Il Sole 24 Ore

La necessità di raccontare la cultura del fare

- Marco Morino

C’è un naturale collegamen­to tra l'Orientagio­vani di giovedì e il Pmi Day di ieri. Entrambi gli eventi, promossi da Confindust­ria, hanno il medesimo filo conduttore: i giovani e l'impresa. Parlare di alternanza scuola-lavoro e di formazione (Orientagio­vani) oppure aprire i cancelli di una fabbrica per far toccare con mano a un gruppo di studenti la realtà del mondo del lavoro (Pmi Day) sono due facce della stessa medaglia: creare un link concreto tra impresa e mondo della scuola. Partendo dalle piccole e medie imprese (Pmi), che rappresent­ano la spina dorsale dell’economia italiana. L’obiettivo primario di questi eventi è presto detto: mettere l’impresa al centro dell’attenzione e diffondere tra i giovani la conoscenza delle realtà produttive e il loro impegno quotidiano a favore della crescita, tramite un momento di esperienza diretta in azienda. Non è obiettivo da poco in un Paese nel quale la cultura antiindust­riale resta ben salda in ampi settori della società. Avvicinand­o i giovani alle imprese si vuole superare questa cultura antiindust­riale, favorendo le visite ai reparti produttivi per scoprire le tecnologie adottate, per cogliere dal vivo l’esperienza delle persone che contribuis­cono a realizzarl­e. Si tratta di un’occasione per raccontare la storia dell’azienda, l’orgoglio, i valori e la cultura che sottostann­o al lavoro quotidiano delle persone che ne fanno parte. Ed è normale che il Pmi Day si rivolga ai giovani, che rappresent­ano il capitale più prezioso del nostro paese. Per i ragazzi, il Pmi Day è l'occasione di vedere le imprese da una prospettiv­a più ampia, per conoscere cosa fanno in concreto le aziende. A sua volta, il Pmi Day mira a promuovere la cultura imprendito­riale nel Paese. Dobbiamo tenere presente un dato. L’Italia è la seconda potenza manifattur­iera d'Europa, subito dopo la Germania ma davanti alla Francia. Ha saputo difendere questo ruolo di fronte alla crescita dei Paesi emergenti. Mentre la Cina superava gli Usa diventando la prima potenza manifattur­iera mondiale, la classifica dei grandi Paesi industrial­i vede al terzo e al quarto posto Giappone e Germania, seguiti dall'India. La Corea precede di poco l'Italia, che si colloca al settimo posto, a maggiore distanza seguono Francia e Regno Unito. La capacità manifattur­iera di un Paese è un elemento troppo spesso sottovalut­ato. Perché senza una manifattur­a forte ogni speranza di ripresa sarà preclusa.

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