Referendum, opposizioni contro la lettera di Renzi agli italiani all’estero. La replica: rispettate le leggi
Il premier: bivio tra Italietta e Paese di nuovo credibile - Grillo: «Distruggere la lettera spam del Pd» Lettera di Renzi per il sì, il fronte del No al Colle: «Scorrettezza» - Palazzo Chigi: rispettate le leggi
La lettera di Renzi per promuovere il sì tra gli italiani all’estero al referendum ha scatenato la protesta dei comitati del No. «Gravi violazioni sulla corretta gestione dei dati anagrafici», affermano. Palazzo Chigi replica: rispettate le leggi.
La lettera che il premier e segretario del Pd ha spedito all’indirizzo dei quattro milioni di italiani residenti all’estero iscritti all’Aire finisce nel mirino dei sostenitori del No, e scatena una nuova polemica a meno di un mese, ormai, dal referendum confermativo sulla riforma del Senato e del Titolo V. Perché non si tratta di una lettera informativa della Presidenza del Consiglio sulla falsariga degli “spot” televisivi, bensì di un invito esplicito a votare Sì da parte di Matteo Renzi in quanto segretario del suo partito.
«L’Italia ha un enorme bisogno di essere rispettata all’estero. E in questi anni qualcosa finalmente è cambiato - è scritto nella lettera -. L’Italia non è più considerata il problema dell’Europa e il prossimo G7 nella magnifica Taormina ci darà un’occasione per condividere i nostri valori umani, civili, e sociali. Ma dobbiamo continuare a migliorarci, come le vostre storie ci insegnano. E allora la riforma costituzionale su cui siete chiamati a votare è un altro tassello per rendere più forte l’Italia». Segue una breve illustrazione dei contenuti della riforma. Poi l’appello: «Sarete voi a decidere se questa Italia deve andare avanti oppure deve tornare indietro... Oggi siamo a un bivio. Possiamo tornare ad essere quelli di cui all’estero si sghignazza, quelli che non cambiano mai, quelli famosi per l’attaccamento alle poltrone e le azzuffate in Parlamento. Oppure possiamo dimostrare con i fatti che finalmente qualcosa cambia, e che stiamo diventando un Paese credibile e prestigioso». La lettera è poi accompagnata da alcune fotografie che mostrano il premier con i grandi della terra, a cominciare dall’immagine in evidenza che lo ritrae con Barack Obama.
Ce n’è abbastanza per scatenare le opposizioni e i comitati per il No, che chiedono un incontro con il Presidente Sergio Mattarella e con il ministro Paolo Gentiloni denunciando «gravi violazioni sulla corretta gestione dei dati anagrafici e sulla parità di condizioni tra schieramenti». E se un inviperito Renato Brunetta parla di «un’iniziativa di una gravità inaudita e senza precedenti, roba da Procura della Repubblica e da reato ministeriale», Beppe Grillo lancia la controiniziativa invitando gli italiani all’estero a «distruggere la lettera di #SpamPd». Nel mirino anche la “veste” della lettera, se istituzionale o di propaganda, i fondi utilizzati per la spedizione e l’accesso ai dati degli italiani residenti all’estero. Per il Pd è un’altra polemica «infondata» , e si rimanda al regolamento con cui l’Authority per la Privacy autorizza l’uso degli elenchi degli italiani all’estero e non solo per «propaganda elettorale e connessa comunicazione politica». Da Palazzo Chigi si ricorda poi che: «la lettera è firmata dal segretario del Pd Matteo Renzi»; che «è il Pd che se ne fa carico dal punto di vista finanziario»; che «gli indirizzi sono acces- sibili e utilizzabili da parte di tutti ai sensi della normativa del Garante della Privacy (Gazzetta Ufficiale, n.71 del 26 marzo 2014)». E dal capogruppo Ettore Rosato («invece di parlare del merito della riforma si tenta sempre di polemizzare su altro») al senatore Franco Mirabelli («Brunetta, Gotor & co. leggano le leggi e stiano al merito») è tutto un gettare acqua sul fuoco.
Certo è che il voto degli italiani all’estero, in una battaglia che al momento i sondaggi fotografano con pochi punti di scarto tra il No in testa e il Sì, potrebbe essere decisivo. Da qui l’impegno del governo (la ministra per le Riforme Maria Elena Boschi è stata in “missione” in America a fine settembre) e di Renzi. Perché i 4 milioni di italiani all’estero iscritti all’Aire rappresentano l’8% dell’elettorato. E se nelle elezioni politiche il loro contributo, secondo la legge Tremaglia del 2001, è predeterminato con 12 seggi alla Camera e 6 al Senato, nel caso di referendum i loro voti si uniscono direttamente a quelli degli italiani. Se andranno a votare un milione e mezzo di loro, come alle politiche del 2013 che hanno per altro registrato un’affluenza più bassa della media storica, il Sì potrebbe crescere di 3 punti e oltre ribaltando i pronostici. In questo senso il «dipende da voi» di Renzi è molto più di uno slogan.