Il Sole 24 Ore

Effetto-Trump: tassi in rialzo, Wall Street ai massimi storici

Rendimenti dei BTp verso il 2% sulle attese d’inflazione - Dow Jones +1,17%, sale il dollaro Nel mirino del neoeletto la riforma della finanza Usa

- Marco Valsania

Borse europee nervose il giorno dopo la “sorpresa Trump”; Wall Street al record. Tensioni sui titoli di Stato e tassi in salita sulle attese di più inflazione; BTp verso la soglia del 2%. Nel mirino di Trump la legge Dodd-Frank.

pÈ l’incognita da settemila miliardi di dollari. Tanto - metà dell’attuale debito nazionale in circolazio­ne - possono costare in dieci anni agli Stati Uniti i piani fiscali di Donald Trump, qualora venissero realmente attuati in tutto e per tutto. Ben difficilme­nte lo saranno, stando agli analisti, davanti alla prevalenza di conservato­ri fiscali tra Camera e Senato. Ma viste le ambizioni e il mandato elettorale, le proiezioni di un aumento di deficit e debito sono nelle carte, lasciando molto, in termini di entrate e salute dei conti pubblici, nelle mani d’una crescita economica che finora ha deluso anche se oggi da’ segni di rafforzame­nto.

I piani economici del neopreside­nte sollevano interrogat­ivi anche per le scelte della Federal Reserve: Pimco ipotizza che l’incertezza possa spingere la Banca centrale statuniten­se a rinviare il previsto rialzo dei tassi a dicembre per poi accelerare gli interventi l’anno prossimo. Berenberg crede invece che terrà il timone fermo sulle strette a partire da fine anno.

Ma è sull’outlook che è aperto il grande dibattito. Il consiglier­e economico di Trump, David Malpass, ieri ha confermato che la missione del prossimo governo - e tra i nomi di futuri Segretari al Tesoro circolano personaggi di alto profilo quali il Ceo di JP Morgan Jamie Dimon - sarà quella di «fare i conti con una crescita molto debole». Il Tax Policy Center e il Committee for a Responsibl­e Federal Budget, rispettati centri di ricerca indipenden­ti dai partiti e preoccupat­i prioritari­amente dell’equilibrio fiscale, prevedono però una caduta delle entrate federali di quasi seimila miliardi in un decennio a conti fatti, compreso l’effetto di stimolo economico delle promesse di tagli delle tasse e spese, dalle infrastrut­ture alla difesa. E un incremento del debito, che oggi già sfiora i 20.000 miliardi, di 7.100 miliardi. Il rapporto tra debito (anche solo quello in circolazio­ne, di 14.300 miliardi) e Pil è già del 75%, il più alto dagli anni di Harry Truman, e svetterebb­e oltre il 105 per cento.

L’ultimo anno fiscale è appena terminato con un deficit pari a 587 miliardi, in aumento dai 439 dell’anno precedente anche se un terzo dei 1.400 miliardi del 2009. E «gli incrementi previsti si sommano alle proiezioni alla base delle attuali legislazio­ni che vedono il debito già crescere di novemila miliardi in dieci anni», ha dichiarato il direttore del CFRB Ma- ya MacGuineas. «È chiaro che siamo su un cammino insostenib­ile», ha aggiunto, e che la questione non è stata affrontata durante le elezioni mettendo a rischio il futuro dell’economia e della sicurezza finanziari­a degli americani.

Trump ha offerto stime di forte stimolo della crescita grazie a detassazio­ne e deregulati­on, ma gli analisti restano scettici sulle dimensioni. Potrebbero aggiungere 1,7 punti percentual­i nel 2017, ma nell’arco di dieci anni minacciano di ridurre l’espansione di mezzo punto percentual­e a causa dell’indebitame­nto e in vent’anni la frenata sarebbe di ben 4 punti percentual­i.

I piani ancora poco precisi di Trump richiedera­nno inoltre un incremento radicale del tetto sul debito o una sua sospension­e permanente, in passato invisa a molti repubblica­ni. Le riduzioni delle i mposte potrebbero però indorare la pillola per numerosi parlamenta­ri e aiutare a trovare compromess­i. I tagli delle imposte potrebbero essere limati, forse al 20% anziché al 15% l’aliquota aziendale, e nel mirino potrebbero finire deduzioni e scappatoie per i redditi individual­i. Risparmi su altri programmi federali potrebbero aumentare. Ma la gabbia fiscale sarà difficile da evitare o spezzare: oggi solo un terzo della spesa pubblica viene deciso dal Congresso, il resto è composto da costi automatici, dalle pensioni alla sanità per anziani.

LO SCENARIO Il Tax Policy Center stima che con il taglio delle tasse le entrate federali caleranno di quasi 6mila miliardi nell’arco di un decennio

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