La necessità di raccontare la cultura del fare
C’è un naturale collegamento tra l'Orientagiovani di giovedì e il Pmi Day di ieri. Entrambi gli eventi, promossi da Confindustria, hanno il medesimo filo conduttore: i giovani e l'impresa. Parlare di alternanza scuola-lavoro e di formazione (Orientagiovani) oppure aprire i cancelli di una fabbrica per far toccare con mano a un gruppo di studenti la realtà del mondo del lavoro (Pmi Day) sono due facce della stessa medaglia: creare un link concreto tra impresa e mondo della scuola. Partendo dalle piccole e medie imprese (Pmi), che rappresentano la spina dorsale dell’economia italiana. L’obiettivo primario di questi eventi è presto detto: mettere l’impresa al centro dell’attenzione e diffondere tra i giovani la conoscenza delle realtà produttive e il loro impegno quotidiano a favore della crescita, tramite un momento di esperienza diretta in azienda. Non è obiettivo da poco in un Paese nel quale la cultura antiindustriale resta ben salda in ampi settori della società. Avvicinando i giovani alle imprese si vuole superare questa cultura antiindustriale, favorendo le visite ai reparti produttivi per scoprire le tecnologie adottate, per cogliere dal vivo l’esperienza delle persone che contribuiscono a realizzarle. Si tratta di un’occasione per raccontare la storia dell’azienda, l’orgoglio, i valori e la cultura che sottostanno al lavoro quotidiano delle persone che ne fanno parte. Ed è normale che il Pmi Day si rivolga ai giovani, che rappresentano il capitale più prezioso del nostro paese. Per i ragazzi, il Pmi Day è l'occasione di vedere le imprese da una prospettiva più ampia, per conoscere cosa fanno in concreto le aziende. A sua volta, il Pmi Day mira a promuovere la cultura imprenditoriale nel Paese. Dobbiamo tenere presente un dato. L’Italia è la seconda potenza manifatturiera d'Europa, subito dopo la Germania ma davanti alla Francia. Ha saputo difendere questo ruolo di fronte alla crescita dei Paesi emergenti. Mentre la Cina superava gli Usa diventando la prima potenza manifatturiera mondiale, la classifica dei grandi Paesi industriali vede al terzo e al quarto posto Giappone e Germania, seguiti dall'India. La Corea precede di poco l'Italia, che si colloca al settimo posto, a maggiore distanza seguono Francia e Regno Unito. La capacità manifatturiera di un Paese è un elemento troppo spesso sottovalutato. Perché senza una manifattura forte ogni speranza di ripresa sarà preclusa.