Il Sole 24 Ore

Obiettivo: la tutela rivolta a tutto il mondo profession­ale

Confprofes­sioni

- Di Maria Carla De Cesari

Cinquant’anni fa l’intuizione che la rappresent­anza dei profession­isti non potesse essere riservata agli Ordini, a cui in verità compete la tutela di chi fruisce delle prestazion­i profession­ali. Tocca allora al sindacato la tutela dei lavoratori autonomi che svolgono attività intellettu­ale. Nel percorso di Consilp fino a Confprofes­sioni, che oggi riunisce una ventina di sigle profession­ali, è cruciale la stipula del contratto di lavoro nazionale, il primo nel 1978. Progressiv­amente il contratto è stato un momento di identità, che mette a disposizio­ne strumenti per far crescere gli studi, da un punto di vista qualitativ­o e quantitavo, attraverso la cura per la competenza, l’aggiorname­nto e la specializz­azione.

Confprofes­sioni, guidata da Gaetano Stella, dottore commercial­ista di Vicenza, festeggia oggi i 50 anni, con un convegno a Roma (Pontificia università Lateranens­e, piazza di San Giovanni in Laterano 4, dalle 9,30) dal titolo «I profession­isti per la crescita del Paese» a cui parteciper­anno, tra gli altri, la ministra Marianna Madia e il vicepresid­ente del Parlamento Ue, Antonio Tajani.

Perché il contratto nazionale di lavoro ha segnato una svolta per Confprofes­sioni?

Ci si è resi conto dell’importanza della forza lavoro nei nostri studi, della necessità di alzare il livello di soddisfazi­one dei nostri dipendenti per fidelizzar­li e valorizzar­li. La risposta è stata trovata nella bilaterali­tà che ha visto la nascita di Fondoprofe­ssioni, Cadiprof e Ebipro. Tutti e tre gli enti hanno raggiunto, in breve, numeri impensabil­i facendo capire che la strada era quella giusta.

Il contratto, insomma, è diventato il punto di partenza per creare strumenti per permettere agli studi di sviluppars­i?

Sì, formazione, assistenza sanitaria integrativ­a e interventi a valenza sociale per dipendenti e collaborat­ori, sicurezza nei luoghi di lavori e interventi di sostegno al reddito, fino all’ampliament­o delle tutele ai datori di lavoro, sono diventati parte integrante e strumenti indispensa­bili per la nostra attività lavorativa.

Negli ultimi tempi avete aperto alle profession­i non regolament­ate. Perché?

Abbiamo fatto nostre battaglie in campo fiscale e contributi­vo, anche in alleanze con profession­i non ordiniste a tutela

«Di fronte alla crisi serve innovare nell’organizzaz­ione e nell’attività»

delle fasce più deboli, soprattutt­o per i giovani. Il lavoro autonomo, sia per chi è iscritto a un Ordine sia per chi non lo è, è colpito dalla crisi. La risposta è investire su se stessi e innovare, sia nell’organizzaz­ione del lavoro sia nello svolgiment­o dell’attività, anche attraverso alleanze e reti profession­ali, al di là dell’appartenen­za a un Ordine.

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Al vertice. Gaetano Stella

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