Obiettivo: la tutela rivolta a tutto il mondo professionale
Confprofessioni
Cinquant’anni fa l’intuizione che la rappresentanza dei professionisti non potesse essere riservata agli Ordini, a cui in verità compete la tutela di chi fruisce delle prestazioni professionali. Tocca allora al sindacato la tutela dei lavoratori autonomi che svolgono attività intellettuale. Nel percorso di Consilp fino a Confprofessioni, che oggi riunisce una ventina di sigle professionali, è cruciale la stipula del contratto di lavoro nazionale, il primo nel 1978. Progressivamente il contratto è stato un momento di identità, che mette a disposizione strumenti per far crescere gli studi, da un punto di vista qualitativo e quantitavo, attraverso la cura per la competenza, l’aggiornamento e la specializzazione.
Confprofessioni, guidata da Gaetano Stella, dottore commercialista di Vicenza, festeggia oggi i 50 anni, con un convegno a Roma (Pontificia università Lateranense, piazza di San Giovanni in Laterano 4, dalle 9,30) dal titolo «I professionisti per la crescita del Paese» a cui parteciperanno, tra gli altri, la ministra Marianna Madia e il vicepresidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani.
Perché il contratto nazionale di lavoro ha segnato una svolta per Confprofessioni?
Ci si è resi conto dell’importanza della forza lavoro nei nostri studi, della necessità di alzare il livello di soddisfazione dei nostri dipendenti per fidelizzarli e valorizzarli. La risposta è stata trovata nella bilateralità che ha visto la nascita di Fondoprofessioni, Cadiprof e Ebipro. Tutti e tre gli enti hanno raggiunto, in breve, numeri impensabili facendo capire che la strada era quella giusta.
Il contratto, insomma, è diventato il punto di partenza per creare strumenti per permettere agli studi di svilupparsi?
Sì, formazione, assistenza sanitaria integrativa e interventi a valenza sociale per dipendenti e collaboratori, sicurezza nei luoghi di lavori e interventi di sostegno al reddito, fino all’ampliamento delle tutele ai datori di lavoro, sono diventati parte integrante e strumenti indispensabili per la nostra attività lavorativa.
Negli ultimi tempi avete aperto alle professioni non regolamentate. Perché?
Abbiamo fatto nostre battaglie in campo fiscale e contributivo, anche in alleanze con professioni non ordiniste a tutela
«Di fronte alla crisi serve innovare nell’organizzazione e nell’attività»
delle fasce più deboli, soprattutto per i giovani. Il lavoro autonomo, sia per chi è iscritto a un Ordine sia per chi non lo è, è colpito dalla crisi. La risposta è investire su se stessi e innovare, sia nell’organizzazione del lavoro sia nello svolgimento dell’attività, anche attraverso alleanze e reti professionali, al di là dell’appartenenza a un Ordine.