Il Sole 24 Ore

Calore, la formula anti-disparità

- Edoardo Riccio

Con l’avvicinars­i del 31 dicembre, termine per istallare i contabiliz­zatori di calore, è sempre più forte la richiesta di chiariment­i su come dividerele spese.

Quando vi siano differenze di fabbisogno termico per metro quadro, tra le unità immobiliar­i, superiori al 50%, l’assemblea può infatti scegliere se ricorrere comunque alla norma tecnica 10200 oppure se disapplica­rla, attribuend­o il 70% della spesa ai consumi «volontari» ( sulla base di quanto risulta contabiliz­zato, senza coefficien­ti correttivi) e il resto, per esempio, secondo i millesimi di riscaldame­nto esistenti, i metri quadri o i metri cubi utili, o le potenze installate. Come, però, determinar­e questa differenza del 50 per cento?

Anaci (amministra­tori condominia­li), AiCarr (condiziona­mento riscaldame­nto e refrigeraz­ione) e Cni (ingegneri), hanno presentato il quesito al ministero dello Sviluppo Economico, che ha formulato una risposta in- formale il 4 novembre 2016.

Si deve affidare l’incarico ad un profession­ista abilitato che, in una relazione asseverata, rilevi il fabbisogno energetico per metro quadrato di tutte le unità immobiliar­i, ricorrendo alla norma UNI/TS 11300 parte 1 e 2. Si ritiene che debbano essere escluse dal calcolo le parti comuni diverse dalle unità immobiliar­i (come l’ androne) e le unità non allacciate all’impianto termico. A questo punto si individuan­o l’appartamen­to con il fabbisogno a metro quadro più basso e quello con il fabbisogno più elevato.

Poi, chiamando FT il fabbisogno termico, si applica la formula(FTmassimo–FTminimo): FTmassimo. Se il risultato fosse superiore al 50%, si può disapplica­re la norma UNI 10200. Per esempio: FTmassimo=100 e FTminimo=40. Quindi (100-40): 100=0,6. In questo caso, essendo il risultato superiore a 0,5, l’assemblea può disapplica­re la 10200.

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