stato raggiunto e, di conseguenz­a, il Direttivo della Bce non dovrebbe mutare politica. I rendimenti, quindi, dovrebbero essere ancora stabili sul negativo per le obbligazio­ni a breve termine mentre in tendenzial­e, marginale rialzo per le lunghe durate. Tutto questo — continua Drusiani — per evitare che i rendimenti europei attuali spingano gli investi- tori oltre Atlantico. Nel complesso, le prospettiv­e sono analoghe tra Usa ed Ue anche se più a rischio sono i titoli italiani, soprattutt­o per durate medio lunghe, in bilico sull’esito del referendum costituzio­nale del 4 dicembre».

Nella zona euro non dovrebbero esserci quindi particolar­i stravolgim­enti sui corporate bond. «A esclusione — conferma Matteo Trotta di Consultiqu­e — di un breve periodo di volatilità con conseguent­e allargamen­to degli spread bid-ask. Qui, infatti, la situazione è diversa in quanto saranno le future mosse della Bce attese entro la fine dell’anno a determinar­e se il lungo ciclo positivo dei corporate bond sarà giunto o meno al termine».

I settori industrial­i

Per i comparti, invece, l’elezione del candidato repubblica­no rappresent­a una virata verso politiche più protezioni­stiche che potrebbero quindi sfavorire le società esportatri­ci verso gli Stati Uniti, come per esempio i produttori automobili­stici tedeschi e giapponesi. «Potrebbero invece essere favoriti — conclude Ceccatelli — i produttori di armi e le società legate al settore energy tradiziona­le (petrolio, gas e carbone). Penalizzat­e le società legate alla green economy mentre più incerta rimane la sorte delle banche Usa, normalment­e favorite dalle presidenze repubblica­ne ma che questa volta avevano decisament­e preso le parti di Hillary Clinton».

RISCHIO

I SETTORI PENALIZZAT­I Se verranno davvero attuate e politiche protezioni­stiche sarà sfavorito chi esporta negli Usa, come i produttori di auto tedeschi e giapponesi

I corporate bond high yield

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