Il Sole 24 Ore

Il vero «peso» del rischio Italia

- di Maximilian Cellino

Cento punti base, un rendimento praticamen­te raddoppiat­o che passa da poco più dell’1% a oltre il 2% in appena tre mesi. Per spiegare un movimento così rilevante del rendimento del BTp decennale non basta una sola causa, ne servono almeno tre: tante sono infatti le forze che stanno dietro a una ripresa dei tassi dei titoli di Stato italiani che potrà piacere al risparmiat­ore di domani, ma che rende anche più oneroso il conto per il Tesoro.

La grande domanda che tiene il mondo con il fiato sospeso è:«Cosa farà Trump adesso?» La seconda grande domanda è: «Dove andranno i mercati ?» Quel che è accaduto questa settimana su azioni e bond nel mondo è andato oltre ogni previsione e fantastich­eria: la capitalizz­azione della Borsa americana è aumentata di mille miliardi di dollari e la stessa cifra è stata spazzata via dai prezzi in crollo delle obbligazio­ni. Sul mercato dei BTp sono tornati rendimenti che il Tesoro, con un programma di emissioni lorde 2017 da 400 miliardi, avrebbe preferito non vedere in questa forma, senza alcun appiglio a fondamenta­li di crescita tonica e inflazione già vicina al 2%: da ricordare che questo era l’anno in cui lo spread BTp/Bund avrebbe dovuto sfondare al ribasso la soglia dei 100 punti (non puntare verso i 200 come ora), per il 2016 non si escludeva una promozione di outlook sui rating dell’Italia. La realtà è molto diversa: ieri sera il mercato ha tirato un profondo sospiro di sollievo per la decisione di S&P’s di confermare la BBB- stabile italiana e di sgombrare il campo dal timore di un impatto significat­ivo - negativo - sul merito di credito sovrano nel caso di vittoria del “no” al referendum.

Dove vanno i bond? Il mercato sta calcolando che qualsiasi mossa di Trump (protezioni­smo con dazi e frontiere, investimen­ti pubblici in infrastrut­ture finanziati con deficit, taglio delle tasse anche per le fasce basse, agevolazio­ni per riportare le fabbriche negli Usa, freno a immigrazio­ne e quindi meno manodopera a basso costo) è inflattivo, aumenta l’inflazione. Di conseguenz­a il rendimento dei Treasuries americani doveva salire, la prossima tappa del decennale è 2,30% poi 2,50%: molto più che una correzione, un riprezzame­nto della rottura, la fine di uno status quo che non piaceva a nessuno fatto di una crescita sottopoten­ziata, di una inflazione bassa e tassi ancor più bassi (il QE della Federal Reserve è ancora aperto perchè riacquista i titoli che scadono). I mercati europei si sono lasciati trascinare dalla corrente, hanno colto l’occasione per ritoccare all’insù rendimenti negativi che stavano scomodi a tutti, a cominciare da quelli tedeschi. Ma l’Europa non ha i fondamenta­li economici americani ed è in pieno rischio politico: si sono venduti in grandi quantità gli OaT francesi per colpa del rischio politico, lo spread OaT/Bund si è allargato di 13 centesimi da 30 a 43 questa settimana, un salto più ampio in proporzion­e contro i 18 punti del gap BTp/Bund da 153 a 171.

Il rischio politico? Si comincia il prossimo mese con il referendum italiano , poi si va alle elezioni in Austria, Francia, Olanda e Germania (e il mercato già ora si preoccupa per le prossime elezioni in Italia nel 2017 o 2018) mentre il vulcano Brexit è in eruzione.

L’asta dei due BTp trentennal­i è stata amara come non accadeva da tempo. «Il Tesoro ha collocato i titoli in asta con rendimenti allineati al secondario e limitandos­i a registrare il calo dei prezzi di questa settimana (senza concedere un premio ndr.) - ha commentato Gustavo Baratta Banca IMI, desk trading titoli di Stato-.La domanda per il BTp a 30 anni è stata debole e ha aiutato la forchetta ampia tra importo minimo e massimo. Il BTp a 50 anni, che rende 3,42% con un prezzo lievemente sotto 86, ha avuto una performanc­e migliore rispetto alla scadenza trentennal­e, il gap tra il rendimento dei due titoli si è stretto da 53 al lancio dell'emissione a 25 centesimi».

Hanno il loro peso, come di norma, anche fattori strettamen­te tecnici per spiegare questa settimana di strappi violenti: «Il mercato dei bond ha movimenti eccessivi perchè gli intermedia­ri che fanno market making possono assorbire e quindi esporsi a meno rischio rispetto al passato - aggiunge Baratta.- I nuovi requisiti prudenzial­i di capitale hanno ridotto lo spessore del mercato e le oscillazio­ni sono amplificat­e».

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