Un’unica aliquota Iva per battere l’evasione
L’evasione dell’Iva è uno dei problemi principali del sistema tributario italiano, sia per le dimensioni del fenomeno (40 miliardi di euro), sia perché essa è la premessa, logica e contabile, per la successiva evasione delle imposte sui redditi, dell’Irap e dei contributi sociali. Le modalità con cui l’imposta viene evasa sono numerose e diverse tra loro. Esse sono state analizzate in un rapporto dell’associazione Nuova economia nuova società (Nens) del giugno 2014 che ha anche fornito la quantificazione delle diverse forme di evasione, e indicato possibili misure di intervento. Per esempio, il rapporto poneva in evidenza che perfino in occasione delle forniture di beni e servizi alla pubblica amministrazione, molti fornitori trattenevano l’imposta incassata senza versarla al fisco, e proponeva quindi di introdurre lo split payment che effettivamente il Governo ha adottato l’anno successivo, e che ha prodotto un recupero (permanente) di gettito evaso di 2,2 miliardi di euro, anche superiore alle stime del Nens. Il rapporto comunque conteneva numerose altre proposte finora non adottate, ma in grado di ridurre in modo considerevole e strutturale l’evasione della imposta. Per esempio, veniva posto in evidenza come l’esistenza di più aliquote diverse venga utilizzata dai contribuenti per programmare e massimizzare l’evasione dell’Iva occultando soprattutto i ricavi derivanti da cessioni assoggettate alle aliquote più elevate, dichiarando preferibilmente gli acquisti ad aliquota ordinaria (quella più elevata, il cui ammontare è detraibile), e omettendo di dichiarare soprattutto parte degli acquisti ad aliquota ridotta, in modo da poter esibire un mark up accettabile da parte della amministrazione finanziaria. In sostanza la diversità delle aliquote consente una evasione della imposta ulteriore e aggiuntiva rispetto alla semplice omissione della dichiarazione di una parte delle cessioni effettuate. Il rapporto evidenziava quindi che questa componente della evasione dell’Iva poteva essere annullata unificando tutte le aliquote a un unico livello (soluzione in realtà piuttosto ovvia). Si sarebbero recuperati così ben 7 miliardi di euro (erano 5,5 prima dell’innalzamento dell’aliquota ordinaria al 22%), ammontare stimato per la prima volta. L’unificazione delle aliquote appare però di difficile attuazione pratica, soprattutto per motivi di ordine politico; ma tuttavia, un risultato analogo potrebbe essere ottenuto sia riducendo il numero delle aliquote, sia riducendo la distanza tra aliquota ordinaria e aliquota ridotta, sia cercando soluzioni volte a far sì che la stessa aliquota sia applicata sia agli acquisti che alle vendite che avvengono all’interno dello stesso processo produttivo. In altri termini, più si accorpano e si avvicinando le aliquote, più si riduce questa specifica e non trascurabile componente della evasione. Un tentativo in questa direzione è rappresentato da una ulteriore e recente proposta del Nens (vedi www.nens.it) che prevede una unica aliquota ridotta fissata al 5% che si applicherebbe a tutti i beni alimentari (escluse le bevande alcooliche) ora tassati al 4 e al 10%, alle costruzioni, alle prestazioni sanitarie, e alla editoria. Tutti gli altri beni andrebbero all’aliquota ordinaria che, volendo mantenere inalterato il gettito, dovrebbe essere fissata al 18,7%. In questo modo si recupererebbe evasione per 5 miliardi di euro che, per 2,4 miliardi andrebbero a beneficio delle famiglie, per 1,4 miliardi a favore della pubblica amministrazione, e per 1,2 miliardi in riduzione della imposta per gli operatori Iva (in virtù dell’effetto delle indetraibilità che si ridurrebbe). Qualora invece si volesse trasferire il recupero di evasione all’erario, l’aliquota ordinaria dovrebbe essere fissata al 19,4%. Ma in questo caso i consumatori subirebbero un aggravio sia pure modesto (+ 1,3 miliardi).
Le stime sono state elaborate utilizzando i dati del Nens relativi al 2011, attualizzati anche per tenere conto dell’innalzamento dell’aliquota ordinaria al 22%, e della introduzione dello split payment. Disponendo di dati più recenti la qualità delle stime potrebbe essere migliorata.
Tuttavia la proposta indica una via percorribile di qualche interesse.