Bond corporate Ue, volatilità a breve ma pesa di più l’attesa sulle mosse Bce
pNeanche le obbligazioni corporate europee saranno esenti da un periodo di volatilità dovuto al “ciclone” Trump, anche se a pesare di più saranno le mosse della Bce sul Quantitative easing (Qe).
La situazione generale
Sebbene le prime dichiarazioni di “The Donald” sembrino assai più rassicuranti del previsto, gli investitori avranno comunque un atteggiamento prudente fino a quando non saranno più chiare le vere intenzioni del nuovo Presidente degli Stati Uniti. Le obbligazioni con rating bassi potrebbero quindi essere maggiormente penalizzate rispetto a quelle con rating più elevati, mentre ancor più penalizzati dovrebbero essere gli emittenti dei Paesi emergenti, vista l’intenzione di alzare muri protezionistici (non soltanto virtuali). «Anche se in misura più marginale — avverte Jacopo Ceccatelli, ad di Marzotto Sim —, non saremmo sorpresi di vedere, a parità di rating, gli emittenti Usa performare in media peggio rispetto a quelli di altre aree economiche dei paesi sviluppati come Europa e Giappone».
I bond societari europei
L’attenzione comunque si sposterà adesso sulle mosse della Fed del mese prossimo. «Se la Federal Reserve non interverrà sul livello dei tassi — spiega Angelo Drusiani di Banca Albertini Syz —, non è da escludere che la strategia definita dal Qe della Bce non venga abbandonata a marzo prossimo e che possa invece proseguire per alcuni mesi. L’obiettivo del rialzo dell’inflazione non è stato raggiunto e, di conseguenza, il Direttivo della Bce non dovrebbe mutare politica. I rendimenti, quindi, dovrebbero essere ancora stabili sul negativo per le obbligazioni a breve termine mentre in tendenziale, marginale rialzo per le lunghe durate. Tutto questo — continua Drusiani — per evitare che i rendimenti europei attuali spingano gli investi- tori oltre Atlantico. Nel complesso, le prospettive sono analoghe tra Usa ed Ue anche se più a rischio sono i titoli italiani, soprattutto per durate medio lunghe, in bilico sull’esito del referendum costituzionale del 4 dicembre».
Nella zona euro non dovrebbero esserci quindi particolari stravolgimenti sui corporate bond. «A esclusione — conferma Matteo Trotta di Consultique — di un breve periodo di volatilità con conseguente allargamento degli spread bid-ask. Qui, infatti, la situazione è diversa in quanto saranno le future mosse della Bce attese entro la fine dell’anno a determinare se il lungo ciclo positivo dei corporate bond sarà giunto o meno al termine».
I settori industriali
Per i comparti, invece, l’elezione del candidato repubblicano rappresenta una virata verso politiche più protezionistiche che potrebbero quindi sfavorire le società esportatrici verso gli Stati Uniti, come per esempio i produttori automobilistici tedeschi e giapponesi. «Potrebbero invece essere favoriti — conclude Ceccatelli — i produttori di armi e le società legate al settore energy tradizionale (petrolio, gas e carbone). Penalizzate le società legate alla green economy mentre più incerta rimane la sorte delle banche Usa, normalmente favorite dalle presidenze repubblicane ma che questa volta avevano decisamente preso le parti di Hillary Clinton».
RISCHIO
I SETTORI PENALIZZATI Se verranno davvero attuate e politiche protezionistiche sarà sfavorito chi esporta negli Usa, come i produttori di auto tedeschi e giapponesi
I corporate bond high yield