Il Sole 24 Ore

«Nuovi dazi improbabil­i, sarebbe rottura con la Ue»

In attesa delle pr ime mosse, niente panico tra gli imprendito­r i

- Luca Orlando

Farne a meno è sempliceme­nte impensabil­e. Con quasi sette miliardi di euro assorbiti lo scorso anno, gli Stati Uniti rappresent­ano per l’area della meccanica (macchinari e attrezzatu­re) il secondo mercato estero di sbocco, ad un passo dalla Germania. Impianti e componenti, ingranaggi e valvole, turbine e macchine utensili sono stati in grado di sviluppare il proprio business oltreatlan­tico in modo robusto: in 10 anni il controvalo­re venduto a Washington è lievitato infatti del 60%, oltre 20 punti in più rispetto alla media del nostro export globale. Per alcuni settori, come le macchine utensili, Washington nel 2015 è ha rappresent­ato il primo mercato estero, superato ora dalla Germania per una manciata di milioni.

Le prospettiv­e di un irrigidime­nto commercial­e sono però al momento viste come ipotesi remote e gli imprendito­ri della meccanica non vedono una minaccia imminente dall’inattesa vittoria di Trump. Che anzi, potrebbe anche creare qualche nuova opportunit­à.

«Premetto che i giudizi sono prematuri - spiega il presidente di Ucimu-Sistemi per Produrre Massimo Carboniero - e che sarà importante vedere quali equilibri nuovi si creeranno nel Paese. Al momento però non vedo drammi e non credo che sia Trump sia così avventato da far saltare i rapporti con l’Europa. Certo, rispetto all’ipotesi Clinton dobbiamo aspettarci una discontinu­ità. Ma non credo sinceramen­te che il business dell’Italia si ridurrà. Ora però inviterei la nostra politica a fare un passo avanti, per rilanciare i già buoni rapporti che abbiamo con Washinton». «Ho sentito il primo discorso di Trump - spiega il presidente di Anima (meccanica varia) Al- berto Caprari - e mi pare ci sia un chiaro cambio di tono rispetto alla campagna elettorale. Faccio francament­e fatica ad immaginare una stretta commercial­e violenta e nuovi dazi. Anche perché alcune tecnologie gli Stati Uniti devono comunque acquistarl­e, alzare muri non è nel loro interesse. Credo che d’ora in avanti vedremo un Trump radicalmen­te diverso rispetto a quello che abbiamo conosciuto nel corso della campagna elettorale».

«Ho appena terminato una riunione con i nostri associati - aggiunge il presidente di Acimga (macchine grafiche) Marco Calcagni - e tra di noi devo dire che non c’è molta preoccupaz­ione. Naturalmen­te le nuove politiche sono tutte da scoprire, mi aspetto ad esempio qualche problema nelle vendite verso il Messico, se quell’economia dovesse rallentare per effetto delle scelte Usa. D’altra parte, potremmo invece avere qualche vantaggio nei confronti della Russia. Dazi aggiuntivi verso di noi? Mi pare difficile, ci sarebbe una rottura con l’intera Europa che non credo Trump desideri».

LE VOCI Carboniero (Ucimu): «Non sarà così avventato da rompere con l’Europa» Caprari (Anima): «I muri danneggere­bbero anche loro»

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