Il Sole 24 Ore

Formazione 4.0 per rispondere alle esigenze dei nuovi mestieri

- Claudio Tucci

Che lo sforzo degli ultimi governi per rilanciare il dialogo tra istruzione e mondo delle imprese sia stato fondamenta­le lo si comprende ascoltando studenti e imprendito­ri. Basta sentire le parole dei ragazzi dopo aver “assaporato”, per qualche settimana, gli «odori» e il «sapore» della fabbrica; o l’«orgoglio» dei responsabi­li delle aziende, soprattutt­o quelle più piccole, dopo aver aiutato la scuola del territorio a rafforzare le competenze degli alunni, e poi, in diversi casi, assumendo anche qualcuno di questi giovani nei propri stabilimen­ti.

Il reale significat­o dell’alternanza scuola-lavoro e del tentativo di accorciare la transizion­e tra i banchi e il posto di impiego è tutto qui, e va raccontato in concreto per apprezzarn­e le potenziali­tà: oggi in Italia ci vogliono ancora 13,9 mesi di tempo dalla conquista del diploma alla firma del primo contratto; e se si pensa che al titolo terziario ci si arriva, in media, a 26-28 anni d’età, è lampante che qualcosa non funziona. Soprattutt­o se continuiam­o ad avere un tasso di disoccupaz­ione giovanile al 37,1% (peggio di noi solo Spagna e Grecia - e lontani anni luce dalla Germania, stabile al 6,8%); che appare quasi paradossal­e se, visto dall’altro lato della medaglia, si contano ancora circa 60mila profili l’anno che le aziende fanno fatica a trovare per il mismatch tra competenze possedute dal ragazzo e abilità richieste nei colloqui di lavoro.

Bene quindi aver avviato una strada italiana alla “formazione duale”; ma adesso è decisivo accelerare il passo considerat­o che siamo entrati nella dimensione di una Industria 4.0, ed è sempre più necessaria, pertanto, un’alternanza 4.0. Cosa significa? Che entrambi i mondi, la scuola e l’impresa, si dovranno rimboccare le maniche per disegnare assieme un percorso utile agli studenti a rafforzare saperi e compentenz­e, per essere, come ripetuto ieri all’Orientagio­vani di Confindust­ria, «connessi, creativi, competenti e competitiv­i». Si tratta di entrare in un nuovo mondo, e con paradigmi tutti da scoprire: con la rivoluzion­e informatic­a le macchine sostituiva­no le persone, con il «4.0» saranno le persone chiamate a dialogare con le macchine. E per questo c’è bisogno di formazione di qualità per rispondere alle esigenze dei nuovi mestieri, che sono quelli di cui ha (e avrà) sempre più bisogno l’industria del futuro, e molti dei quali passano dall’istruzione tecnica. Certo, si tocca un nervo scoperto, ma non ci si può girare dall’altra parte: la realtà evidenzia che abbiamo eccellenti istituti tecnici, ma spesso sconosciut­i, o quasi, a famiglie e studenti. E, cosa ancor più grave, persino alle scuole medie, dove l’orientamen­to è del tutto assente. Alternanza 4.0 vuol dire anche, e in particolar modo, rilancio dell’istruzione tecnica, che, non dimentichi­amolo, negli anni 5060 ha aiutato l’Italia a ripartire.

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