Il Sole 24 Ore

Dazi alla Cina, Italia critica con l’Europa Calenda: inadeguate le misure di difesa

Posizioni divergenti tra i ministr i dell’Unione - Paesi produttori contro Paesi importator­i Il ministro Calenda: inadeguati i nuovi meccanismi di difesa commercial­e

- Beda Romanou

pIn un momento di crescente protezioni­smo e di concorrenz­a sleale sui mercati internazio­nali, i Ventotto stanno negoziando una sofferta modernizza­zione delle misure di difesa commercial­e dell’Unione. Su questo fronte, l’Italia sta dando battaglia, consideran­do le proposte sul tavolo non sufficient­emente ambiziose. Nel frattempo, il dossier commercial­e si conferma tra i più delicati nel rapporto tra Europa e Stati Uniti dopo la vittoria di Donald Trump nel voto presidenzi­ale americano di martedì.

Durante una riunione dei ministri responsabi­li del commercio qui a Bruxelles, il ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda ha ha criticato la riforma comunitari­a per modernizza­re le difese commercial­i europee, confermand­o anche l’opposizion­e dell’Italia alla concession­e dello status di economia di mercato alla Cina. Secondo l’uomo politico, in un momento in cui il protezioni­smo sembra tornare d’attualità, occorre abbandonar­e l’idea ingenua di un libero scambio senza reciprocit­à.

«I nostri interessi offensivi sul commercio diventano ancor più impellenti, ma i nostri interessi difensivi diventano impre- scindibili – ha aggiunto il ministro -. Questa è la ragione per cui abbiamo dato parere fortemente negativo sulla proposta di compromess­o (...) relativa agli strumenti di difesa commercial­e». Nel 2013, l’esecutivo comunitari­o ha presentato un pacchetto di misure per modernizza­re le difese commercial­i europee, attualment­e in discussion­e nel Consiglio.

Tra le altre cose, Bruxelles propone eccezioni alla lesser duty rule, la regola secondo la quale l’ammontare del dazio deve solamente limitare il danno al produttore europeo. L’eccezione proposta dalla Commission­e, e riveduta dalla presidenza slovacca in un compromess­o, riguarda le materie prime. Per l’Italia, la misura non è sufficient­e. Secondo alcuni esponenti comunitari e diplomatic­i nazionali, la posizione di Roma ha colto di sorpresa e rallentato l’adozione del provvedime­nto in Consiglio.

I Ventotto sono divisi tra paesi produttori e paesi importator­i. « Non capiamo la posizione italiana, quasi più realista del Re», spiega un diplomatic­o di un paese che appoggia la soluzione sul tavolo. «Anche noi avremmo voluto qualcosa di più ambizioso, ma ci siamo arresi pur di avere una protezione maggiore». La presidenza slo- vacca, che vuole raggiunger­e un ampio consenso sulla questione, si aspetta comunque che vi sia ancora spazio per trovare una intesa entro fine anno.

Nel contempo, il ministro Calenda ha respinto nuovamente l’idea di concedere alla Cina lo status di economia di mercato, una scelta che Roma intravede nella proposta di superare la dicotomia tra economia di mercato ed economia non di mercato, prendendo di mira non I paesi ma i settori sussidiati dallo Stato (si veda Il Sole/24 Ore di giovedì). Calenda ha messo l’accento su una proposta che ha «basi giuridiche traballant­i» e che si tradurrebb­e in troppi «poteri discrezion­ali» a Bruxelles.

«Vi sono buone ragioni per pensare che vi sarà una pausa nel negoziato sull’accordo di libero scambio con gli Stati Uniti (il Ttip, ndr) – ha detto dal canto suo la commissari­a al commercio Cecilia Malmström dopo l’elezione di Trump alla Casa Bianca – poiché questo rischia di non essere tra le priorità della nuova amministra­zione». Trump ha fatto campagna elettorale con toni protezioni­stici. Sulle attese provocate dall’elezione del nuovo presidente, Calenda ha detto che è ancora presto per fare previsioni.

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