La squadra possibile: Giuliani, Dimon, Palin
La girandola dei candidati ai grandi ministeri di un’amministrazione Trump è dacardio palma. E il primo colpodiscena è arrivato: las quadra di transizione per scegliere il futuro governo è stata affidata formalmente al vicepresidente paladino dei conservatori Mike Pence, esautorando il governatore del New Jersey Chris Christie, un moderato, compromesso però da scandali locali. Ora lavorerà alacremente per recuperare ritardi, con un ruolo centrale della famiglia Trump a cominciare dal genero e braccio destro - più dei figli che dovrebbero “ereditare” il business - Jared Kushner.
Il terremoto incorso è forse frutto di una vittoria inaspettata alle urne, ma soprattutto delle difficili relazioni dell’outsider per eccellenza con il“bacino” di riserva delle nomine, il partito repubblicano, di cui Pence si farà garante. Di sicuro la squadra sta vagliando una lunga lista di potenziali ministri, un mix di novizi ed esperti, che dovrà accorciare rapidamente, a cominiciare dalla delicatissima, per i mercati e l’economia, poltrona del Tesoro: qui si fanno nomi che vanno dall’ amministratore delegato diJP Morgan Jamie Dimon come dell’aggressivo rider Carl Icahn, del deputato texano Jeb Hanserling e del chiacchierato tesoriere della campagna Steve Mnuchin, ex Goldman Sachs. Non è escuso neppure il ripescaggio di eminenze grigie come Robert Zoellick, ex presidente della Banca Mondiale, o Rob Portman, ex rappresentante commerciale e senatore dell’Ohio.
Uno dei primi rebus a essere risolti dovrebbe riguardare il Capo di gabinetto, cruciale per orchestrare la transizione. E la lotta intestina è già esplosa: alla posizione ambiscono Steve Bannon, uomo della Alt Right e chairman esecutivo di Breitbart News Network, diventato presidente della campagna elettorale, e la manager stessa della campagna Kellyanne Conway. Circola inoltre il nome dello stesso Kushner, marito di Ivanka, intravisto durante la visita alla Casa Bianca per l’incontro con Obama a chiacchierare con il chief off staff uscente Denis McDonough. Ma partito e famiglia insistono per Reince Priebus, il capo del partito repubblicano rimasto fedele a Trump che è dato quasi per certo e alla fine dovrebbe spuntarla.
Numerosi dicasteri essenziali hanno altrettante incertezze: la poltrona di Segretario di Stato sarebbe contesa tra Newt Gingrich, ideologo conservatore ed ex Speaker della Camera, che tuttavia non ha esperienza in politica estera. In lizza ci sono più credibilmente il senatore del Tennessee Bob Corker, alla guida della Commissione Esteri del Senato, il suo collega dell’Alabama Jeff Sessions, gran sostenitore di Trump, e l’ex ambasciatore all’Onu John Bolton. Più esperienza può inoltre vantare Rudy Giuliani, ex sindaco di New York ed ex magistrato emarginato dal partito in anni recenti ma fedele della prima ora di Trump, che potrebbe puntare al Ministero della Giustizia, come lo stesso Christie, a sua volta un ex procuratore. Giuliani potrebbe essere anche candidato alla Corte Suprema, dopo la scomparsa del giudice Antonin Scalia. Il generale ultrà Mic ha elFlynn, ex capo dell’intelligence militare, potrebbe essere nel novero dei candidati a Segretario alla Difesa, assieme al senatore Sessions e al deputato Duncan Hunter, oppure quantomeno a Consigliere per la sicurezza nazionale. Forrest Lucas, fondatore della compagnia petrolifera Lucas Oil, potrebbe diventare Segretario al Territorio, se batterà il venture capitalist Robert Grady.
Il vero grande nome sarebbe qui però l’ex governatore dell’Alaska e candidato alla vicepresidenza Sar ah Palin. Per Segretario al Commercio sembrano giocarsela il miliardario Wilbur Ross, l’ex Chief executive dell’azienda siderurgica Nucor Dan DiMicco, critico del libero scambio, eChri stie. Perla Sanità ci sono l’ ex rivale alle primarie Ben Carson,n emico giurato di Obamacare, e il governatore della F lori daRickScott. Per Hom el ad Se curitysar ebbe pronto il duro sceriffo del Wisconsin David Cl ark di“Blue Liv es Matter ”.