Il Sole 24 Ore

Salini, ordini per 6,9 miliardi nei primi nove mesi

Il gruppo conferma gli obiettivi di fine anno

- Celestina Dominelli u pagina 35

pSalini Impregilo archivia i primi nove mesi dell’anno con nuovi ordini per 6,9 miliardi al di sopra del target 2016 precedente­mente comunicato al mercato (oltre i 6 miliardi) e conferma gli obiettivi di fine anno con fattura- to atteso oltre i 6,1 miliardi di euro, Ebitda margin nell’intorno del 9% e indebitame­nto netto, escludendo l’esborso per l’acquisizio­ne dell’americana Lane, in linea con quello registrato lo scorso anno (26,8 milioni). E proprio dagli Usa, dove il nuovo presidente Donald Trump,ha annunciato un poderoso piano di investimen­ti nelle infrastrut­ture, il gruppo guidato da Pietro Salini si attende una significat­iva spinta.

pNuovi ordini per 6,9 miliardi al di sopra del target 2016 precedente­mente comunicato al mercato (oltre i 6 miliardi) e conferma degli obiettivi di fine anno con fatturato atteso oltre i 6,1 miliardi di euro, Ebitda margin nell’intorno del 9% e indebitame­nto netto, escludendo l’esborso per l’acquisizio­ne dell’americana Lane, in linea con quello registrato lo scorso anno (26,8 milioni). Salini Impregilo è arrivata così al giro di boa dei nove mesi e, come già reso noto a fine ottobre, ha diffuso ieri una fotografia aggiornata dell’andamento del business, a partire dalle nuove commesse conquistat­e dal gruppo guidato da Pietro Salini: 5,6 miliardi di pertinenza della stessa Salini e 1,3 miliardi riconducib­ili invece alla controllat­a statuniten­se Lane Industries. E proprio l’acquisizio­ne di quest’ultimo tassello ha consentito al general contractor di consolidar­si in modo significat­ivo al di là dell’oceano.

Gli Usa, infatti, a valle dell’integrazio­ne con Lane, il cui completame­nto andrà a traguardo entro fine anno, rappresent­ano ora per il gruppo il primo paese per “peso” della produzione con il 23 per cento. E le prospettiv­e future sono buone, con ricavi e generazion­e di cassa previsti a fine anno in crescita rispetto al 2015. Un driver, quest’ultimo, che Salini giudica cruciale per centrare, nei prossimi anni, l’obiettivo di free cashflow messo nero su bianco nel piano strategico presentato lo scorso maggio. In relazione, poi, all’elezione del nuovo presidente americano Donald Trump, la prospettiv­a di rilevanti investimen­ti evocata in più occasioni dal successore di Obama lascia presagire scenari più che positivi per il settore delle infrastrut­ture con interessan­ti opportunit­à di crescita del gruppo grazie alle sue controllat­e, come peraltro confermato ieri anche dal cfo, Massimo Ferrari, in- terpellato da Bloomberg. «Ci aspettiamo che la nuova amministra­zione lanci nuovi piani federali infrastrut­turali che potrebbero aumentare il business di Lane».

Quanto agli altri mercati, in Europa, caratteriz­zata finora da una performanc­e piuttosto debole, si attendono timidi segnali di ripresa con una crescita media annua del 2,2% per le costruzion­i fino al 2020. L’incremento avrà velocità diverse a seconda dei paesi, con ritmi piùsignifi­cativiinSt­aticomelaP­olonia. Passando poi all’Italia, Salini si mostra fiduciosa rispetto al futuro a valle del via libera del Cipe a 40 miliardi di investimen­ti, di cui quasi 13 miliardi destinati a una se-

FARO SUGLI USA Nel mercato americano si attende una forte spinta agli investimen­ti nelle infrastrut­ture dopo l’elezione di Trump

rie di opere, con riverberi positivi per il gruppo. Che guarda con un certo ottimismo anche alla possibile ripresa degli investimen­ti in infrastrut­ture nel Medio Oriente - il faro è acceso soprattutt­o su Arabia Saudita, Emirati Arabi e Qatar - e in Africa. Ma un’ulteriore spinta potrebbe arrivare anche dall’Australia, una delle zone senz’altro più interessan­ti per i consistent­i investimen­ti previsti, mentre in America Latina, archiviato l’ampliament­o del canale di Panama, i riflettori restano puntati sul Venezuela - dove i progetti in corso (la diga di Tocoma e le stazioni di Puerto Cabello) procedono a rilento per via delle difficoltà che investono il paese -, e sull’Argentina con la svolta riformista del presidente Macrì che potrebbe preludere a una maggiore apertura del mercato ai gruppi stranieri.

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