Formazione 4.0 per rispondere alle esigenze dei nuovi mestieri
Che lo sforzo degli ultimi governi per rilanciare il dialogo tra istruzione e mondo delle imprese sia stato fondamentale lo si comprende ascoltando studenti e imprenditori. Basta sentire le parole dei ragazzi dopo aver “assaporato”, per qualche settimana, gli «odori» e il «sapore» della fabbrica; o l’«orgoglio» dei responsabili delle aziende, soprattutto quelle più piccole, dopo aver aiutato la scuola del territorio a rafforzare le competenze degli alunni, e poi, in diversi casi, assumendo anche qualcuno di questi giovani nei propri stabilimenti.
Il reale significato dell’alternanza scuola-lavoro e del tentativo di accorciare la transizione tra i banchi e il posto di impiego è tutto qui, e va raccontato in concreto per apprezzarne le potenzialità: oggi in Italia ci vogliono ancora 13,9 mesi di tempo dalla conquista del diploma alla firma del primo contratto; e se si pensa che al titolo terziario ci si arriva, in media, a 26-28 anni d’età, è lampante che qualcosa non funziona. Soprattutto se continuiamo ad avere un tasso di disoccupazione giovanile al 37,1% (peggio di noi solo Spagna e Grecia - e lontani anni luce dalla Germania, stabile al 6,8%); che appare quasi paradossale se, visto dall’altro lato della medaglia, si contano ancora circa 60mila profili l’anno che le aziende fanno fatica a trovare per il mismatch tra competenze possedute dal ragazzo e abilità richieste nei colloqui di lavoro.
Bene quindi aver avviato una strada italiana alla “formazione duale”; ma adesso è decisivo accelerare il passo considerato che siamo entrati nella dimensione di una Industria 4.0, ed è sempre più necessaria, pertanto, un’alternanza 4.0. Cosa significa? Che entrambi i mondi, la scuola e l’impresa, si dovranno rimboccare le maniche per disegnare assieme un percorso utile agli studenti a rafforzare saperi e compentenze, per essere, come ripetuto ieri all’Orientagiovani di Confindustria, «connessi, creativi, competenti e competitivi». Si tratta di entrare in un nuovo mondo, e con paradigmi tutti da scoprire: con la rivoluzione informatica le macchine sostituivano le persone, con il «4.0» saranno le persone chiamate a dialogare con le macchine. E per questo c’è bisogno di formazione di qualità per rispondere alle esigenze dei nuovi mestieri, che sono quelli di cui ha (e avrà) sempre più bisogno l’industria del futuro, e molti dei quali passano dall’istruzione tecnica. Certo, si tocca un nervo scoperto, ma non ci si può girare dall’altra parte: la realtà evidenzia che abbiamo eccellenti istituti tecnici, ma spesso sconosciuti, o quasi, a famiglie e studenti. E, cosa ancor più grave, persino alle scuole medie, dove l’orientamento è del tutto assente. Alternanza 4.0 vuol dire anche, e in particolar modo, rilancio dell’istruzione tecnica, che, non dimentichiamolo, negli anni 5060 ha aiutato l’Italia a ripartire.