Napoli si candida come polo della moda
CAMPANIA
Fare sistema per rafforzarsi sui mercati esteri e imporsi in Italia come altro polo della Moda. Il mondo del fashion napoletano lancia la sfida con la nuova edizione di Naples Meets The World, la terza, che si è svolta nei giorni scorsi: una tre giorni promossa da Unione degli industriali di Napoli, Sistema Moda Italia, con il sup- porto di Ice nell’ambito del Piano Export Sud, e di Sace.
In prima fila i brand dell’industria locale: Marinella, Carpisa, Harmont & Blain e Kiton, per citare solo i più noti. Ma con il coinvolgimento di molto altro: l’iniziativa anche quest’anno ha fatto numeri interes- santi: 70 le piccole imprese che hanno accolto 80 buyers stranieri provenienti da numerosi Paesi che nei giorni scorsi sono stati immersi nella “napoletanità” visitando musei e apprezzando tipicità locali.
«L’iniziativa si inquadra nel piano Export Sud che Confindustria ha condiviso – dice Licia Mattioli, vicepresidente di Confindustria con delega per l’Internazionalizzazione – Tra il 2014 e il 2015 sono state realizzate 143 iniziative coinvolgendo 3.271 imprese e 5.600 operatori esteri. L’Italia si posiziona sempre più verso alto di gamma: la giusta direzione. Il Sud a sua volta può fare molto in questo settore». E Claudio Marenzi, presidente di Sistema moda Italia (Smi) aggiunge: «Crediamo nel cammino intrapreso – dice – che consiste nel sostenere i grandi marchi e allo stesso tempo anche la base manifatturiera, Due anime del mondo della moda che si supportano a vicenda». La moda pesa sull’economia del Paese. La misura Srm (Intesa sanpaolo) secondo cui nel Mezzogiorno opera il , 22,4% delle imprese del sistema moda italian. La Campania, per numero di aziende, si posiziona al 6° posto in Italia nel tessile (866 imprese), al 4° nell’abbigliamento (4561) ed al 3° in quello delle pelli (2801). Ma con imprese troppo piccole: la dimensione media – segnala Massimo Deandreis, dg di Srm – è di 6 addetti per impresa , contro la media italiana di 7,8».
Le aziende della moda hanno dato buona prova di sè negli anni della crisi: nel periodo 2007-2015, quello della lunga crisi, le esportazioni sono cresciute del 22,1%, con un andamento migliore rispetto al Mezzogiorno (-24.1%) e all’Italia (+13.5%).
L’intento di Naples meets the world è dare valore e risalto a un comparto e a una città dalle grandi potenzialità, già noti nel mondo ma che fanno ancora piccoli numeri. «Noi campani – dice Maurizio Marinella che guida la sezione moda dell’Unione di Napoli – non siamo bravi a valorizzare i nostri marchi, sebbene il brand Napoli sia forte nel mondo».
Ma con quale formula far emergere un sistema produttivo che ha tante anime, evitando di riproporre modelli altrui? «Abbiamo lanciato una sfida _ dice Carlo Palmieri, ad di Pianoforte Holding che controlla i marchi Carpisa e Yamamay – Napoli era fuori dalle piazze italiane della moda. Oggi stiamo creando condizioni per svoltare». Una linea che trova sponda nel Governo. Dice il sottosegretario Ivan Scalfarotto: «Cerchiamo di superare l’individualismo degli italiani. Uno strumento? Il tavolo per la moda che lavora intensamente».
LA STRATEGIA Mattioli: iniziativa nell’ambito del piano Export Sud Marenzi: sosteniamo i grandi marchi e la base manifatturiera