I Baltici ostentano fiducia: Usa fedeli agli impegni
Il fronte nordor ientale dell’Alleanza
Tra i più preoccupati del “disimpegno” ipotizzato da Donald Trump nei confronti della Nato ci sono i Paesi Baltici, che temono di perdere un sostegno fondamentale di fronte alla minaccia dell’espansionismo russo, percepita come più concreta dopo l’annessione della Crimea e la crisi in Ucraina.
I maggiori timori arrivano da Lettonia e Lituania che – a differenza dell’Estonia – non raggiungono il target di una spesa per la difesa pari almeno al 2% del Pil, sebbene si siano impegnate a farlo entro il 2018. «Spero che la retorica sulla difesa e sulla Russia fosse solo parte della campagna elettorale», ha sottolineato Saulius Skvernelis, probabile primo ministro lituano dopo le ultime elezioni. Il premier lettone, Maris Kucinskis, ha detto di aspettarsi che l’impegno Usa nella regione non cambierà, mentre il presidente Raimonds Vejonis si è dichiarato fiducioso che gli Stati Uniti rispetteranno gli impegni concordati in sede Nato, che prevedono l’invio di 4mila uomini nei Baltici e in Europa orientale l’anno prossimo.
In Estonia - dove pure il ministro della Difesa Hannes Hanso aveva ribadito mercoledì che la relazione con gli Stati Uniti è fondata sulle istituzioni e non sulle singole personalità – le preoccupazioni inaugurate dal nuovo corso americano si incrociano con una crisi di governo che ha portato alle dimissioni del premier Taavi Roivas e con la prospettiva dell’ingresso nel nuovo esecutivo del Partito di Centro, storicamente filorusso (nel Paese c’è una forte minoranza russofona). E sebbene l’avvicendamento al vertice del Centro, con l’uscita di scena del leader Edgar Savisaar (legato al partito Russia Unita di Vladimir Putin), abbia portato il gruppo politico su posizioni meno distanti da quelle tradizionali della politica estone, l’ipotesi suscita qualche perplessità