All’orizzonte un nuovo decreto banche
Il tira e molla parlamentare per il pacchetto di regole bancarie che ha provato a inserirsi fra legge di bilancio e decreto fiscale si sta chiudendo con un nulla di fatto. Prende corpo una strada alternativa, che passa da un nuovo decreto banche, ma non sembra questione di giorni. Gli interventi in menu sono tre. Il primo riguarda il fondo di risoluzione, che per gestire la vendita delle 4 «good banks» a suo carico potrebbe far crescere il conto da presentare agli istituti di credito, rateizzandolo però in 5 anni. Il secondo intervento è sul canone versato a luglio dalle banche per le Deferred Tax Asset, e riferito al 2015. Nel testo entrato e uscito dalla manovra, la nuova regola avrebbe permesso di compensare i pagamenti di luglio utilizzandoli come acconto per il 2016. Il correttivo non è riuscito a passare come emendamento al dl fiscale facendo le spese di un dibattito acceso sulla terza misura in discussione, che prova ad alzare da 8 a 30 miliardi la soglia dell’attivo sopra la quale le popolari devono trasformarsi in Spa. La mossa interesserebbe prima di tutto la Popolare di Bari, che ha 14,8 miliardi di attivo nell’ultimo bilancio. Di qui l’ipotesi del Dl, che però difficilmente vedrà la luce prima del referendum.