Calore, la formula anti-disparità
Con l’avvicinarsi del 31 dicembre, termine per istallare i contabilizzatori di calore, è sempre più forte la richiesta di chiarimenti su come dividerele spese.
Quando vi siano differenze di fabbisogno termico per metro quadro, tra le unità immobiliari, superiori al 50%, l’assemblea può infatti scegliere se ricorrere comunque alla norma tecnica 10200 oppure se disapplicarla, attribuendo il 70% della spesa ai consumi «volontari» ( sulla base di quanto risulta contabilizzato, senza coefficienti correttivi) e il resto, per esempio, secondo i millesimi di riscaldamento esistenti, i metri quadri o i metri cubi utili, o le potenze installate. Come, però, determinare questa differenza del 50 per cento?
Anaci (amministratori condominiali), AiCarr (condizionamento riscaldamento e refrigerazione) e Cni (ingegneri), hanno presentato il quesito al ministero dello Sviluppo Economico, che ha formulato una risposta in- formale il 4 novembre 2016.
Si deve affidare l’incarico ad un professionista abilitato che, in una relazione asseverata, rilevi il fabbisogno energetico per metro quadrato di tutte le unità immobiliari, ricorrendo alla norma UNI/TS 11300 parte 1 e 2. Si ritiene che debbano essere escluse dal calcolo le parti comuni diverse dalle unità immobiliari (come l’ androne) e le unità non allacciate all’impianto termico. A questo punto si individuano l’appartamento con il fabbisogno a metro quadro più basso e quello con il fabbisogno più elevato.
Poi, chiamando FT il fabbisogno termico, si applica la formula(FTmassimo–FTminimo): FTmassimo. Se il risultato fosse superiore al 50%, si può disapplicare la norma UNI 10200. Per esempio: FTmassimo=100 e FTminimo=40. Quindi (100-40): 100=0,6. In questo caso, essendo il risultato superiore a 0,5, l’assemblea può disapplicare la 10200.