Nato, timori europei sui costi
Il neo presidente aveva criticato l’eccessivo impegno finanziario degli Stati Uniti
La protezione della Nato, in caso di aggressione a uno dei suoi Stati membri, dovrebbe essere condizionata all’aumento della spesa per la difesa da parte dei Paesi, 23 su 28, che attualmente spendono troppo poco. Il neo presidente americano ha dedicato parole molto dure, da candidato, alla futura politica sull’Alleanza Atlantica, in un momento di gravi tensioni tra l’Occidente e la Russia. Ha ripetuto che Washington non può sopportare la maggior parte delle spese: l’alleanza, ha detto, «è scorretta economicamente per noi statunitensi perché aiuta di più gli altri membri mentre noi paghiamo una quota sproporzionata».
La Nato è uno dei capitoli più spinosi che agitano il post election-day in Europa. Una spina che potrebbe però contribuire a rilanciare i piani di difesa comune europea. Il primo governo a uscire allo scoperto sulla delicata questione, a poche ore dai risultati, è stato quello tedesco. Lo ha fatto il ministro della Difesa, Ursula von der Leyen: «Anche noi europei sappiamo ovviamente, comepartnerdellaNato,cheDonald Trump da presidente chiederà “che fate voi per l’Alleanza”?. Ma anche noi - ha proseguito - chiediamo “come vi ponete nei confronti dell’Alleanza?”».
Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha parlato dal quartier generale di Bruxelles. «La Nato è importante per la sicurezza collettiva in Europa ma lo è anche per gli Stati Uniti, tanto che l’unica volta che è stato invocato l’articolo 5 per la difesa collettiva è stato dopo l’attacco all’America dell’11 settembre 2001 per approvare l’intervento in Afghanistan». Alcuni ex generali inglesi, già a capo di esercito e Raf, si sono spinti ad avanzare dubbi sulla tenuta dell’articolo 5 sulla solidarietà automatica in caso di aggressioni fino a ipotizzareun’Americadispostaasganciarsi dalla Nato.
Più fiduciosa il ministro della Difesa Roberta Pinotti, secondo la quale «gli Usa, così come l’Europa, hanno bisogno di un’alleanza forte e coesa e le prime parole dimostrano che Trump avrà un atteggiamento diverso» rispetto a quanto aveva detto in campagna elettorale. L’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini ha ribadito, ieri, che dal lato militare l’Unione non può sempre fare «totale affidamento» solo sugli amici americani perché «non sarebbe realistico né giusto». E ha aggiunto che «una relazione sana con gli Stati Uniti ha bisogno di un’Europa della difesa forte».
Nel clima di nuova Guerra Fredda creato dall’invasione della Crimea da parte della Russia, l’Alleanza ha deciso di rafforzare la presenza militare in alcuni paesi baltici mentre Mosca ha posizionato armi nell’enclave russa di Kaliningrad, incuneata nell’Unione europea, tra Polonia e Lituania. Al vertice Nato di Varsavia del luglio scorso, i paesi membri hanno deciso l’invio di un contingente di 5mila soldati in Lettonia, 150 dei quali italiani. Hanno anche preso atto che le linee guida dell’Alleanza, di dedicare almeno il 2% del Pil alla spesa militare, sono state raggiunte da cinque paesi. Su un totale di ventotto. Si tratta di Stati Uniti, Gran Bretagna, Grecia, Polonia ed Estonia. La media dell’Europa più Turchia è pari all’1,43% del Pil mentre gli Usa destinano in difesa il 3,62%.
Con questi numeri, difficile pensare che Donald Trump non cerchi di cambiare qualcosa. Perciò a Bruxelles, dove ieri si è discusso di sanzioni alla Russia, alcuni funzionari citati da Reuters hanno sottolineato che le sanzioni non dovrebbero essere una priorità per il miliardario neopresidente mentre più vitale perlaUeèilfuturodeilegamicon l’Alleanza Atlantica. «La questione più importante è cosa Trump farà con la Nato poiché ciò ha ripercussioni enormi per l’intera sicurezza europea, comprese le relazioni con la Russia».