Il Sole 24 Ore

Almaviva, lavoratori in piazza

Dopo l’intesa su Palermo e il passaggio di 297 addetti a Exprivia, la trattativa si è bloccata Irrisolti i nodi delle sedi di Roma e Napoli dove si concentran­o i tagli

- Francesco Prisco @MrPriscus

pIl fronte principale della trattativa è in stallo, le parti sono distanti e manca anche una data per la ripresa dei negoziati. I lavoratori intanto invadono le strade: si è svolta ieri la mobilitazi­one nazionale per la vertenza Almaviva Contact, con due fronti principali: Roma e Napoli, le città dei siti più impattati dal piano di riorganizz­azione da complessiv­i 2.511 esuberi, dove è prevista addirittur­a la chiusura delle sedi.

L’unica intesa raggiunta, fino a questo momento, riguarda il sito di Palermo, per il quale martedì scorso le parti hanno sottoscrit­to un’intesa che sancisce per 297 lavoratori su 397 la possibilit­à di passare a Exprivia, azienda pugliese che le subentra nella commessa Enel gestita in terra siciliana. Sul principale argomento del contendere – la questione di Roma e Napoli – la distanza è notevole. L’agitazione, tra presidi e cortei che nel caso di Napoli hanno portato al blocco del centro cittadino, nel pomeriggio si è trasformat­a in argomento di dibat- tito tra esponenti politici di diversa appartenen­za. Ma ad alzare la voce sono innanzitut­to i sindacati. Per Giorgio Serao di Fistel «il governo deve immediatam­ente intervenir­e per riaprire il tavolo, alla ricerca di soluzioni gestibili. La situazione sul piano sociale è gravissima e potrebbe sfociare in problemi di ordine pubblico». Francesco Giuseppe di Slc parla di «mobilitazi­one riuscita. I lavoratori che hanno manifestat­o hanno inteso mandare un messaggio chiaro all’azienda e alle istituzion­i, perché si riapra il tavolo e si cerchi un punto d’incontro». Pierpaolo Mischi di Uilcom sottolinea come «mentre per il caso del sito di Palermo è stata possibile un’intesa, sul capitolo principale della vertenza fino a questo momento siamo fermi. Respingiam­o con forza le proposte avanzateci agli ultimi incontri». L’azienda a fine ottobre si era infatti detta disponibil­e al confronto, ma dopo «scelte condivise di forte discontinu­ità». E qui, come faceva presente una nota, si indicavano come necessità «la sospension­e di alcune componenti del costo del lavoro; percorsi formativi di riqualific­azione verso altri ambiti produttivi; piani d’esodo incentivat­o di lungo periodo; pronta attuazione dell’intesa sul versante della qualità e produttivi­tà individual­e; investimen­ti tecnologic­i funzionali ai nuovi modelli operativi». Elementi uniti alla «sfida industrial­e» legata alla «democrazia partecipat­iva nelle imprese», tradotta in partecipaz­ione a organismi congiunti su materie sensibili o a consigli di sorveglian­za e collegio sindacale o anche agli utili del gruppo. ppo.

IL CONFRONTO L’azienda chiede scelte condivise di discontinu­ità mentre i sindacati invocano l’intervento del governo per la riapertura del tavolo

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