Nafta in cima alla lista degli accordi a rischio
Preoccupano l’agenda commerciale e la stretta sui migranti
La telefonata di congratulazioni del presidente Enrique Pena Nieto a Donald Trump, i toni concilianti di entrambi e la speranza (dei messicani) di un rapporto più dialogico possibile. Quello tra Stati Uniti e Messico. Il day after, a sud del Rio Bravo, lungo i 3000 chilometri di confine tra Nord America e America Latina è trascorso tra inquietudine e speranza.
La presidenza Trump ha individuato in due capitoli, protezionismo e migrazione, la centralità del programma annunciato in campagna elettorale. Che succederà? Il 20 gennaio (giorno dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca) ci saranno delle svolte radicali nella politica internazionale della regione? Non ci sono certezze al riguardo. L’unica concerne i trattati commerciali. «Questi accordi sono sfavorevoli agli Stati Uniti e andranno riscritti»: così ha dichiarato Trump nelle ultime settimane.
Il Nafta (area di libero scambio tra Stati Uniti, Canada e Messico) è il primo della lista: dal 1994 a oggi, secondo Trump, gli Stati Uniti hanno incassato perdite economiche e disagi sociali. « Non ci conviene più ». Trump, oltre a rinegoziare il Nafta, vorrebbe il ritiro degli Usa del partenariato transpacifico (Tpp).
Poi rilancerà il progetto dell’oleodotto Keystone XL al quale il presidente Barack Obama aveva messo il veto nel febbraio 2015 e annullerà i contributi di miliardi di dollari promessi alle Nazioni Unite per i programmi di lotta ai cambiamenti climatici.
L’immigrazione è l’altro tema caldo. Trump ha usato toni durissimi: i 5 milioni di messicani che vivono attualmente negli Usa come immigrati irregolari (la metà del totale) dovranno essere espulsi dagli Stati Uniti, che poi faranno rientrare «solo quelli buoni». La situazione è talmente delicata che il presidente Enrique Pena Nieto non ha menzionato nessuno dei potenziali punti di scontro nel suo messaggio di congratulazioni al nuovo inquilino della Casa Bianca, limitandosi a confermare la sua «disponibilità a lavorare insieme a favore del nostro rapporto bilaterale».
Il primo ramoscello d’ulivo, lo porge Pena Nieto: l’altro ieri sera, in un discorso trasmesso in tv, ha rilanciato: «Abbiamo concordato di aver bisogno di lavorare per una relazione di fiducia, perché i nostri Paesi sono importanti l’uno per l’altro. Se le cose negli Stati Uniti vanno bene, il Messico starà bene e viceversa».
PRIMI CONTATTI Il presidente messicano Pena Nieto ha telefonato a Trump per congratularsi: toni concilianti nella speranza di instaurare un dialogo