Confidi, finanziamenti avanti adagio nel 2016
pLa frenata dell’economia e le difficoltà delle Pmi si riverberano sull’universo dei consorzi fidi, che nel 2015 sperimentano un nuovo calo dei finanziamenti garantiti. Lo stock si riduce del 16% a 7,3 miliardi di euro, quasi la metà rispetto ai picchi del 2010.
Per le strutture confindustriali di Federconfidi lo scorso anno è stato complesso sotto più punti di vista, con una riduzione ancora maggiore per i flussi di nuovi finanziamenti, in calo di oltre un terzo a quota 1,5 miliardi di euro. Alla debolezza della domanda da parte delle imprese, visibile anche nei dati “macro” di Bankitalia, e alla crescente selettività nella concessione dei crediti, si aggiunge per il sistema un ricorso più massiccio da parte delle banche al Fondo Centrale di Garanzia, non a caso rifinanziato di recente dal Governo. «Si tratta di garanzie a ponderazione zero - spiega il presidente di Federconfidi Pietro Mulatero - che dunque dal lato bancario minimizzano l’assorbimento del capitale. Così, tuttavia, si perde l’effetto moltiplicatore che il nostro sistema può garantire. Credo però che le nuove procedure previste per il Fondo possano modificare la situazione, con un riequilibrio previsto già nel 2017».
La riduzione dell’attività ha tuttavia anche avuto effetti collaterali positivi, in particolare sulle partite a rischio. Le garanzie deteriorate in essere si riducono così per il sistema del 20% a quota 760 milioni, e in calo ancora maggiore sono le escussioni sulle posizioni garantite, praticamente dimezzate lo scorso anno a 56 milioni di euro.
«È un trend che verifichiamo anche nel 2016 - spiega Mulatero - e questo per il sistema è certamente un segnale positivo. Qualche indicazione interessante arriva anche dal lato dei finanziamenti erogati, che nei primi sei mesi invertono la rotta e tornano a crescere, con un peso maggiore in particolare per i finanziamenti a medio lungo-termine, legati non alla gestione del circolante ma agli investimenti».
La recessione che si è abbattuta sul paese a fine 2008 ha anche avuto l’effetto di semplificare il sistema, portando ad una drasti- ca riduzione degli “attori” in campo. Il sistema Federconfidi si compone oggi di 33 soggetti (tre in meno rispetto all’anno precedente), perimetro che i processi di aggregazione in dieci anni hanno quasi dimezzato. «Forse sono l’unico presidente che si rallegra per il calo degli iscritti - spiega Mulatero - ma in realtà credo sia una strada obbligata, da proseguire per costruire strutture sempre più efficienti».
Una necessità visibile anche nei dati economici del sistema, che vede costi operativi superiori alle entrate, queste ultime “azzoppate” anche dall’erraticità dei contributi pubblici. «Stiamo ancora aspettando i 240 milioni previsti dalle legge di Stabilità 2014. Risorse che - osserva Mulatero - vanno interamente a sostegno delle Pmi, non a finanziare poltrone. Il nostro sistema deve evolversi ma la sua validità è riconfermata dalle tante storie di impresa che ripartono grazie ai consorzi. Aziende che attraverso i confidi trovano i fondi per investire e ripartire, evitando la chiusura. Realtà magari sane, ma che non riescono a presentarsi in banca in modo adeguato e che devono poter contare su di noi, sul nostro ruolo di consulenti e facilitatori nell’accesso al credito».
IL 2015 Flussi giù del 35% ma si riducono anche le escussioni Mulatero (Federconfidi): «Sistema cruciale per aiutare le nostre Pmi a ripartire»