Generali, utili a 1,6 miliardi Minali: «Target confermati»
Il direttore generale vede «prospettive buone» per il 2016
pI risultati di Generali nei nove mesi si sono rivelati leggermente sotto il consensus espresso dagli analisti ma hanno comunque registrato l’approvazione del mercato: dopo un balzo iniziale il titolo ha chiuso in leggero progresso dello 0,09% a 11,77 euro. Il via libera di Piazza Affari è arrivato perché i numeri presentati, in buona sostanza, hanno confermato «la solidità del modello di business» del gruppo, come ha sottolineato il direttore generale e cfo Alberto Minali ma soprattutto perché, come ha rilanciato il manager, «le prospettive dell’esercizio sono buone» e «i target non sono cambiati», soprattutto relativamente all’obiettivo di 5 miliardi di euro di dividendi cumulati al 2018. Nei nove mesi la compagnia ha totalizzato 1,6 miliardi di utile, in calo del 5,9% rispetto all’anno precedente e leggermente inferiore rispetto alle attese del mercato (1,7 miliardi). A settembre il risultato operativo non ha deluso attestandosi a 3,6 miliardi (-5,6%) a fronte di premi complessivi per 52,1 miliardi (erano stati 54,2 miliardi a settembre 2015). In particolare, il giro d’affari del segmento danni è salito dell’1,5% a 15,6 miliardi per un combined ratio al 92,4%. Quanto al Vita, i ricavi sono scesi del 4,5% a 36,5 miliardi. In questo contesto Generali ha registrato un Economic Solvency Ratio al 188%.
pQuando manca poco più di una settimana all’incontro con la comunità finanziaria per l’aggiornamento sullo stato dell’arte del piano, con il mercato che immagina un ulteriore intervento in termini di contenimento dei costi e quindi di razionalizzazione della struttura, Generali alza il velo sui conti dei nove mesi. Risultati che si sono rivelati leggermente sotto il consensus espresso dagli analisti ma che hanno comunque registrato l’approvazione del mercato: il titolo dopo essere balzato di oltre il 2% superando quota 12 euro ha chiuso in leggero progresso dello 0,09% a 11,77 euro. Il via libera di Piazza Affari è arrivato perché i numeri presentati, in buona sostanza, hanno confermato «la solidità del modello di business» del gruppo, come ha sottolineato il direttore generale e cfo Alberto Minali, sebbene la società si stia muovendo, come tutto il settore, in uno scenario particolarmente avverso. In ragione di ciò, «la redditività operativa annualizzata, che riflette il rallentamento registrato nell’ultimo trimestre del 2015, sarà a fine anno in linea con i target di piano», ha aggiunto Minali. «Le prospettive dell’esercizio sono buone. Mi sento di poter dire che il gruppo marcia come da piano», ha rilanciato il manager che ha quindi assicurato che «i target non sono cambiati», soprattutto relativamente all’obiettivo di 5 miliardi di euro di dividendi cumulati al 2018. «Non c’è nessuna novità sull’utile e sui dividendi scostata dal progetti industriale», ha ribadito Minali, sgombrando il cmapo da ogni perplessità in vista dell’investor day del 23 novembre.
Nei nove mesi la compagnia ha totalizzato 1,6 miliardi di utile, in calo del 5,9% rispetto al- l’anno precedente e leggermente inferiore rispetto alle attese del mercato (1,7 miliardi). Nel solo trimestre, però, i profitti sono balzati del 6,4% e da gennaio a settembre il risultato operativo non ha deluso attestandosi a 3,6 miliardi (-5,6%) a fronte di premi complessivi per 52,1 miliardi (erano stati 54,2 miliardi a settembre 2015). In particolare, il giro d’affari del segmento danni è salito dell’1,5% a 15,6 miliardi. Ma soprattutto, il settore, ha spiegato Minali, è ancora particolarmente redditizio per le Generali. Il combined ratio di periodo si infatti è attestato al 92,4% mentre i competitor vedono l’indicatore, nella gestione corrente, ormai prossimo al 100%. Il dato espresso da Trieste sarebbe il frutto del contenimento dell’expense ratio a fronte di un incremento, dettato da dinamiche cicliche, del loss ratio. Inoltre, aspetto ancora più rilevante, Minali ha confermato che la pressione sulle tariffe delle polizze Rc Auto sta lentamente scemando e l’attesa, per i prossimi mesi, è di un incremento del prezzo dei premi. E questo può essere un aspetto positivo per il gruppo considerato che nei nove mesi Generali ha segnato un aumento della raccolta nel comparto auto del 3,3%, balzo che ha trainato il danni.
Quanto al Vita, il giro d’affari è sceso del 4,5% a 36,5 miliardi. Ma le azioni di ricalibrazione sulle garanzie e sui prodotti, assieme a un più favorevole business mix, hanno comportato una più elevata redditività, con un margine della nuova produzione (New Business Margin) al 25,3% dal 20% di settembre 2015).
E in questo contesto Generali ha registrato un Economic Solvency Ratio, che rappresenta la visione economica del capitale del gruppo ed è calcolato applicando il modello interno all’intero perimetro, si è posizionato al 188% (202% a fine 2015). Il Regulatory Solvency Ratio – che rappresenta la visione regolamentare del capitale del gruppo e si basa sull’utilizzo del modello interno unicamente per le compagnie che hanno ottenuto la relativa approvazione da parte dell’Ivass, e sulla Standard Formula per le altre compagnie, è risultato pari a 159% (171% a fine 2015).
Quanto a tutto il resto, Minali ha fatto sapere che si aspetta, dal recente terremoto, un impatto complessivo pari a quello del sisma a L’Aquila anche se è a oggi la stima si aggira attorno ai 16 milioni. All’epoca l’ammontare finale aveva sfiorato i 100 milioni.
Nel mirino degli analisti sono poi finiti i rapporti, intesi come partecipazioni azionarie o altro, con le banche. Rispetto a ciò, «l’esposizione - ha spiegato Minali - è inferiore all’1% del totale degli attivi»(485,2 miliardi gli investimenti complessivi Generali a fine settembre). E di questi, «circa il 40% è legata a bond subordinati di banche». L’interesse è evidentemente per la posizione che Generali potrebbe assumere nell’eventuale conversione dei subordinati Mps. «Siamo in una fase di estrema attenzione da un lato e di attendismo dall’altro. Aspettiamo di capire la conversione dei bond e soprattutto le ipotesi economiche della conversione», ha concluso Minali.
IL CASO MPS Il vertice: «Aspettiamo di capire la conversione dei bond e soprattutto le ipotesi economiche della conversione»