Il Sole 24 Ore

Quanto pesa il voto dall’estero

- di Paolo Pombeni

In una politica coi nervi ormai a fior di pelle tutto diventa materia per polemiche. Comprensib­ile e quasi normale, non fosse che si tramutano in questioni di stato episodi che in realtà hanno uno spessore molto limitato. È quanto sta avvenendo sul tema della lettera che Matteo Renzi invia agli elettori italiani all'estero.

Naturalmen­te dal punto di vista politico si tratta di un target che può diventare significat­ivo. Le stime parlano di una possibile partecipaz­ione che oscilla far il milione e mezzo e i due milioni di votanti (più o meno la metà degli aventi diritto), il che significa una percentual­e di circa il 3% dei votanti complessiv­i che ad oggi si stima si recheranno alle urne. Una quota estremamen­te significat­iva, quando si combatte praticamen­te testa a testa fra le diverse opzioni in campo. Non mancano i precedenti in cui i voti giunti da “fuori” si sono rivelati decisivi. Così fu con l’ultimo governo Prodi, così è stato nelle ultime elezioni presidenzi­ali austriache (poi annullate).

Che si tratti di un ambiente il cui consenso interessa molto lo si è visto anche dal messaggio che gli ha inviato Berlusconi agitando il tema della perdita nel nuovo Senato dei posti per i senatori eletti all’estero. Quel che adesso però viene considerat­o scandaloso è che sia il premier ad entrare direttamen­te in questo tipo di campagna elettorale. In realtà la faccenda è ambigua nella situazione attuale e niente affatto priva di precedenti.

Renzi, come ha prontament­e sottolinea­to Palazzo Chigi, non è solo il presidente del Consiglio, ma è anche il segretario del partito di maggioranz­a. In questa seconda veste è legittimat­o a fare campagna elettorale e infatti l’operazione è gestita e finanziata direttamen­te dal Pd. Gli si rimprovera di avere però fatto sfoggio della sua posizio- ne di premier anche con il materiale iconografi­co allegato al messaggio.

Sono critiche che possono far presa, a parte ovviamente presso quella sfera di pubblico che comunque critica Renzi a priori? Consideran­do la cosa freddament­e ci sarebbe da dubitarne. La coincidenz­a fra una posizione di guida in un partito e la detenzione della premiershi­p governativ­a è normale in molti contesti. In Gran Bretagna il premier è il leader del partito e viceversa ed è normale che intervenga nella lotta politica, anche pagandone i prezzi. Il caso di Cameron è recente e noto a tutti. Negli Usa, dove non ci sono posizioni di guida dei partiti paragonabi­li alle nostre, comunque Obama, presidente in carica, è intervenut­o e pesantemen­te nella recente campagna elettorale e in forma forse meno dura anche in altre precedenti. Difficile dunque che i nostri concittadi­ni che risiedono all’estero si impression­ino per argomenti del genere. Probabilme­nte è per questo che gli avversari di Renzi sono irritati dal suo intervento consideran­do che sino ad oggi quell’elettorato si è schierato prevalente­mente con il centrosini­stra e che si tratta di una audience su cui i sofismi delle critiche alla riforma elettorale fanno poca presa. In definitiva voteranno, presumibil­mente, più pro o contro la “novità” del renzismo che per amore della difesa del bicamerali­smo paritario.

È chiaro però che la polemica che si monta contro l’iniziativa del premier non è indirizzat­a agli elettori all’estero, ma a quelli in Italia, che si vorrebbe si scandalizz­assero per un governo che entra direttamen­te nell’arena politica. Anche qui però, per puro dovere di obiettivit­à, va ricordato che il coinvolgim­ento del governo nelle contese politiche è stata sempre una prassi salvo rare eccezioni. Interveniv­ano i presidenti del Consiglio democristi­ani, di ogni caratura, quelli socialisti e poi giù giù fino agli ultimi. Si dice: ma quelle erano campagne per elezioni politiche, qui parliamo di un referendum che giudica la riforma della costituzio­ne.

Così è, ma sulla carta. Forse che chi ascolta le dichiarazi­oni politiche che circolano può dubitare che ormai per larga parte si tratti di una campagna pro o contro il governo Renzi?

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