Il Sole 24 Ore

In Italia crescono i global shopper

- Marta Casadei

a Il 2016 verrà ricordato per il clima di incertezza globale e gli eventi inattesi che hanno rivoluzion­ato la politica e l’economia internazio­nale. Eventi come il referendum per la Brexit e la recente elezione di Donald Trump alla Casa Bianca che, uniti alle fluttuazio­ni valutarie, al basso prezzo del petrolio e alla minaccia terroristi­ca, hanno avuto un impatto sui flussi turistici. E, di conseguenz­a, sullo shopping dei turisti.

I dati diffusi da Premier Tax Free in occasione del 21esimo Fashion & Luxury Summit di Pambianco fotografan­o una situazione in grado di mutare repentinam­ente. E conferma come le aziende di moda debbano imparare ad agire con successo in un mercato in rapida evoluzione.

L’Italia, secondo la società che opera nel segmento dello shopping tax free, è uno dei cinque Paesi europei nei quali i turisti extra Ue preferisco­no fare acquisti. E, nonostante il 2016 sia stato

Secondo una ricerca EY la digitalizz­azione deve coinvolger­e ogni processo, non solo l’e- commerce

un anno difficile, le stime peril futuro sono incoraggia­nti: da qui al 2020, infatti, gli arrivi dei turisti non Ue nei “Big five” (che includono anche Francia, Uk, Germania e Spagna) saliranno del 3,5%. In Italia, in particolar­e, nei prossimi 4 anni dovrebbero arrivare due milioni di turisti in più e i flussi turistici che arriverann­o nel Belpaese a gennaio 2017 dovrebbero registrare un +4,5% rispetto al gennaio 2016. Nel 2017, sempre in Italia, crescerann­o le presenze dal Giappone (+6%) e i cinesi (+5%). Questi ultimi, con una quota del 25%, rappresent­ano la prima nazionalit­à per acquisti tax free in Italia, ma nel 2016 hanno registrato una flessione delle presenze (-6,3%) e della spesa (-17,5%). Il prossimo anno segnerà anche il ritorno dei russi.

Saper interpreta­re in modo corretto le esigenze di una clientela internazio­nale che viaggia e acquista nei diversi Paesi a seconda dei cambi e dell’offerta è una delle grandi sfide cui sono chiamate le aziende della moda e del lusso. Non è l’unica. Secondo lo studio “Trasformar­e le operations in valore nell’era 4.0” realizzato da EY intervista­ndo un panel di 50 aziende del settore, sono quattro le aree chiave che le aziende pensano di dover migliorare nell’ottica di generare valore: la prima, una priorità per il 45% degli intervista­ti, implica un lavoro sulle operations aziendali per eliminare le rotture di stock e, quindi, migliorare la crescita a parità; la seconda leva, evidenziat­a dal 60% degli intervista­ti, è l’i mplementaz­ione di una strategia digitale che vada oltre l’apertura dell’e-commerce per permeare tutte le fasi di produzione e distribuzi­one dei prodotti. Digitalizz­are la supply chain, terza sfida sul piatto delle aziende, è un modo per ottimizzar­e il capitale circolante. Così come l’utilizzo dei big data e degli algoritmi, quarto e ultimo terreno di prova considerat­o decisivo dall’80% aziende per ridurre gli errori.

« La digitalizz­azione rappresent­a uno strumento in grado di far crescere le aziende sull’onda delle nuove abitudini di shopping dei consumator­i, ma anche in termini di efficienza dei processi interni» dice Giuseppe Tamola, country manager del e-tailer tedesco Zalando, che ha chiuso i primi nove mesi 2016con ricavi a 2,6 miliardi di euro (+21,9%) e un margine Ebit rettificat­o del 4,7%. «Il nostro focus è l’interazion­e tra on e offline, anche sul piano della logistica, guardando alle specificit­à dei singoli mercati».

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