Moscovici: da Usa nuova sveglia, ora riforme per una crescita equa
L’elezione di Donald Trump ha fatto suonare nel Vecchio Continente «una sveglia». È la seconda volta, dopo Brexit: «Tanta gente si sente lasciata ai margini della globalizzazione, tagliata fuori, in disparte, senza incassare la propria parte». «Dobbiamo imparare una lezione, dall’elezione di Trump», che è quella data dell’impatto della «diseguaglianza». E questo prima che ne squillino altre, di sveglie, «in Francia, in Italia, o anche in Germania». È così che il commissario Ue agli Affari monetari, Pierre Moscovici, ha commentato ieri l’esito delle elezioni presidenziali americane.
Conversando con alcuni giornalisti a Bruxelles a margine di un seminario sulle riforme strutturali, ha sottolineato tutti i motivi per i quali l’ Unione deve muoversi più unita, deve fare di più e meglio, per prendersi cura di chi si sente emarginato dal processo della globalizzazione. «Altrimenti - ha ammonito - non faremo che accrescere le distanze tra persone, i loro governi e le cosiddette élites». Contrastare questa tendenza è fondamentale perché altrimenti l’Europa rischia di «perdere». Moscovici crede fermamente che la strada maestra sia quella di portare avanti una seconda generazione di riforme strutturali, le riforme 2.0 che sono mirate al capitale umano, vuol dire innovazione, formazione, istruzione ma anche più concorrenza per accrescere la produttività. E affiancare a questo una politica di «investimenti e di bilancio responsabile, per rafforzare la crescita economica e assicurare che i frutti di questa ripresa siano distribuiti in modo più ampio ed equo tra i nostri cittadini». Quella europea «è una società aperta, deve difendere il suo modello basato sulla diversità culturale, non deve abbandonare il suo modello sociale. E deve comunicare meglio le politiche fiscali, sulle tasse e sul sociale, e farsi carico delle richieste della sua gente che chiede ora la difesa comune europea e la gestione del problema dei rifugiati».
Con Donald Trump, «che fino a ieri era un candidato, e oggi è l’uomo più potente del mondo, dovremo lavorare», ha detto Moscovici. La parola protezionismo non viene neppure pronunciata, non è chiaro il programma di Trump che punta anche molto sulla crescita e sulle liberalizzazioni. L’Europa continua a crede- re nel libero scambio, nel commercio aperto. E sono questi i valori che continuerà a portare avanti. «Dobbiamo puntare su un’Europa migliore, altrimenti perdiamo» ha detto convinto Moscovici.
«Non c’è una soluzione miracolosa contro il populismo se non quella di affrontare le diseguaglianze e le divisioni presenti nella nostra società, per innalzare lo standard di vita e la prosperità di tutti gli europei» ha aggiunto, sbottando: «Non voglio vedere Marine Le Pen salire al potere».
Moscovici, incalzato dai giornalisti dei Paesi periferici che soffrono per l’alta disoccupazione e i freni alla spesa e il rigore sui conti, si è difeso sostenendo che «molti Paesi si lamentano perché Bruxelles è diventata troppo morbida, troppo flessibile». Ha colto l’occasione per rimarcare che «le regole vanno sempre rispettate» e che «la Commissione ha sempre ragione sui numeri». Ha però anche detto che le regole autorizzano anche la flessibilità riconosciuta a chi fa riforme strutturali, investimenti e attraversa un ciclo economico negativo. Inoltre la qualità della spesa è fondamentale. «Negli ultimi anni sono stati fatti progressi nel consolidamento della finanza pubblica, ma dal 2008 il rapporto tra il debito e il prodotto della Ue è cresciuto del 30%» ha ricordato il commissario. «Sono considerato un diavolo socialista da alcuni di voi, altri di voi mi considerano troppo rigido. Vi assicuro, però, che questa Commissione non prenderà mai una decisione contro le regole. Garantisco: le regole vanno rispettate ma anche applicate con intelligenza».
SOLUZIONI «Contro il populismo la risposta è affrontare le diseguaglianze e le divisioni presenti nella nostra società»