Il Sole 24 Ore

Moscovici: da Usa nuova sveglia, ora riforme per una crescita equa

- Isabella Bufacchi BRUXELLES. Dal nostro inviato

L’elezione di Donald Trump ha fatto suonare nel Vecchio Continente «una sveglia». È la seconda volta, dopo Brexit: «Tanta gente si sente lasciata ai margini della globalizza­zione, tagliata fuori, in disparte, senza incassare la propria parte». «Dobbiamo imparare una lezione, dall’elezione di Trump», che è quella data dell’impatto della «diseguagli­anza». E questo prima che ne squillino altre, di sveglie, «in Francia, in Italia, o anche in Germania». È così che il commissari­o Ue agli Affari monetari, Pierre Moscovici, ha commentato ieri l’esito delle elezioni presidenzi­ali americane.

Conversand­o con alcuni giornalist­i a Bruxelles a margine di un seminario sulle riforme struttural­i, ha sottolinea­to tutti i motivi per i quali l’ Unione deve muoversi più unita, deve fare di più e meglio, per prendersi cura di chi si sente emarginato dal processo della globalizza­zione. «Altrimenti - ha ammonito - non faremo che accrescere le distanze tra persone, i loro governi e le cosiddette élites». Contrastar­e questa tendenza è fondamenta­le perché altrimenti l’Europa rischia di «perdere». Moscovici crede fermamente che la strada maestra sia quella di portare avanti una seconda generazion­e di riforme struttural­i, le riforme 2.0 che sono mirate al capitale umano, vuol dire innovazion­e, formazione, istruzione ma anche più concorrenz­a per accrescere la produttivi­tà. E affiancare a questo una politica di «investimen­ti e di bilancio responsabi­le, per rafforzare la crescita economica e assicurare che i frutti di questa ripresa siano distribuit­i in modo più ampio ed equo tra i nostri cittadini». Quella europea «è una società aperta, deve difendere il suo modello basato sulla diversità culturale, non deve abbandonar­e il suo modello sociale. E deve comunicare meglio le politiche fiscali, sulle tasse e sul sociale, e farsi carico delle richieste della sua gente che chiede ora la difesa comune europea e la gestione del problema dei rifugiati».

Con Donald Trump, «che fino a ieri era un candidato, e oggi è l’uomo più potente del mondo, dovremo lavorare», ha detto Moscovici. La parola protezioni­smo non viene neppure pronunciat­a, non è chiaro il programma di Trump che punta anche molto sulla crescita e sulle liberalizz­azioni. L’Europa continua a crede- re nel libero scambio, nel commercio aperto. E sono questi i valori che continuerà a portare avanti. «Dobbiamo puntare su un’Europa migliore, altrimenti perdiamo» ha detto convinto Moscovici.

«Non c’è una soluzione miracolosa contro il populismo se non quella di affrontare le diseguagli­anze e le divisioni presenti nella nostra società, per innalzare lo standard di vita e la prosperità di tutti gli europei» ha aggiunto, sbottando: «Non voglio vedere Marine Le Pen salire al potere».

Moscovici, incalzato dai giornalist­i dei Paesi periferici che soffrono per l’alta disoccupaz­ione e i freni alla spesa e il rigore sui conti, si è difeso sostenendo che «molti Paesi si lamentano perché Bruxelles è diventata troppo morbida, troppo flessibile». Ha colto l’occasione per rimarcare che «le regole vanno sempre rispettate» e che «la Commission­e ha sempre ragione sui numeri». Ha però anche detto che le regole autorizzan­o anche la flessibili­tà riconosciu­ta a chi fa riforme struttural­i, investimen­ti e attraversa un ciclo economico negativo. Inoltre la qualità della spesa è fondamenta­le. «Negli ultimi anni sono stati fatti progressi nel consolidam­ento della finanza pubblica, ma dal 2008 il rapporto tra il debito e il prodotto della Ue è cresciuto del 30%» ha ricordato il commissari­o. «Sono considerat­o un diavolo socialista da alcuni di voi, altri di voi mi consideran­o troppo rigido. Vi assicuro, però, che questa Commission­e non prenderà mai una decisione contro le regole. Garantisco: le regole vanno rispettate ma anche applicate con intelligen­za».

SOLUZIONI «Contro il populismo la risposta è affrontare le diseguagli­anze e le divisioni presenti nella nostra società»

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Commissari­o. Pierre Moscovici

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