Per Erika Cavallini sviluppo a km zero
È cresciuta e produce nel distretto modenese Dal 2017 il brand passa ad Abraham Industries
Le storie singolari della moda italiana proliferano sovente nel profondo della provincia, tra ritmi blandi, industriosità frenetica e quella noia - intesa come riparo dai bombardamenti sensoriali, spesso inutilmente distraenti, della metropoli - che è la migliore alleata dell’invenzione, perché lascia il tempo di coltivare un’idea per realizzarla. Modena, e i suoi dintorni, sono una perfetta dimostrazione di questo assunto: nell’area si concentrano realtà micro e macro, accomunate da audacia ed entusiasmo. «In questa zona la voglia di fare è sostenuta da un network di laboratori che negli anni Settanta e Ottanta hanno fatto della regione uno dei punti nevralgici del made in Italy - racconta Erika Ca- vallini, quarantenne modenese, autrice in rapida ascesa della new wave italiana -. Chiunque qui abbia voglia di fare non ha che da rimboccarsi le maniche e darsi di verso».
Cavallini addita senza preamboli il genius loci: l’impegno a far succedere le cose, che è l’esatto contrario dell’attesa che le cose succedano. Per lei è stato proprio così: l’urgenza di esprimersi ha dato il via a un progetto che in breve è diventato business, senza sacrificare l’autenticità al profitto. A voler sintetizzare, la chiave del suo successo è proprio nella schiettezza, unita al gusto romantico ma pieno di torsioni. «Ho respirato moda da che ero bambina nell’azienda di maglieria di mia madre - racconta Erika, giovane donna risolta -. Dopo gli studi artistici, però, come è indispensabile quando si vuole crescere, mi sono ribellata per camminare con le mie gambe, facendo esperienza in diversi studi stilistici. Nel 2009, insieme ad Andrea Vincenzi, ho in fine fatto il salto, lanciando il marchio SemiCouture». La prima prova è concisa e piena di carattere: dieci abitini neri, caratterizzati da dettagli emozionali come bottoni vintage e finiture sartoriali. Il plauso dei negozianti è immediato, e questo cattura l’attenzione di Max Bizzi, patron di White, che invita Erika ad esporre in fiera.
Il resto è storia. Erika Cavallini fattura oggi 11 milioni di euro e nel 2017 entrerà nel perimetro dei brand di Abraham Industries, facente capo alla famiglia Sgarbi, che lo scorso anno ha acquistato il 100% dei marchi Erika Cavallini e SemiCouture. «Ho individuato in Erika una stilista originale e veritiera - spiega Tiziano Sgarbi -, capace di “vedere” una collezione partendo dai tessuti e da alcune precise suggestioni, con un senso del colore unico». «Il complimento più motivante che ricevo è sapere che quel che faccio ha una cifra riconoscibile ed evidente - aggiunge Erika Cavallini -. Il mio impegno costante è creare abiti che esprimano una femminilità non del tutto convenzionale, fatta di piccole sovversioni e dettagli fuori posto che riscrivono gli equilibri. Parto sempre dalla materia perché ho una grande passione per il tessuto, e sono una sostenitrice convinta del made in Italy: produco tutto nel giro di pochi chilometri in modo da tener sotto controllo ogni aspetto, e offrire un prodotto giusto per contenuto e qualità». Determinazione e visione sono i caratteri che colpiscono di questa creatrice, conditi dalla passione viscerale per la moda. «La donna per la quale creo sono io stessa, in fondo - conclude - e questo mi rende autentica. Non potrei fare questo lavoro in altro modo».