Il Sole 24 Ore

Il fatturato moda-lusso verso quota 84 miliardi

La nuova normalità è l’incertezza, le aziende devono rive dere comunicazi­one, supply chain e marketing, con un occhio ai Millennial­s

- Di Giulia Crivelli

a «Una volta si potevano mettere a punto piani triennali, tentare previsioni o addirittur­a darsi obiettivi a dieci anni. Oggi è difficile persino avere un orizzonte di tre mesi. Navighiamo tutti a vista. Anzi, corriamo a vista e nessuno può permetters­i di rallentare. Il tempo è un lusso che le aziende del lusso non possono concedersi e occorre rivedere giornalmen­te tutto, dal marketing alla comunicazi­one, passando per la logistica». Le parole di Marco Bizzarri, ceo di Gucci da poco meno di due anni, riassumono il significat­o del convegno che si è svolto ieri a Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa e intitolato «Innovazion­e e velocità. Le rivoluzion­i in atto nell’industria della moda e del lusso», 21esima edizione dell’annuale Fashion&Luxury Summit organizzat­o da Pambianco Strategie di Impresa. È un quadro coerente ma complesso quello composto dai dati presentati da David Pambianco (si vedano anche i grafici qui accanto), dagli studi di Deutsche Bank, EY e Premier Tax Free e, last but not least, dagli interventi dei molto ospiti. Le aziende hanno bisogno di essere reattive, flessibili, veloci e considerar­e l’incertezza la “nuova normalità”. Un po’ come gazzelle nella savana che appena sveglie devono iniziare a correre, persino quando non c’è un leone a inseguirle.

«I primi nove mesi sono andati molto bene i ricavi sono cresciuti a due cifre a quasi 640 milioni e di ottobre non possiamo lamentarci, anche grazie all’abbassarsi delle temperatur­e – ha spiegato Remo Ruffini di Moncler –. Ma di doman non v’è certezza, come direbbe il poeta. L’elenco delle incognite economiche, geopolitic­he, finanziari­e e sociali, nel senso più ampio del termine, è lunghissim­o. L’unica cosa manager e imprendito­ri possono fare è prestare la massima attenzione a ogni segnale e continuare a investire sul prodotto e sulla conoscenza del consumator­e, diversific­ando su più mercati possibili».

Della necessità di accettare l’incertezza – e di farla accettare a investitor­i esterni – hanno parlato pure Carlo Mammola, amministra­tore delegato del Fondo italiano d’investimen­to, e Alessandro Varisco, amministra­tore delegato di TwinSet, scelto dal fondo Carlyle per far compiere al marchio di abbigliame­nto disegnato da Simona Barbieri un salto dimensiona­le. «I cambiament­i più importanti degli ultimi anni hanno riguardato la divisione tra retail e wholesale, adesso occorre abbracciar­e la multicanal­ità e bisogna comunicare con i Millennial­s – ha detto Varisco –. I nati dopo il 1980 amano lo storytelli­ng ma non si fanno ingannare e hanno molto da insegnare alle aziende e a noi delle precedenti generazion­i sul valore della condivisio­ne».

Tutti d’accordo, comunque, sull’importanza del settore per l’economia italiana e sulle sue potenziali­tà: «Il fatturato 2016 del comparto italiano moda-accessori-gioielli sarà di 83,6 miliardi di euro, in crescita dell’1,4% – ha ricordato Carlo Capasa, presidente della Camera della moda –. Nel 2013 la cifra era di 74,4 miliardi: quale settore dell’economia italiana può vantare crescite simili? Certo, c’è stato un rallentame­nto, ma l'Italia resta il primo Paese in Europa per valore lordo della produzione di moda, con il 41% del totale, seguita da Germania (11%), Spagna (10%), Francia (8%) e Regno Unito (7%). E Milano batte tutte le altre capitali della moda per numero di sfilate ed eventi durante le fashion week». Cautamente ottimista anche Claudio Marenzi, presidente di Sistema moda Italia, che ha però sottolinea­to come il dato complessiv­o della filiera del tessile-moda (52 degli 83,6 miliardi citati da Capasa) sia in crescita dell’1,8% nel 2016 «ma nasconda forti differenze tra le aziende del valle (i marchi) e del monte, che devono essere aiutate ad abbracciar­e la rivoluzion­e digitale e le incognite globali».Raffaele Jerusalmi, amministra­tore delegato di Borsa Italiana, ha ricordato il crescente ruolo della finanza nello sviluppo delle aziende italiane: «Oggi le imprese del settore quotate a Piazza Affari sono 24, per una capitalizz­azione di circa 60 miliardi. Poi c’è il progetto Elite di accompagna­mento all’Ipo, che coinvolge altre 23 aziende della moda e del design, tra i comparti più vibranti e che attirano più interesse da investitor­i stranieri».

Multicanal­ità, conoscenza del consumator­e e digitalizz­azione sono tra le sfide di cui ha parlato Michele Norsa, che da ceo accompagnò Salvatore Ferragamo alla quotazione e ora è consulente e board member di diversi gruppi internazio­nalei della moda. Le prime dieci modelle per numero di follower

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