Juncker contro Trump: «Non sa nulla del mondo, perderemo due anni» Il primo colloquio ufficiale sarà con Abe
«Con lui perderemo due anni prima che impari a conoscere il mondo»
Il presidente della Commissione Ue Juncker lancia un durissimo attacco a Trump. «Perderemo due anni: il tempo che faccia il giro del mondo che non conosce». Il primo colloquio ufficiale sarà con Abe. Ancora proteste anti-Trump.
pTra i timori degli uni e l’attendismo degli altri, l’elezione del candidato repubblicano Donald Trump alla Casa Bianca continua a provocare reazioni in Europa. Ancora una volta il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, si è espresso candidamente, criticando la conoscenza del mondo del futuro presidente degli Stati Uniti. I rimproveri non sono probabilmente il modo migliore con cui intavolare un nuovo modus vivendi con Washington.
«Credo che perderemo due anni, fino a che Trump avrà terminato di fare il giro del mondo, che non conosce», ha detto Juncker, rispondendo ieri ad una studentessa nel corso dell’incontro “Bâtisseurs d’Europe” (Costruttori d’Europa), a Lussemburgo. «È vero - ha aggiunto - che l’elezione di Trump pone il rischio di vedere gli equilibri intercontinentali disturbati nelle loro fondamenta e nella loro struttura. Detto questo, ho una lunga vita politica alle spalle e ho lavorato con quattro presidenti americani».
«Gli americani – ha continuato Juncker – in generale non hanno alcun interesse per l’Europa: questo è vero per la classe dirigente e per l’America profonda. Non conoscono l’Europa (…) Quindi, bisognerà che insegniamo al presidente eletto che cos’è l’Europa». Le critiche giungono dopo che mercoledì Juncker ha invitato il futuro presidente a un vertice a Bruxelles. Circolava ieri la tesi che la reazione del presidente della Commissione fosse quella di una persona stizzita che non aveva ricevuto risposta.
L’elezione del candidato repubblicano, populista e protezionista agli occhi di molti, «pone delle questioni con conseguenze potenzialmente perniciose» - ha concluso lo stesso presidente della Commissione - perché viene messa in questione l’alleanza transatlantica e quindi il modello sul quale si poggia la difesa dell’Europa». Inoltre, il nuovo presidente eletto «ha degli atteggiamenti nei confronti dei migranti e degli americani non bianchi che non rispettano le convinzioni e i sentimenti europei».
La presa di posizione dell’ex premier lussemburghese è quella di un uomo che non ha peli sulla lingua, ed è noto per le sue intemperanze verbali. Ciò detto, l’uscita nasconde anche il disagio con il quale molti esponenti dell’establishment europeo stanno reagendo all’elezione di Trump. In Francia, il presidente François Hollande ha parlato dell’apertura di un «periodo di incertezza», mentre in Germania la cancelliera Angela Merkel ha posto condizioni alla «stretta collaborazione» offerta a Washington.
È probabile che dietro alla reazione di molti dirigenti europei ci sia il desiderio di cogliere l’occasione dell’elezione del candidato repubblicano per criticare indirettamente su questo lato dell’Atlantico il populismo dei partiti anti-sistema europei. Ma al di là di questo aspetto, molti diplomatici temono un cambio di paradigma a cui l’Europa stessa non è preparata. Cosa succederà alla Nato? Dovrà l’Europa occuparsi direttamente della sua difesa e della sua protezione?
Serpeggia poi il timore che l’elezione di Trump possa provocare nuove divisioni europee. Mentre l’Ovest ha reagito freddamente all’esito del voto, l’Est invece ha salutato il successo del candidato repubblicano con piacere (si veda Il Sole 24 Ore di giovedì). Per discutere del voto americano, i ministri degli Esteri sono stati invitati per domani a cena dall’Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza Federica Mogherini. Dalle presenze (e dalle assenze) capiremo forse molti stati d’animo.